di Federico Di Adamo - euro 13,60 - Midgard
Di fronte ad una raccolta di racconti si configura una delle sfide più importanti della narrativa d’evasione, una sfida tra scrittore e lettore (impari per giunta, dato il numero imprecisato di lettori).
L’autore ha la possibilità di presentare la propria impronta di genere e declinare - con la scelta dei racconti giusti - un significato di orrore (in questo caso) che sia personale, originale e pervasivo allo stesso tempo. La parte più difficile è instaurare quella fiducia con il lettore che consenta di prenderlo per mano e condurlo dove si vuole.
In una raccolta di racconti tutto è reso più difficile dall’altalenarsi inevitabile del ritmo.
Federico Di Adamo non corre questo rischio, i suoi racconti sono immersi in aura di mistero imperante (quasi ingombrante a volte!) e da una carrellata di vittime che trasmettono un “sano” senso di impotenza di fronte alle forze del male (non si scherza con le “Creature dal buio”).
I 12 racconti sono quindi calati in un contesto molto specifico, con confini chiari e poche regole ben delineate e questo fa sì che io ne possa parlare più agevolmente come una narrazione ad ampio respiro per poi soffermarmi su alcuni aspetti specifici.
L’autore ha uno stile asciutto e diretto; molte situazioni sono raccontate con una parsimonia di parole (all'osso!) tale da favorire l’immaginazione con l’unico rischio di perdere il lettore in suggestioni derivate da film piuttosto che dal gioco descrittivo, rischio per altro acuito dall’uso di clichè vistosi che però fungono da trampolino verso il desiderio di soddisfare le curiosità.
Di Adamo crea atmosfere molto dense, invischia in situazioni che però variano la loro portata:
• alcuni racconti (“Un amore affogato nel sangue” e “La biblioteca del male”) meriterebbero un respiro maggiore, più spazio per distendere i gangli pruriginosi di insicurezza e paura (maledetta fretta di concludere).
• altri (“La seduta spiritica”, “Incubo di un'altra dimensione” e “Predatori infernali”) sono mal in arnese, scricchiolano fin da subito su pretesti evanescenti ma malgrado ciò non perdono l’aura di pericolo che ammanta l’intera raccolta.
• altri ancora (“Gli orrori del bosco”, “La nebbia verde”, “Una storia di fantasmi”, “I padroni della morte”, “Il male a passeggio per Londra”) sembrano solo abbozzi di orrori che non sfociano mai, ottime idee che non hanno avuto giusto il tempo di germinare.
• menzione d'onore per il racconto “L'ammonimento”, a mio modo di vedere perfetto nella calibratura e soprattutto nella composizione; un piccolo gioiello tanto magnetico quanto pericoloso
L’unica vera pecca è un uso dei dialoghi non all’altezza delle atmosfere: risultano forzati e non riescono a caratterizzare i personaggi come ci si aspetterebbe. Detto ciò, oltre ai refusi su cui si può intervenire facilmente con un buon editing di testo, mi trovo tra le mani un piccolo libro, nero come la notte e dalla copertina abbastanza disturbante da farmelo tenere ben distante dalla camera da letto... meglio essere previdenti con le creature dal buio.
Voto: 7,5
[Simone Gentile]
Incipit (dal racconto “L’ammonimento”)
In un luogo imprecisato dell’Africa nera, ai piedi di una piccola cascata fra le umide e nere rocce modellate dall’incessante erosione dell’acqua, giaceva il corpo decapitato di un soldato.