Nero

di Daniele Mancini - pagine 184 - euro 14,80 - Editrice Kimerik

La difficoltà maggiore che si incontra nel recensire una raccolta di racconti solitamente è data dalla presenza di elementi positivi in alcuni brani e negativi in altri.
In questo caso il compito non è poi così arduo. "Nero", antologia di Daniele Mancini, edita da Kimerik, non è un ottimo libro. Capiamoci, lo sarebbe stato se l'autore avesse avuto quel minimo di originalità in più, ma così non è stato. Le idee "diverse" ci sono, fin da subito, cosa che dimostra una grande volontà di sperimentazione da parte di chi scrive, oltre alla voglia di coinvolgere il più possibile il lettore (si veda, ad esempio, il racconto "3 minuti" in cui si ha la scelta tra due finali), ma le storie sembrano, come sempre più spesso accade negli autori contemporanei, già viste e già sentite.

È difficile essere sorpresi da un finale, è facile ritrovare tra queste pagine le immagini di un film, di un fumetto, di un altro racconto, di un romanzo, alcune volte al limite della copiatura. È l'idea che mi sono fatta non appena ho iniziato a leggere il secondo racconto "La casa dei ragazzi perduti", che, si nota fin da principio, in cui l'autore ha preso spunto un po' qui un po' lì, legando parti di storie che vagano da anni per l'etere, dando vita a qualcosa che potrebbe essere interessante se solo fosse originale. Ecco, per questo la raccolta di racconti di Daniele Mancini può piacere: può piacere a chi non legge molto, a chi non guarda film e serie TV.
La forma è piuttosto buona, l'italiano è quasi sempre corretto (si possono notare ripetizioni, disattenzioni varie e alcuni strafalcioni lessicali, ma il livello è buono, per un libro di un autore emergente pubblicato da una piccola casa editrice), ma si notano in alcuni momenti delle incongruenze o delle lacune (ne è un esempio l'incipit dell'ultimo racconto "La maledizione", in cui si parla di "Viceslav Vlad", un presunto discendente di "Drakula", che "dal vecchio avo aveva ereditato soltanto il cognome", quando si sa benissimo che Vlad non era il cognome del presunto avo).
In definitiva è un volume in linea di massima leggibile, anche perché breve, e scritto discretamente, ma che lascia l'amaro in bocca a causa dei suoi contenuti, a tratti banali, a tratti troppo prevedibili.
Voto: 5,5
[Federica Gaspari]

Incipit dal racconto "3 minuti"
Un giorno qualunque. Inizia. Sempre uguale. La città pian piano si sveglia. Rumori, odori, silenzi. Tutto uguale. Ma oggi non sarà come ieri, e domani niente sarà come oggi...
Ore 04:56
In piedi, la stanza semi buia; nella penombra Basim è pronto per iniziare la sua giornata. Basim o Bassam, come amava chiamarlo sua madre in Afghanistan, un nome che rappresentava l'esatto contrario di ciò che era diventato.