La scampagnata

di Andrea Campucci - pagine 228 - euro 18,90 - Andrea Sacco Edizioni

Per affrontare questo libro, un noir surreale e grottesco con un piccolo accenno d'horror, armatevi di pazienza, perché dovrete fare i conti con alcuni difetti che poco hanno a che vedere con le colpe e volontà dell'autore.
Il prodotto libro, infatti, a fronte di un prezzo non proprio allettante, anche se in linea con le nuove uscite del botteghino dei best seller più blasonati, può essere criticato in più di qualche aspetto.
I margini ristrettissimi, prima di tutto, che portano a manovre più o meno estreme per riuscire a leggere la parte interna delle pagine. E a peggiorare ciò - la crisi, si sa, la carta costa - c'è la totale mancanza o quasi degli "a capo", fatto che rende il libro una serie di lunghissimi monolitici blocchi di scrittura e che, nel momento dei dialoghi (e sono tanti), può far irritare anche il lettore più bonario e ben disposto.

Aggiungiamoci una copertina non certo figlia dell'innovazione grafica e un l'inutile scelta di appesantire le pagine mettendo in calce nome dell'autore e titolo del libro e la frittata è fatta.
Leggere "La scampagnata" di Andrea Campucci è faticoso, e nel senso proprio di fatica fisica. Una volta superati questi scogli, si può entrare nella vicenda.
Due protagonisti, Gianni e Loris. Due amici, forse non quelli per la pelle, ma che a quanto pare, nel momento del bisogno, riescono a prendere le decisioni più sbagliate.
A cominciare da Gianni, che a due giorni dal suo matrimonio con la sua amata, amatissima Marta, pensa bene di fornicare con una molto gradita Milly, se non che, la poveretta, all'acne del piacere sbatte la tempia contro uno spigolo e ci resta secca. Ecco l'intervento di Loris, che propone all'amico una saggia via di uscita dal problema: smaltire il cadavere!
Comincia qui una odissea picaresca che vedrà lo smarrimento del corpo e della memoria di Loris e una incessante ricerca di quello che diventa quasi un fastidioso pensiero ricorrente, nella testa di Gianni, narratore e pensatore.
È un viaggio pieno di peripezie nella Toscana delle campagne, questo romanzo, che mescola moltissimi luoghi - fin troppo precisi, per un lettore non avvezzo a quello zone - a usanze e qualche piccola toscanità (poche, purtroppo, perché i dialoghi ne avrebbero guadagnato).
Bisogna dunque arrendersi a un altro fatto: non è un libro in cui cercare realismo. Milly sparisce e per due giorni nessuno la cerca? Gianni nei due giorni che precedono il matrimonio non viene a contatto con nessuno, né genitori, né amici ecc.? Uno tutto rotto e senza memoria a breve viene dimesso dall'ospedale senza nemmeno un po' di periodo d'osservazione? Insomma... ci sarebbero decine di incongruenze di questo genere, ma fanno parte del gioco. Il top, che deve guidare il lettore a un certo approccio ironico e scanzonato, lo si ha nella Festa della spada, giunta alla terza, partecipatissima edizione, nonostante alle prime due ci sia stata la morte (o ferimento grave) di alcuni partecipanti, in modo quanto mai rocambolesco.
Così come il finale, soprattutto, va preso per quello che è, badando soprattutto all'ironia e non, come si potrebbe, al realismo (D'altronde, l'incipit stesso è inverosimile, per quanto una botta in uno spigolo durante un orgasmo possa essere violenta). La parola d'ordine è dunque grottesco.
Purtroppo però ve n'è un'altra, meno gradita: didascalia.
Si dice troppo, troppo spesso. Molte descrizioni sono dettagliate anche quando non servirebbe o, magari, il momento non lo richiederebbe, e benché lessico e sintassi siano estremamente vari e curati - assenti del tutto refusi ed errori - si rischia di seppellire la trama in un numero eccessivo di frasi e parole, compresi anche i pensieri di Gianni che troppe volte dichiara le azioni che lui e Loris stanno compiendo e, soprattutto, i suoi pensieri. Diventa quasi immediata l'associazione tra tutte le pagine in eccesso che ne derivano e lo spazio tolto ai margini e agli a capo... forse si sarebbe potuti arrivare a un accordo e offrire un prodotto libro migliore, o se non altro più leggibile.
Sì, perché nella tradizione della surrealità comica, la trama e un minimo di incastro hanno del potenziale che potrebbe essere sfruttato decisamente meglio, soprattutto per quanto riguarda il personaggio di Loris, amico strampalato e ubriacone che parte bene ma che poi finisce per assomigliare troppo al protagonista e al limitarsi a una continua lamentela sulla sua condizione, con pochi guizzi nella seconda parte della vicenda.
C'è del potenziale, quindi, che viene sacrificato dalla gestione troppo severa degli spazi, alla quale va aggiunta anche la mancanza di alcune pagine, nella parte finale, almeno nella copia di libro visionata. L'avvertenza è perciò quella di armarsi di un minimo di pazienza e di avere a cuore il noir che strizza l'occhio al grottesco.
Voto: 5
[Gelostellato]

Incipit
La prima cosa che gli balenò per la testa fu di precipitarsi al telefono. Ma Gianni non era mai stato un tipo perspicace, e alla vista del sangue non seppe far di meglio che inciampare sull'angolo di una mattonella scheggiata. Cadde a peso morto per terra, emettendo un rantolo da animale ferito. Poi incespicò fra i vari indumenti sparsi sul pavimento. Senza neanche sapere come si ritrovò appiccicata sul calzino una giarrettiera spuntata fuori chissà da dove. Ma alla vista di quel curioso oggetto si sentì aggredito. Cacciò un urlo di spavento e distese violentemente il piede come per respingere una minaccia. Il gesto fu tanto incauto da provocargli una fitta di dolore all'altezza della coscia. Provò a rialzarsi con scarsa fortuna, allungando le braccia verso la scrivania e digrignando i denti come un ossesso. Il cellulare era lì, su una mensola stracolma di scartoffie. Vista dal basso, quella posizione gli parve irraggiungibile, e fatta leva sul piede, cercò la spinta incisiva per potersi rialzare. Ma ancora una volta non riuscì i dosare con lucidità le energie, e finì con il provocarsi un rinculo che lo portò a schiacciare tutto il peso sulla gamba. A quel punto il dolore fu insopportabile e, come si suoli dire, Gianni vide le stelle.