Le ore buie

di Vincenzo Barone Lumaga - pagine 137 - euro 9,00 - Milena Edizioni

Non è facile recensire una raccolta di racconti di uno scrittore dell'underground letterario, soprattutto se edita da una casa editrice. Si rischia, sempre, e spesso è così, di essere bugiardi, di non riuscire a essere obiettivi, a peccare, magari, di indulgenza o - come in questo caso, quando si è di fronte a un autore che da anni frequenta il sottobosco letterario horror, di non vedere con occhio chiaro i difetti.
Eppure non tutte le raccolte di racconti di autore esordiente sono uguali. C'è un valore, che le distingue, che si guadagna con l'esperienza, con l'esercizio, con i confronti sui forum con altri scrittori, con i confronti con le proprie letture. È l'onesta.
Poi si potrà non essere originali, si potrà non aver ancora raggiunto uno stile personale. Si cadrà in qualche plot scontato o in qualche "effetto sentinella" di troppo, ma se il racconto è onesto, il lettore non si sentirà ingannato.

"Le ore buie" è la prima raccolta di Vincenzo Barone Lumaga, seconda uscita per i tipi della Milena edizioni, e ricade perfettamente in questa seconda categoria. E per gli affezionati del nostro sito, il nome dell'autore non suonerà nuovo.
17 racconti brevi, horror, divisi in tre parti, con la logica del titolo: Il crepuscolo, L'ora delle streghe, Prima dell'alba. Racconti che spesso sono brevissimi, e spesso sorprendono, ribaltando le credenze del lettore, anche se non sempre il colpo di scena colpisce come dovrebbe. Uno stile che anche se non ha trovato, in tutti i brani, una sua strada, è già lontano dalla frasi fatte e da una voce inesperta, perché il buon "Blackbaron" ha una prosa asciutta, non didascalica, che non spreca parole e sa gestire bene diverse soluzioni, dalla classica terza persona al passato remoto, alla poco utilizzata seconda persona, che per le short story, se ben usata, come in questo caso, è molto efficace.
Nella prima parte spicca il piacere dell'autore nel mescolare fiction a fatti storici, come ne "L'ospite della Miramon" costruito su uno dei tanti misteri del mare, con protagonista una nave italiana, e da segnalare anche il piacere delle ambientazioni nostrane, come in "Brindisi per il morto", con personaggi ben costruiti e una storia accattivante.
Nella seconda parte si cambia anche genere (il quasi poliziesco e cimiteriale "Sid Tibi Terra Laevis"), ma si raggiungono buoni risultati soprattutto con la mescolanza di un'idea nuova mescolata all'incisività del racconto breve, come nel semplice e incisivo "Ciò che resta di me", dove la quotidianità della doccia diventa incubo. E sempre qui emerge un'altra passione dell'autore, la musica, che in "Assoli" è protagonista poeticamente orrifica del racconto e non sarà l'unico momento, essendo spesso tema sia delle storie, sia di riferimenti e citazioni sparse. Meno buono, forse, il racconto lungo "Tsantsas", in quanto prevedibile e con una scrittura che mostra però una cosa: a scrivere si impara.
Nella parte finale, prima dell'alba, soprattutto con "Al largo della costa viola" emerge un'altra caratteristica dell'ambientazione, che da italiana si fa partenopea, ed è un bene, perché sono pennellate di verità che colorano piacevolmente la storia. Si chiude con "Il campo delle cenere", brano più lungo e dal plot più complesso, che si lascia leggere, e con "Stanza 106" che invece è tra quelle short story che mescolando ingredienti classici riesce a strappare un "oh", al lettore, in quanto ben confezionata e gestita.
Chiudiamo con due considerazioni, legate più al prodotto-libro, che al contenuto. "Le ore buie" costa 9 euro, e sono cifre che stanno passando di moda, in un mondo editoriale dove anche le opere prime del primo sconosciuto toccano prezzi vicini al doppio di questo. E per quanto "Le ore buie" resti un'opera prima, con i suoi pregi e difetti, siamo di fronte a un prodotto che è più che discreto a livello di editing, grafica e materiali, ed è un merito in più.
Voto: 7
[Gelostellato]

Incipit
Poco fa sulla mezza notte appunto, si e compiuto per la prima volta quell'anno grande e matematico, di cui gli antichi scrivono tante cose; e questa similmente è la prima volta che i morti parlano. E non solo noi, ma in ogni cimitero, in ogni sepolcro, giù nel fondo del mare, sotto la neve o la rena, a cielo aperto, e in qualunque luogo si trovano, tutti i morti, sulla mezza notte, hanno cantato come noi quella canzoncina che hai sentita.
G. Leopardi, DIALOGO DI FEDERICO RUYSCH E DELLE SUE MUMMIE