Per ironia della morte

di Claudio Vergnani - pagine 356 - euro 15,00 - Nero Press

Prima ancora che i vampiri di Claudio Vergani invadessero l'Italia, o perlomeno si scoprisse la loro esistenza, troviamo il burbero Vergy (personaggio di punta de "Il 18° vampiro" e della relativa trilogia) in soggiorno a Venezia per svolgere una missione molto particolare affidatagli da alcuni loschi individui. Ma quello che sembrava un incarico di routine, per un uomo scafato come lui, si trasforma ben presto in una escalation di morte e sangue tra le calli veneziane. Da cacciatore il buon Vergy diventa preda e viceversa, in un continuo scambio di ruoli tra vittima e carnefice.
Sono davvero pochi quei personaggi letterari che riescono a rendersi memorabili tanto da diventare oggetti di culto e acquisire in breve tempo schiere di fan disposti a tutto pur di rivedere il loro beniamo all'opera. Quindi Vergy è come Batman o Spiderman? Non proprio.

Comparso inizialmente come gregario ne "Il 18° vampiro", Vergy è diventato quasi subito un personaggio di punta dalle mille sfaccettature e di difficile interpretazione. Sboccato, opportunista, cinico, volgare, brutale sono solo alcuni dei suoi lati peggiori ma a questi si aggiungono anche molte qualità quali la schiettezza, la sincerità e il coraggio. E forse sono proprio queste sue caratteristiche così contrastanti che lo hanno reso molto amato dai lettori. La gente adora Vergy non perchè sia simpatico (certo, le sue uscite fanno sbellicare dalle risate ma lui rimane pur sempre un vero autentico bastardo) ma perchè è schifosamente umano, perchè nel bene e nel male sa stare al mondo, sa sopravvivvere. E' la stessa ragione per cui personaggi come Drugo de "Il grande Lebowski" sono idolatrati: la gente vorrebbe possedere la loro leggerezza di vivere.
Vergy è un antieroe, è un cavaliere "con macchia", è il caos, è una mina vagante che i cattivi devono temere come la peste ma che pure i buoni devono mangeggiare con cura.
La trilogia vampirica di Vergnani è superlativa e memorabile ma sarebbe stata la stessa senza Vergy? Difficile rispondere, più facile invece affermare che un libro di approfondimento su di lui ci stava e ci voleva. Anche perchè può essere letto (e apprezzato) pure da chi non conosce l'universo di Vergnani.
Fan a parte consiglio "Per ironia della morte" a tutti coloro che amano la narrativa pulp, i noir truculenti, la Venezia alternativa (quella inospitale, decrepita e che sa di muffa), la violenza e ultima ma non meno importante la buona scrittura.
E se questo non vi basta leggetevi l'intervista che Vergy ci ha concesso qualche tempo fa.
Voto: 8
[Alessandro Balestra]

Incipit
Vergy s'immobilizzò, concentrandosi sulla sensazione di pericolo. Si guardò intorno, mentre nella tasca la mano era stretta intorno all'impugnatura del rasoio. Ma, per quanto scrutasse nel buio, non vide nulla che potesse rappresentare una minaccia. Respirò a fondo per calmarsi. Riprese a camminare. Giunto alla fine del transetto, si fermò. Qualcosa aveva attirato la sua attenzione. Un piccolo riflettore, unica luce nell'oscurità che avvolgeva l'altare, illuminava una lunga teca di cristallo contenente delle reliquie.