Ossessioni

di Andrea Marzola - pagine 73 - euro 12,00- Prospettiva Editrice

“Quando la tua mente diventa il palcoscenico ideale per il teatro dell’assurdo, quando lunghi e appuntiti aghi si conficcano nel tuo già martoriato e sanguinante cervello e fuori tutti quanti non la piantano con la pentola della polenta, ciò significa che la tua anima è posseduta dal demone dell’ossessione. Fissazione, assillo, tormento, angoscia, ansia, incubo, mania, paranoia, psicosi, ossessione, ossessione. Quindici racconti” (dalla quarta di copertina).
Il titolo di questo libro è perfetto: non avrei saputo pensarne uno migliore. Una serie di racconti (il più lungo è il primo, gli altri sono brevissimi e scorrono via in un attimo) che ti scuotono e ti fanno sentire “sporca”.

Non c’è nulla di terrificante in queste storie, la narrazione si concentra sulle psicosi quotidiane che possiamo avere tutti, e che a volte non affrontiamo e non ammettiamo neppure a noi stessi. La lettura si porta a termine in un pomeriggio, ma non è sempre all’altezza della situazione anche se lo stile è scorrevole. Alla fine del libro ci sono dei racconti carini, all’inizio alcuni secondo me non sono perfettamente riusciti. Qual è il mio giudizio definitivo e globale? Un’operazione riuscita per metà, per certi aspetti apprezzabile. Ci sono dei refusi, ci sono cose che andrebbero riviste, la copertina non mi fa impazzire e il volume costa abbastanza per essere un libro di appena 73 pagine, però è una raccolta da non bocciare. Tra tutti i racconti, il mio preferito è: “Sincerità”.
Voto: 6
[Alessandra M. Pagliari]

Incipit
Pareva che ce ne fossero ovunque, appoggiati a ogni angolo di ogni strada, inchiodati a ogni albero di ogni viale, appesi a ogni lampione di ogni piazza. Erano infantili, rifiniti male, brutti. Si vedeva chiaramente che erano fatti a mano. Le lettere visibilmente storte formavano parole scontate, che a loro volta davano alla luce messaggi stupidi e tutti assurdamente uguali. Il tutto era immancabilmente decorato con un’immagine o figura disegnata, o meglio deformata, in modo orribile.