Il villaggio nero

di Stefan Grabinski - pagine 300 - euro 21,90 - Edizioni Hypnos

Finalmente un volume su Stefan Grabinski approda in Italia grazie agli sforzi della Hypnos. Sin ora avevo potuto leggere lo scrittore polacco solo in inglese, ed è un piacere poter rileggere alcuni dei suoi racconti nella nostra lingua. Il libro si presenta in perfetto stile Hypnos, seguendo lo stile dei suoi predecessori, ed è arricchito da un contributo di China Mieville: un articolo apparso nel 2003 sul britannico The Guardian, in cui Mieville presenta un’analisi critica dell’autore.
Un plauso va alla traduzione di Andrea Bonazzi (che ha curato anche la nota bio-bibliografica), che è riuscito a riprodurre il lirismo e le atmosfere dello scrittore polacco.

Un autore soffuso, metafisico, che segue una via personale lungo le correnti del fantastico, mischiando l’irreale con i simboli del progresso scientifico e tecnologico dell’epoca, scegliendo di percorrere una personale via lungo la strada dell’orrore psicologico e metafisico.
Simbolo della sua poetica diventano i treni, la velocità, il movimento, e l’opposizione di chi è capace di guardare oltre le soglie del reale a un mondo quotidiano troppo piatto e incolore. Ma non sono solo i treni a percorrere le fantasie dello scrittore, ma un insieme di temi e suggestioni che hanno comunque un comune denominatore: le presenze sfuggenti e oscure che solo sfiorano il reale. Abbiamo così una serie di temi e figure suggestive: orologiai, presenze immateriali, ossessioni per spazi e distanze o per il concetto stesso di tempo, forze elementari, amanti sinistre e locatari che infestano con la propria energia stanze, dopo essersene andati da tempo.
Se si può fare un appunto a questo libro è nella disposizione dei testi: racconti simili o che comunque trattano lo stesso tema (i treni, femme fatale, etc.) sono stati posti di seguito uno all’altro, facendo perdere un po’ di forza espressiva al racconto posto per secondo, una disposizione diversa avrebbe dato maggior risalto a ogni singola opera. Ma è comunque un’inezia che non intacca il valore della scrittura di Grabisnki né il piacere della lettura.
Libro fondamentale per ogni appassionato di fantastico.
Nota: per un disguido tecnico nel libro non sono state inserite le note, preziose per comprendere i numerosi riferimenti presenti nei racconti. Le potete trovare in questo sito.
Voto: 8
[Ian Delacroix]

Incipit
Sulla tratta da Parigi a Madrid l’espresso “Continentale” accelerava spingendo sui pistoni a tutta forza. L’ora era già tarda, nel cuore della notte il tempo era piovoso. A rovesci, la pioggia battente sferzava i finestrini illuminati in trasparenza, schizzando gocce sul vetro come grani di rosario. Fradice per l’acquazzone, le carrozze bagnate luccicavano al modo di armature sotto i lampioni che ne costeggiavano il percorso, riversando fiotti d’acqua via dalle modanature. Un sordo lamento dai loro neri corpi si diffondeva nello spazio, un confuso chiacchiericcio di ruote, spinte di respingenti, rotaie impietosamente calpestate. Frenetica nella sua corsa, la fila dei vagoni risvegliava echi assopiti nella silenziosità notturna, stanando morte voci dai boschi, ravvivando stagni addormentati. Si sollevavano certe pesanti ciglia sonnolenti, certi occhi grandi si aprivano terrificanti, così restando attoniti nell’attimo dello spavento. E il treno, in una tempesta di vento, proseguiva, fra una danza di autunnali foglie, trascinandosi appresso un allungato vortice d’aria sconvolta, mentre fumo e fuliggine gli si aggrappavano dietro pigramente.