La porta sbagliata

di Fabrizio Valenza - pagine 138 - euro 12,00 - GDS

Quando Enrico Malera, guardiano notturno, riceve la richiesta dell’amico Gianfranco di tenergli la ricca villa alle porte di Verulengo, in qualità di favore personale, non immagina certo cosa troverà una volta superata la soglia. Innanzitutto, c'è quella porta d'ingresso, che non lo convince affatto. Una porta elegante, in quello stile fiorentino laccato di bianco, ma con due finestrelle che le danno un aspetto allucinato, che lui subito definisce “catatonico”. Secondo: il cucciolone Black, un enorme e spaventoso cane leonberger, di cui prima l’amico non gli aveva mai fatto cenno, spunta ad allietargli il soggiorno con la sua presenza inquietante. La villa di Gianfranco è grande, lussuosa e ha tutti i comfort di un nababbo, no? E allora dove sta il problema? Una settimana passerà in fretta.

Ma fin dalla prima notte Black inizia a guaire spaventato, e dentro la casa Enrico non è capace di allontanare la sensazione tremendamente sinistra e negativa che gli suscita la cantina. Ed è proprio laggiù che Enrico deve recarsi per prendere il cibo di Black.
Poco alla volta, come una lenta discesa all'inferno, la casa inizia a mutare, e con lei il paese in cui si trova (dalla quarta di copertina).
Questo libro si apre con una descrizione, al limite del pedante, dell’ambiente che circonda il protagonista, narratore della vicenda che ci viene proposta. La minuzia dei dettagli con cui ogni infisso, ogni filo d’erba, ogni suppellettile è accuratamente riportato, fa perdere molto la concentrazione al lettore, sballottandolo più in una planimetria che in un romanzo.
La pecca più grande, a mio avviso, sta nel fatto che questa esposizione prosegue per oltre sei capitoli, diventando a un certo punto soffocante. L’azione è continuamente rimandata a favore di un tempo narrativo sospeso che rimane incerto su quello che l’autore ci vuole raccontare. La ripetitività dello schema psicologico del protagonista, lo fa diventare piatto agli occhi di chi legge e cerca di immedesimarsi in lui. Le “intenzioni” e i segreti della casa appaiono subito chiari, non si riesce a farsi pervadere da un vero senso d’angoscia per via del ritmo lento e zoppicante e del refrain ossessivo dato dallo stile particolareggiato.
Alcuni passaggi più interessanti e congeniati in modo più scattante fanno riprendere, qua e là, la monotonia della trama.
Ultima annotazione, per la serie anche l’occhio vuole la sua parte, la grafica della copertina risulta deludente e poco curata, lasciata quasi al caso.
Voto: 5
[Eleonora Della Gatta]

Incipit
Va bene, non avevo chissà quali aspirazioni. Ero un guardiano consapevole di questo, e forse bastava a farmi dire sempre di sì da una mente un poco più furba della mia, ma non trovai nessuna particolare motivazioni per oppormi alla richiesta di Gianfranco di tenergli la casa per una settimana.