di Mario Corte - pagine 192 - euro 15,00 - Il Ciliegio
Sette racconti in cui la Morte, la Vecchia Signora, fa la sua mossa, aspetta e perde. Per una volta concede la vittoria. Forse, in disparte, osserva e sorride. Mario Corte ha tagliato col bisturi sette momenti da altrettante vite diverse e in parte collegate, dove si sente la voce dell'uomo che cammina con attenzione cercando prudentemente le indicazioni per il proprio percorso. Una scrittura colta, un narratore sapiente e generoso, che sa guidare il lettore fermandosi laddove sente che il compito di aprire un'ulteriore porta spetta all'altro. Sono storie giocate al limite tra la realtà e quello spazio altrettanto reale che potremmo chiamare universo parallelo, fatto delle cose che non vediamo e di cui ignoriamo l'esistenza.
La complessità del rapporto tra
padre e figlio, un intrico di invidie e rancori nel campo da calcio
della periferia romana, un viaggio in macchina che porta il protagonista
a incontrare suo padre ragazzo e se stesso bambino, una mosca che sfugge
alla prigionia. Parti, frazioni, istanti. Indicazioni per la riflessione
destinate a chi è abbastanza curioso da voler guardare oltre il
paesaggio circostante.
Ho scoperto questo libro per caso, l’ho aperto alla prima pagina
iniziando incuriosita la lettura e tanto mi è bastato per rimanerne
affascinata. Sarebbe un peccato classificarlo in un genere preciso, ne
andrebbero inevitabilmente perse le mille sfumature di significato che
il bravissimo Mario Corte ha saputo dare a ogni parola. C’è tutto dentro
a questi sette racconti: giallo, mistero, vita quotidiana, horror,
suspense. C’è un mondo variegato e complesso che aspetta solo di essere
sfogliato, pagina dopo pagina. Ci sono personaggi, nascosti tra un
capitolo e l’altro, che attendono pazienti di entrare nei nostri cuori e
coinvolgerci con le loro storie complesse, articolate e inimitabili.
L’autore, dotato d’ironia e grande capacità descrittiva, è stato molto
abile nel costruire un impianto narrativo in cui momenti di vita
quotidiana entrano in collisione con stralci di realtà imperscrutabili e
inquietanti. Non faticheremo ad affezionarci o immedesimarci nei vari
protagonisti ognuno dei quali delineato a tutto tondo; due racconti, in
particolare, che lasciano il segno: “Angelo” ed “Expositio ad bestias”.
Una chicca da non lasciarsi sfuggire.
Voto: 8
[Eleonora Della Gatta]
Incipit
Un insetto volante entra da una portafinestra aperta. Dopo un
volo di qualche decina di centimetri si posa sul vetro, chiuso, di una
finestra vicina. Da quel vetro entra una gran luce, ma non c’è uscita.
L’insetto volante, percependo quella luce, insiste a percorrere il vetro
in tutte le direzioni per raggiungerla, ma non ci riesce. La via
d’uscita è vicina: è la portafinestra, che è aperta. Ma il vetro della
finestra chiusa è molto più grande. Ricorda lo spazio aperto. L’insetto
volante è convinto che, se lo percorrerà tutto, prima o poi raggiungerà
la luce. Estenuato da quella ricerca inutile, si ferma. Si riposa.
Sembra sospettare qualcosa. Poi ricomincia a percorrere il grosso vetro
in cerca della luce. Se c’è luce, c’è aria aperta, pensa. Tenta persino
di scavare il vetro. Prima credeva che fosse fatto d’aria, ora sa che è
un’aria più dura di quella che lui conosce. È di nuovo estenuato.
Comincia ad adattarsi all’idea della morte. Nel suo mondo è successo
qualcosa di imprevisto e di fatale, voluto da un dio capriccioso che si
diverte a strappare alla natura i suoi figli e a sequestrarli in un
incubo dove la luce non è più raggiungibile, per quanti sforzi si
facciano. L’insetto volante accetta il suo destino.