di Francesco Scardone - pagine 192 - euro 13,50 - Ciesse Edizioni
Un transessuale sadico e traviato è sbarcato nelle librerie con la nuova
proposta editoriale di Francesco Scardone, che ricordo con piacere per i
pregressi di ‘Necrophilia’ (MjM editore). Per i visitatori dell’angusto
appartamento del protagonista non esiste scampo alla frustrazione
fattasi diaframma e celata nelle viscere di un rapporto sessuale con
esiti autodistruttivi.
La trama vuole essere dura e cruda e si serve di una prosa più
scorrevole rispetto alla precedente prova letteraria. Anime tagliate è
una riflessione sulla diversità che si trasforma in una visione
dell’esistenza dal clima cinico e sfiduciato, in grado di spogliarla
d’ogni valore.
In un certo senso, molto soggettivo, il trans mi ricorda
il principe Nikolaj emerso da ‘I Demoni’ di Dostojevskij. E non è un caso
che questo autore sia un eroe per il palestrato con le mammelle che di
giorno si guadagna da vivere in un comunissimo supermercato,
condividendo brandelli di quotidiano con l’amica di sempre, Luisella.
Lei non è migliore, cerca di stare a galla in un equilibrio precario
fatto di asocialità e spionaggio della vita altrui. Ma chi è perfetto in
fondo a questa storia? Tutti i personaggi che si incontrano, ben
costruiti, va detto, hanno un germe di follia in corpo. Ombre ovunque in
queste vite, una però appartiene alla narrazione che credo pecchi di
verosimiglianza. Così scorrono tra le pagine descrizioni di eventi
improbabili come lame di vetro in un intestino che non si buca portando
alla morte, braccia che possono entrare in un ano, ecc... Le vicende sono
inoltre narrate con una doppia scansione temporale, attraverso un
vortice di flash back che potrà disorientare qualcuno, anche se non lo
definirei un difetto.
Qualche sprazzo di comicità arriva invece quando uno degli ospiti si
presenta descrivendosi per essere uno scrittore, col nome dell’autore e
un fare appena più stravagante del suo pericoloso, supponente e snobista
interlocutore. Ma è solo un istante, dopodiché si torna al deprimente
grido di dolore solitario di chi cerca ma non trova via d’uscita.
Voto: 7,5
[Gianluca Giannattasio]
Incipit
Ho il buco del culo talmente largo, che riesco a infilarci tutta la
mano. Se me lo olio per bene, riesco a ficcarci dentro mezzo braccio.
Non fa tanto male quanto sembra. Una volta che ci fai l’abitudine,
diventa quasi piacevole. Aspetterò il prossimo distinto padre di
famiglia/connetto psicopatico/ventenne in cerca di nuove esperienze e
gli farò provare il più bel sesso anale che i suoi testicoli gonfi
potrebbero mai immaginare.