Il purificatore

di Maurizio Blini - pagine 271 - euro 18,00 - A & B Edizioni

Luci e ombre, in questo giallo-noir italiano di Maurizio Blini, edito per i tipi della A&B, che ha come protagonista Maurizio Vivaldi, investigatore privato, ex-poliziotto, già protagonista del precedente romanzo – L’uomo delle lucertole – dell’autore torinese.
A un intrigante inizio, che vede la confessione dell’anziano possibile killer sul letto di morte, si contrappone subito la figura di Mauri, investigatore di provincia, che forse richiama qualche cliché di troppo, quando lo scopriamo single, un po’ donnaiolo, dedito alle sigarette e all’alcol.

Dalla confessione del presunto assassino si passa ben presto all’indagine, in cui Maurizio coinvolge Alessandro, capo della polizia e, soprattutto, amico vero del protagonista. Saranno loro due, aiutati dai colleghi dei rispettivi ambienti (l’eterogeneità del comando di polizia, da un lato, il collega esperto di tecnologia, dall’altro) a cominciare a far luce su una vicenda che potrebbe essere un clamoroso falso, ma che, invece, si rivelerà fondata.
Apprezzabile, quindi, la scelta di un giallo ambientato a Torino, che cerca di tenere conto delle logiche italiane nello svolgimento delle indagini e nella vita dei personaggi. Scelta che però presta il fianco a qualche critica nel momento in cui si vede un comando intero di polizia di una grande città come Torino dedicarsi pienamente alla caccia di killer ipotetico, sulla base di quella che, fino a un certo punto, resta una frase delirante di un vecchietto morente. Lo stesso per l’idea che “il purificatore” abbia operato per anni senza un minimo intoppo, arrivando addirittura in doppia cifra. Ipotesi difficili, quindi, ma possibili, che una volta superate portano alla soluzione di un giallo atipico, in cui il colpevole è già morto, ma resta da dimostrare se vi sia stato o meno il crimine.
Se da un lato, quindi, nella parte finale del romanzo vi sono scelte non convenzionali, che sorprendono ed evitano di percorrere direzioni banali, dall’altro vi sono però alcune note che – soprattutto nella parte centrale – rallentano la lettura. L’utilizzo massivo dei punti di sospensione nei dialoghi, il dettaglio di alcune descrizioni nelle azioni del protagonista e le molteplici sue riflessioni, potrebbero portare qualche lettore “fuori dalla storia”, e a fargli venire la tentazione di saltare le righe per ritornarci in fretta, quando non sia interessato alle elucubrazioni di Vivaldi.
Qualche perplessità, infine, sull’alternanza tra prima e terza persona iniziale, che diventa ben presto solo prima persona, dell’investigatore quindi, che però, in qualche occasione, ci racconta anche dialoghi e fatti avvenuti lontano dalla sua presenza.
Luci e ombre, quindi, in un romanzo che comunque può piacere agli amanti dei gialli in cui l’investigatore privato non è il “solito” americano tutto d’un pezzo, bensì un ex-poliziotto torinese che campa scoprendo tradimenti e fughe di adolescenti da casa e cercando di mettere la testa a posto, quando ormai è forse troppo tardi, passa dalle paranoie per la paura di invecchiare alla gestione dell’amicizia, come sentimento forte e importante.
Voto: 6
[Gelostellato]

Incipit
Don Mario si guardò attorno ancora per qualche attimo, sperduto.
Il freddo era intenso e per le strade non c'era anima viva. Dopo un lungo respiro bussò con tocco deciso.
La porta si aprì subito. Lo stavano aspettando.
Nessuno gli chiese nulla. Fu invitato a entrare con estrema cortesia e indirizzato al piano superiore.
Alcune anziane donne in velo pregavano nel salone, mentre un paio di uomini ben vestiti fumavano seduti sulle poltroncine dell'ingresso.
Salendo la scala il don osservò i quadri.
Erano strani. Belli ma strani. Inquietanti.
Rappresentazioni d'orrori. Spaventosi mostri e animali deformi. Volti umani che urlavano il loro dolore.
Sentì un brivido attraversargli la schiena.