di Barbara Baraldi - pagine 319 - euro 16,00 - Mondadori
Scarlett ha sedici anni e si è appena trasferita a Siena, lasciandosi alle spalle l’estate, la sua migliore amica e un amore che stava per sbocciare... Nella nuova scuola conosce Umberto, che le fa subito la corte, ma Scarlett ha capito che la sua compagna di banco, Caterina, è segretamente innamorata di lui. Cosa scegliere: l’amore o l’amicizia? La risposta arriva al concerto della scuola, quando sul palco sale un ragazzo con gli occhi chiari come il ghiaccio che la cercano in mezzo alla folla. Mikael, il bassista dei Dead Stones, sembra allo stesso tempo attratto e respinto da lei, e Scarlett non può evitare di tuffarsi in quegli occhi magnetici. Ma Mikael è troppo bello e troppo strano per essere vero: solo Umberto sembra conoscere il suo segreto, ma non riesce a mettere in guardia Scarlett... Poi un omicidio inspiegabile, e Scarlett viene aggredita da una spaventosa ombra dagli occhi di fuoco. Chi è veramente Mikael? Il suo angelo salvatore o il demone che la tormenta?
Sarò sincero, ho ordinato “Scarlett” a scatola chiusa, senza nemmeno
sapere di che parlasse, dopo aver letto l'ottimo “Lullaby, la ninna
nanna della morte”.
È una cosa che faccio spesso con autori che mi hanno particolarmente
colpito e impressionato con una loro opera. A volte vado sbattere a 365
km all'ora contro un muro di vaccate (citare King con “The cell” sarebbe
troppo facile ma rende bene l'idea), altre volte invece gongolo beandomi
della mia lungimiranza.
L'approccio con “Scarlett” non è stato certo dei migliori. Una ragazzina
che si trasferisce in una nuova città e scuola? Gulp. Si innamora del
bello e dannato della scuola? Doppio gulp. Questo ragazzo pare non sia
neanche umano? Stragulp.
Gli echi della Meyer mi trapanano il cervello mentre una squadra di nani
minatori mi prende a picconate sui genitali.
Comunque ho letto il libro. Gongolo? Direi di sì.
Partiamo dal presupposto che “Scarlett” è un romanzo prevalentemente per
ragazzi. Ma è scritto bene, benissimo. La storia segue uno schema
abbastanza classico nel suo svolgimento, ciò che rende il tutto godibile
è la scrittura della Baraldi: dovessi scegliere un aggettivo, direi che
è delicata.
Pur non distinguendosi per originalità del plot, infatti, ogni parola è
pesata, ogni frase è un intarsio.
Pensate di trovarvi a parlare con una ragazza, non particolarmente
carina, ma brillante caratterialmente: non potrete fare a meno di esser
comunque ammaliati.
Un ulteriore punto di forza sono i personaggi, altro carattere
distintivo di Barbara. La loro descrizione è accurata, la psicologia ben
delineata, sono personaggi veri, reali, hanno un physique du role (se mi
è concesso manipolare/violentare questa definizione) praticamente
perfetto.
In generale, insomma, posso dire di esser rimasto soddisfatto dalla
lettura, ma certo è che mi piacerebbe vedere la Baraldi alle prese con
storie diverse.
In “Scarlett” la tensione e la violenza escono fuori solo a tratti,
nitide e d'effetto, la sensazione che ho è che “Scarlett” sia sì un
discreto libro ma che le potenzialità di Barbara esplodano veramente con
idee e nuclei a tinte più cupe e perturbanti.
Voto: 6,5
[Gabriele Lattanzio]
Incipit
Pioggia scrosciante. La notte mi avvolge nel suo mantello di
velluto nero. Il cappuccio della felpa alzato, sono un randagio
inzuppato d'acqua e di lacrime. Dubbi, paure; non so più a cosa credere,
a chi credere. Tremo, non solo per il freddo. Le emozioni si
scaricano come scosse, come i lampi che tagliano il cielo. Il parco
sembra uscito da un incubo. Le forme spettrali degli alberi, il buio che
inghiotte i contorni dell'edificio. Rimango qualche istante immobile.