Topi

di Gordon Reece - pagine 320 - euro 16,00 - Giunti

Dalla quarta di copertina: «Shelley, cara», disse. «Non avere paura. Vuole solo dei soldi. Se facciamo come dice, se ne andrà e ci lascerà in pace». Non lo credevo e capii dalle mani tremanti e dalla voce strozzata che non ci credeva nemmeno lei. Quando un gatto entra nella tana di un topo, non se ne va senza avergli fatto del male. Sapevo come sarebbe andata a finire.
Mamma e figlia (Shelley, voce narrante in prima persona), due volti di una stessa medaglia.
Due caratteri remissivi, rinunciatari, passivi. Subiscono sempre e subiscono da tutti. Dal padre e marito che le abbandona per la solita ventenne procace, dal datore di lavoro con le mani lunghe, dalle compagne di classe che sfogano su Shelley tutta la prorompente rabbia adolescenziale, vere e proprie bulle dei tempi moderni pronte a vessare quella che una volta consideravano loro amica.

Angherie, insulti, violenze psicologiche che si spingono fino a un gesto estremo, un gravissimo incidente che costringerà mamma e figlia a cambiare casa, quasi in fuga da un mondo che non sono in grado di affrontare.
Da bravi topi scappano, si nascondono, schivano i confronti. Ma scappare servirà a ben poco quando proprio ciò che rifuggono con tanta ostinazione le verrà a trovare nell’irreale tranquillità dell’isolata villa di campagna.
E il bivio sarà chiaro, fuggire o combattere, vivere o morire. Da questa dicotomia esistenziale si dipaneranno strade che andranno a raggiungere mete impreviste in un susseguirsi di tensione e introspezione psicologica che porteranno a sfogliare le pagine con avidità.
Pagine in cui il lettore stenterà a immedesimarsi completamente nei suoi protagonisti, perché Topi è un libro che fa riflettere senz’altro ma che fa anche rabbia. E parecchia. Rabbia nei confronti di due donne che non sanno prendere in mano le loro vite, rabbia verso il loro continuo sbagliare, rabbia verso la cieca violenza del gruppo, rabbia verso le prepotenze di una società sempre più frenetica.
Madre e figlia riscatteranno le loro misere esistenze e ci condurranno verso un finale imprevisto, un finale che suggerisce che, forse, la storia di Shelley ed Elizabeth non si è del tutto conclusa.
Voto: 8
[Eleonora Della Gatta]

Incipit
Io e la mamma abitavamo in una villetta a mezz’ora circa dalla città. Non era stato facile trovare una casa che rispondesse alle nostre esigenze: in campagna, senza vicini, tre stanze da letto, giardino davanti e dietro; una casa che fosse vecchia (doveva avere stile) ma al tempo stesso dotata di tutti i confort – un moderno impianto di riscaldamento era fondamentale, dato che entrambe non sopportavamo il freddo. Doveva essere silenziosa. Doveva essere tranquilla. Eravamo topi, dopotutto. Non cercavamo una casa. Cercavamo un posto in cui nasconderci.