Racconti al buio

di Danilo Lenzo - pagine 92 - euro 12,00 - Sensoinverso Edizioni

C’è un uomo in una stanza bianca, da solo con i suoi demoni.
C’è una donna bellissima che aspetta, in un lussuoso appartamento del centro di Milano.
C’è una creatura maledetta che conosce tutti i segreti e le depravazioni più inconfessabili nella Siracusa degli anni ’80.
Vi è una piccola panetteria vicino al porto di Catania nella quale fareste bene a non entrare nelle prime ore del mattino.
E vi sono tante altre storie oscure...
Un’antologia divisa in capitoli? Mah, questa me la devono spiegare...

Qualcuno, leggendo questo libro, potrebbe forse trovare il mio voto un po’ troppo generoso; ciò perché l’antologia è piuttosto discontinua, i capitol... ehm... racconti, sono alquanto diseguali nella qualità, si passa dalla quasi perfezione di Settembre, Etrom ed Eroma, L’uomo farina, ad altri decisamente meno rifiniti. Anche l’editing non sempre è accurato, in un racconto (Marianna) per esempio vi è confusione tra i nomi dei personaggi femminili. Alcuni racconti sembrano forse dilungarsi troppo su una singola e semplice idea, altri condensano tanti eventi in quelle che alla fine sembrano troppe poche pagine. Cosa, allora, fa tendere il mio giudizio verso il pollice in su?
Il pregio di Danilo Lenzo è che si fa leggere. Vuoi per una certa capacità di rimescolare un po’ le carte in tavola dei vari generi, vuoi per il suo saper rendere partecipe il lettore delle vicissitudini dei personaggi. Il motivo di fondo comune delle storie non è tanto l’elemento fantastico, non sempre presente, quanto l’esplorazione dei lati oscuri dell’animo umano. In tal senso, tutti i singoli racconti hanno una loro efficacia. Poi va da sé che molti sono imperfetti, ma ti restano dentro, in qualche modo.
Voto: 7
[Vincenzo Barone Lumaga]

Incipit (dal racconto "La stanza bianca")
Ho caldo. Il sudore mi cola dalla fronte e scende giù disegnando linee irregolari sul viso. I capelli sono bagnati. Sembro un pulcino fradicio. Il caldo è come un mostro che rende irrespirabile lo spazio attorno con alitate lunghe, roventi e appiccicose. Lo sento sulla pelle, alle mie spalle. Non mi lascia un attimo e ride di me, ogni volta che cerco un po’ di ristoro in qualche angolo di questa stanza bianca e imbottita, una stanza vuota dove trascorro giornate anonime (…)