di James Herbert - pagine 222 - Urania
Romanzo scritto nel 1978 dal prolifico autore inglese James Herbert - conosciuto per thriller dalle atmosfere orrorifiche (“Nebbia”, “Il
Superstite”) - e pubblicato in Italia nel 1980 sulle pagine della
collana Urania (n. 862).
Nonostante sia stato inserito nella collana sci-fi della Mondadori, il
romanzo non può dirsi fantascientifico, difatti siamo alle prese con una
spy story strutturata come giallo e impreziosita con venature horror (si
parla di magia, di resurrezione dei cadaveri con un certo gusto per il
macabro).
Protagonista del libro è un detective privato, con trascorsi nei servizi
segreti israeliani, impegnato nel gettare luce sulla scomparsa di un
agente segreto del Mossad e sui misteri che gravitano attorno alla
figura di un fabbricante di armi da guerra.
Il detective resterà così coinvolto in una serie di omicidi che vedono
come mandanti i membri di un’organizzazione segreta, retta da personaggi
influenti, avente come finalità la ricostituzione del reich nazista. Ma
i fatti non si limitano a questo, perché tale organizzazione, votata
alla magia nera e alla filosofia della razza superiore, è in possesso
dell’antica lancia che trafisse il costato di Gesù e questa avrebbe
permesso al cadavere di Himmler di risorgere attingendo l’energia vitale
dai corpi di uomini rapiti.
Come si evince dalla breve sinossi, si tratta di una storia con una
scheletratura forte (per intenderci, l’autore non scrive di getto ma
segue uno schema ben chiaro) che anticipa di qualche decennio i romanzi
di Dan Brown. Interessanti alcuni personaggi con l’introduzione,
persino, di un transessuale.
Ciò che è però chiaro fin dai primi capitoli, e costituisce limite del
libro, è che Herbert punta a vendere il maggior numero di copie e lo fa
sacrificando lo stile. Ne deriva un testo essenziale e poco virtuoso
che, tuttavia, non riesce a evitare qualche battuta a vuoto. Herbert,
infatti, propone alcuni capitoli in cui eccede con le descrizioni degli
scontri fisici che coinvolgono i vari personaggi (capitoli dilatati in
pagine su pagine di descrizioni). Non manca qualche colpo a sorpresa,
ma, alla “fine della fiera”, tutto si sviluppa come sarebbe stato lecito
attendersi.
Ne deriva un romanzo di mero intrattenimento che segue una via ben
tracciata, ma lo fa senza cuore. Sufficiente.
Voto: 6
[Matteo Mancini]
Incipit
23 maggio 1945. Il sergente maggiore Edwin Austin si scoprì
quasi a sorridere di compassione guardando la patetica figura
rannicchiata sulla branda, vestita solo di una coperta che teneva
stretta attorno al corpo tremante. Ma il sorriso non giunse alle labbra:
perché quell’ometto innocuo aveva causato la morte di milioni e milioni
di persone nel corso di quella sporca guerra appena finita; o, almeno,
così dicevano. Il mondo intero aveva tremato di raccapriccio di fronte
alle imprese di quell’uomo.