di Angelo Maria Trovato - pagine 114 - euro 11,00 - Altromondo
Edizioni
Un antico convento.
Una maledizione.
Anime dannate e inquiete che insinuano la loro malefica presenza
nell'ordine naturale delle cose.
Un costante, sottile senso di disagio si insinua tra le pagine di questi
racconti, distillandoli e raccogliendosi in gocce di paura, che
scivolano sul labile confine tra l'incubo e il reale.
Questa raccolta di storie recupera una concezione orrorifica
strettamente legata alle leggende popolari. Il patrimonio di racconti
tradizionali della Sicilia, terra di origine dell'Autore, la fa da
padrone. Ecco dunque misteriose presenze aleggianti in antiche cripte e
conventi, fantasmi di anziane signore in alberghetti di campagna.
Il
mare, presenza magica e misteriosa, dolce e poi crudele. L'Autore nella
maggior parte dei racconti tende a puntare molto su delle descrizioni e
situazioni a metà tra dimensione onirica e stato allucinatorio che
spesso costituiscono il culmine della costruzione della suspense. Se le
descrizioni e i soggetti presenti nei racconti non mancano di
evocatività, dalla lettura dell'intera antologia emerge però una certa
povertà e uniformità dei plot narrativi, che nella stragrande
maggioranza dei casi giocano sulla impalpabile dicotomia tra realtà e
mondo del sogno e dell'allucinazione. Questa standardizzazione dello
sviluppo narrativo, unito a uno stile non sempre scorrevole e sintetico,
finiscono per appesantire notevolmente la lettura, a scapito del senso
del magico e misterioso che i racconti evocano. All'Autore converrebbe
affinare un pò il mestiere, ai fini di una resa finale migliore per i
suoi racconti, perchè spunti di interesse ce ne sono nelle tematiche
trattate dalle sue storie.
Voto: 6
[Vincenzo Barone Lumaga]
Incipit (dal racconto "Il treno
delle 20:15")
"Sette omicidi in un mese." titolava il giornale di quel giorno. Lo
comprai in stazione poco prima della partenza e, nell'attesa del treno,
lo lessi. Ero stato l'ultimo cliente dell'edicola prima della chiusura.
Preso il giornale, mi accomodai in una poltroncina della sala di attesa.
Quella non era una grande stazione, quindi solitamente non vi era un
abbondante volume di viaggiatori, ma quella sera era praticamente
deserta. Mi sedetti di fronte a un'enorme finestra che dava sui binari
e, preso in mano il giornale, mi accinsi a leggere. Quell'articolo in
prima pagina mi saltò subito all'occhio. Erano le 20:05 e il mio treno
era previsto per le 20:15, quindi mi immersi nella lettura del servizio.