di Autori vari - pagine 510 - Newton
“Terrore!” è una delle varie antologie curate da Stephen Jones e
date alle stampe, in Italia, dalla casa editrice Newton. Acquistai per
caso questa antologia qualche anno fa interessato soprattutto da un
racconto di Clive Barker che vi era inserito. Devo dire che, racconto
dopo racconto, si è rivelata un autentico gioiellino della narrativa
horror.
Jones ha raccolto un lotto di ben 18 racconti di altrettanti autori
(quasi tutti contemporanei) con grande competenza e gusto. Pochi sono i
racconti che non riescono a colpire il lettore e molti invece sono gli
scrittori che riusciranno a restare impressi nella mente dell’amante del
genere.
Variegati i temi trattati, si parla di vampiri, mostri lovecraftiani,
zombi, fantasmi, demoni e chi più ne ha più ne metta, con atmosfere sia
classiche che pulp.
Parlare nel dettaglio di tutti i testi implicherebbe un impegno troppo
dispendioso per una recensione, passo dunque a concentrarmi sui i testi
che più hanno colpito l’interesse del sottoscritto.
Tra i testi più impressionanti citerei “Pastone per maiali” di Graham Masterton. Si tratta di un racconto tra i più truculenti e
fastidiosi che mi sia mai capitato di leggere. Siamo alle prese con un
allevatore di maiali che mutila il fratello, azionando imprudentemente
le pale della macchina trituratrice di cibo. Sentendo le grida
dell’uomo, l’allevatore blocca il congegno, ma ormai per il fratello c’è
poco da fare. Cerca di chiamare un’ambulanza, ma il ferito lo esorta a
riazionare il macchinario, perché nulla può sottrarlo alla morte e
niente gli ha mai fatto provare una sensazione di estasi come le lame
della macchina. L’allevatore aziona di nuovo il macchinario e macella
del tutto il fratello. Decide poi di dare in pasto la carne ai maiali,
in modo da cancellare ogni traccia. Il particolare cibo però rende più
aggressive le bestie che finiranno con l’azzannare l’uomo, provocandogli
lesioni importanti. L’allevatore decide così di sperimentare i piaceri
raccontatogli dal fratello, ma scoprirà che questo gli aveva mentito:
oltre il dolore, c’è solo il dolore... In definitiva è il caso di dire
che ci troviamo al cospetto di un testo particolarmente indicato per il
bollente clima estivo, in quanto saprà garantire brividi di gelo.
Di gran livello, soprattutto a livello contenutistico / metaforico, è il
racconto “Secchielli” del veterano F. Paul Wilson. Qua
troviamo un ginecologo che, nel giorno di Halloween, viene molestato da
un gruppo di bambini che se ne vanno in giro con dei secchielli di
metallo con all’interno dei feti insanguinati. L’uomo scoprirà di essere
vittima degli spiriti incarnati dei bambini che ha fatto abortire in
tutta la sua carriera professionale. Wilson propone dunque un elaborato
di critica a una certa prassi e, che si condivida o meno il messaggio,
lo si deve comunque apprezzare per la volontà di esprimere un messaggio
personale.
Passo adesso ad analizzare un quintetto di racconti che mi hanno
divertito come solo i grandi maestri dei primi del novecento riuscivano
a fare e che mi hanno fatto conoscere tre autori che non conoscevo
affatto. Primo dei tre racconti è “Il Saltapicchio” di Ronald
Chetwynd Hayes. Si tratta di un racconto gotico, ambientato in un
palazzo ottocentesco in cui una famiglia di nobili è solita celebrare
dei riti diabolici. Nel corso di uno di questi riti, la giovane moglie
del padrone di casa finisce per fondersi con un essere scimmiesco
evocato dall’inferno che si unisce fisicamente alla donna rendendola
gobba. Il marito cerca così di liberare la sua dolce metà, invitando
l’essere a fondersi altre ragazze...
Si resta in clima satanico con “La testa del Satiro” di David
A. Riley. Il soggetto propone un protagonista alle prese con una
scultura di pietra raffigurante la testa di un Satiro. L’opera inizia
progressivamente a crescere di volume, mentre il suo possessore diventa
schiavo di sogni in cui viene stuprato dall’abominevole Pan. Gli incubi
presto diventeranno reali e quando l’uomo cercherà di disfarsi della
scultura finirà per esser vittima di una morte terribile. Il testo di
Riley evoca atmosfere lovecraftiane che vengono esplicitate da “La
casa del tempio” di Brian Lumley. Lumley offre al lettore una
classica storia gotica con l’ennesimo giovane che riceve per testamento
la proprietà di un’antica casa situata in una valle desolata della
Scozia, con l’onere di demolirla. La struttura è attorniata da uno
stagno ricoperto di alghe in cui si teme trovi dimora una creatura
antichissima invocata, svariati secoli prima, da popolazioni nomadi
dedite alla magia nera. L’essere si ciberebbe, nei periodi di siccità,
delle anime degli uomini. Su atmosfere pressoché similari, seppur
conditi da un pizzico di erotismo, si mantiene anche Karl Edward
Wagner con il suo “Il fiume dei sogni notturni”. Qui siamo al
cospetto di una storia decisamente onirica in cui una schizofrenica,
evasa da un manicomio di massima sicurezza, riceve asilo all’interno di
una casa sperduta in un villaggio abbandonato. La poveretta è vittima di
allucinazioni, in cui si vede coinvolta in sadiche pratiche
lesbo-sessuali. Ossessionata dal delirio, uccide la padrona di casa e
minaccia la cameriera, prima di lanciarsi in un precipizio, per sfuggire
a una sorta di demone col pene eretto.
Chiudo l’analisi del quintetto con “Il Primogenito” per la firma
di David Campton. Campton, conosciuto anche per svariati romanzi
sci-fi, presenta un testo dal gusto dei classici del cinema horror anni
‘50. Abbiamo una coppia fidanzati invitati, dietro retribuzione, nella
villa dello zio del ragazzo. La magione è dispersa nella campagna ed è
circondata da serre in cui vivono piante tropicali e alcuni esemplari di
piante carnivore. Nello scantinato si trova una strana e gigantesca
pianta, dall’odore nauseabondo e con una sorta di baccello che agita in
aria, simile a un fallo. Nel frattempo, delle strane dicerie girano
attorno alla casa: si giura che, in passato, un giovane ragazzo sia
stato divorato da una pianta. Le leggende si tramuteranno in realtà...
Tra gli altri racconti presenti, meritano un attenzione particolare
“L’ultima illusione” (racconto da cui sarà tratto il film “Il signore
delle illusioni”) del maestro Clive Barker (una storia in cui un
detective privato dovrà vedersela con illusionisti e demoni), il romanzo
breve “Murgunstrumm” Di Hugh Cave (storia di vampiri nascosti in una
locanda immersa nei boschi), “Gli jugoslavi” (altra storia di vampiri,
questa volta orchestrata con simpatico colpo di scena finale) e “Il
dramma nero” (testo classico sui patti diabolici) per la firma di due
altri grandi maestri della narrativa del terrore come Robert Bloch e Manly W. Wellmann.
Completano l’antologia discreti testi (nella fattispecie quasi tutti dal
taglio commerciale) di autori quali David J. Schow, Ramsey Campbell, Dennis Etchison, Charles L. Grant tutti un po’ in appanno e superati da
colleghi di minor blasone.
Senz’altro un volume consigliato agli amanti del genere. Divertimento
assicurato.
Voto: 8
[Matteo Mancini]
Incipit dalla quarta di copertina
Affilato come un rasoio, il terrore squarcia le raccapriccianti
atmosfere create in questo libro dai principali maestri del genere:
Clive Barker narra da par suo il conflitto soprannaturale in cui è
coinvolto l’investigatore dell’occulto Harry D’Amour; Robert Bloch,
l’autore di Psyco, propone l’originale storia di un vampiro d’oggi; un
ghigno da brividi è al centro del racconto di Ramsey Campbell...