Salina - La sabbia che resta

di Giacomo Cacciatore, Raffaella Catalano, Gery Palazzotto - pagine 233 - 14,00 euro - Flaccovio

A Salina, il magistrato Ottavio Lodato viene ucciso nella sua villa. Lì lo aspettava Sofia, la sua amante minorenne dalla quale ora tutti pretendono risposte. Di colpo, un’estate come le altre diventa diversa.
I primi a rendersene conto sono il comandante dei carabinieri Bartolo Italiano, che deve gestire il caso, e il giornalista Nino Torta, che scrive e stampa Il Vento delle Eolie, strampalato quotidiano locale. E se l’uno dovrà affrontare non solo l’indagine più difficile della sua carriera ma anche le spine della gelosia, all’altro toccherà destreggiarsi con un mestiere di cui finora si è solo pavoneggiato.

Sono rimasto piacevolmente sorpreso da questo romanzo, che si è rilevato una godibile e fresca lettura, molto adatta a dare refrigerio nella calura di questa bollente estate. Fondamentalmente la trama è quella di un classico poliziesco con enigma. Il discreto intreccio del mistery fa il suo lavoro, incuriosendo e appassionando il lettore alla soluzione del mistero. Ma i pregi del romanzo sono altri. Ciò che lo rende godibile è l’occhio sornione, ironico e scanzonato, con cui viene osservata la piccola realtà dell’isola al largo della Sicilia, il modo in cui la minuscola comunità isolana osserva e metabolizza le novità piacevoli (il turismo stagionali) o traumatiche (l’omicidio del giudice). Confesso di non aver mai letto Camilleri, e quindi non posso sapere quanto sotto questo profilo il romanzo sia debitore delle descrizioni della piccola realtà siciliana dei romanzi di Montalbano, quello che posso dire è che le descrizioni di ambienti e personaggi sono efficaci e mai pesanti, riuscendo bene nell’intento di far sembrare “vivi” i contesti e i protagonisti.
Altro elemento che contribuisce a rendere convincenti e vivi i protagonisti è il piacevole inserimento di numerose sottotrame che, anche quando non sono funzionali alla storia principale e alla soluzione dell’enigma, si inseriscono bene senza spezzare la tensione narrativa, ma anzi alleggerendo la lettura.
Unico piccolo appunto può essere fatto per il tratteggio un po’ troppo macchiettistico di alcuni personaggi di contorno (Nino Torta in primis, ma anche a tratti l’avvocato Macaluso), che palesano così il fatto di non essere essenziali alla storia ma solo funzionali a momenti di distensione e ironia del romanzo. Peccato veniale.
Voto: 8
[Vincenzo Barone Lumaga]

Incipit
Quello che rimane è un buio sereno. Dopo gli arrivi, dopo le voci, dopo gli spruzzi e il sudore.
Una nave cisterna sprofondata in un sonno apparente, come una madre minuscola che nutre un mastodontico figlio, irrora d’acqua l e viscere dell’isola. Man mano che si svuota attraverso il cordone ombelicale che la collega alla terra, il suo ventre di ferro riemerge dal mare. Il borbottio dei motori è gentile nella sua monotonia. Non disturba il sonno di nessuno. Nemmeno di quei quattro o cinque che dormono sul molo, in mezzo ai sacchi della mercanzia che l’indomani sperano di vendere. Ecco quello che resta. Dopo gli arrivi, dopo le voci, dopo gli spruzzi e il sudore.