di John Ajvide Lindqvist - pagine 493 - euro 19,00 - Marsilio
"Provare a descriverlo non avrebbe avuto senso. Era una forza
immensa, tentacolare, uno sguardo dalla mille teste, un muscolo nero con
milioni di occhi ciechi. Non esisteva. Era tutto quello che c'era."
"Dio è un idiota. Ha fatto tutto male"
Anders è con sua figlia Maja e sua moglie Cecilia in visita al faro
di Gavasten. La giornata è limpida, il sole riscalda lentamente la neve,
niente sembra minacciare i tre che avanzano sugli sci e si introducono
all'interno del faro per un picnic. Saliti in cima Maja nota qualcosa
che nessun'altro vede. E dopo un po' la piccola sparisce.
Le ricerche si
rivelano inutili, della bambina non esiste traccia né sull'isola, né in
mare. La sua famiglia è distrutta e Anders si lascia andare al dolore.
Qualche anno dopo decide di tornare a Domaro, dov'era la sua casa e dove
tutto è cominciato. E qualcosa comincia ad accadere.
Immaginate di essere su un'isola remota battuta dal vento, in una notte
d'inverno. La gente è in casa e nessuno si avventura oltre il proprio
uscio. La tradizione vuole che in queste circostanze ci si riunisca
davanti a un camino e che ci si racconti delle storie, frugando tra la
memoria del luogo. La maggior parte di esse consisteranno in pittoresce
chiacchiere da pescatori, e in qualche storia di fantasmi, per dare un
brivido e giustificare il passaggio di una bottiglia di acquavite.
Ma non tutto quello che si racconta davanti a un fuoco è soltanto
leggenda. A volte mescolate ai miti di luoghi remoti, noti soltanto a
chi è nato tra quelle pietre e da esse trae la sua forza, si possono
trovare frammenti di verità dimenticate. Verità che potrebbero essere
sopravvissute alla propria epoca e rese più vitali dalla vicinanza del
mare, assai più di quel che la leggenda vorrebbe. Di sicuro molto più
insidiose di un pettegolezzo sopravvissuto ai secoli. Eterne come il
mare che tutto accoglie e che prende sempre molto più di quello che dà.
Che il racconto cominci, dunque. E se sentiremo un brivido lungo la
schiena sapremo che quel che ci viene detto potrebbe esser vero almeno
in parte, vero forse in altri luoghi, ma mai troppo lontano perché non
se ne senta l'eco fino a qui.
Dopo la poetica esplorazione del mito del vampiro in "Lasciami Entrare",
e la rivisitazione foscoliana del ritorno dalla morte in "L'Estate dei
morti viventi", Lindqvist aggiorna senza difficoltà il tema del
contatto con l'elemento primordiale che tutto contiene. Il mare si
arricchisce di elementi magici e di poteri oscuri, e tutto quel che
accade qui potrebbe esser accaduto da sempre, in isole lontane
abbastanza perché nessuno ne sappia mai nulla.
Il mare è un elemento archetipico, il luogo di provenienza in assoluto
più ricco di miti e leggende a ogni latitudine. Il suo mistero è rimasto
impenetrabile. Nonostante si sia navigato in ogni anfratto, il mare non
è mai stato domato, e quel che nasconde non ancora del tutto svelato. Il
contatto con la forza della natura indomabile e selvaggia che batte le
coste dei paesi del nord è spesso fonte di grande fascino, ma induce
chiunque a fare i conti con le proprie limitate capacità terrene. Il
mare è eterno, l'uomo no. E forse è per questo che le leggende che lo
riguardano finiscono per essere immense e spesso tramandate con
rispetto. Il mare non ricambia mai l'interesse di chi lo esplora, se non
con un occhio che nessuno vorrebbe su di sé.
Anders, come altri prima di lui, si inoltra nell'inferno dei mari del
nord, col solo intento di ritrovare sua figlia. Il mare l'ha presa e lui
la rivuole. Non c'è altro da aggiungere. Il potere della magia farà da
supporto in questa storia nera, che proviene dal lato più oscuro di
popolazioni abituate da sempre al contatto con forze indomabili.
Decisamente meno originale dei precedenti, tuttavia questo lavoro ha
dalla sua una struttura narrativa ipnotica e assolutamente poetica. In
realtà si tratta di una favola, con tutti gli archetipi del caso a far
da ossatura.
La storia ha un eco potente di miti lontani, che da Lovecraft in poi non
hanno mai smesso di ammantare isole remote e pescatori superstiziosi.
Mentre il tocco romantico di una poesia che non conosce tempo, acuisce
la pena di chi legge per le sorti di tutti quelli che il mare ha preso
con sé nel tempo. Il racconto echeggia sensazioni dimenticate e richiama
la struttura di sogni fumosi, a volte ricordati a metà e presto
cancellati dalla realtà del quotidiano. Tutto sembra però tornare al suo
posto appena un qualsiasi liquido entra in scena, sia esso il mare,
l'acquavite o l'assenzio, è quello il vero cuore della storia. L'acqua e
tutti i suoi surrogati sono gli elementi intorno cui ruota ogni
avvenimento, e se volessimo supporre che di liquido amniotico in realtà
si sta parlando, potremmo forse capire, almeno in parte, la devastante
forza di attrazione del mare. E tutta la fatica che chi ne è vittima
deve fare per sopravvivere e trascinare con sé, possibilmente intatti, i
propri sogni. Il lettore troverà la sua risposta in ciascuno dei liquidi
generosamente elargiti all'interno di questa storia. Mentre il mare
continuerà a esercitare la stessa attrazione che in tempi più nebulosi e
inconsapevoli, si attribuiva alle sirene.
Voto: 7
[Anna Maria Pelella]
Incipit
Benvenuti a Domaro.
E' un luogo che non troverete sulle carte nautiche, a meno che non
guardiate attentamente. L'isola si trova a circa due miglia nautiche a
est di Refsnas, nell'arcipelago meridionale della regione chiamata
Roslangen, a nord di Stoccolma, vicino alla terraferma, molto distante
dalle isole di Soderarm e Tjarven, al limite del mare aperto.
Per individuare Domaro dovete rimuovere qualche isola e creare spazi
d'acqua vuoti. Allora potrete vedere anche il faro di Gavasten e tutti
gli altri punti di riferimento che emergono in questo racconto.
Sì, emergono. Questa è la parola giusta. Stiamo per muoverci in un luogo
nuovo per gli uomini. Per decine di migliaia di anni è rimasto sotto la
superficie dell'acqua. Ma poi sono apparse le isole, e con le isole
anche gli uomini, e con gli uomini, i racconti.
Allora, cominciamo.