di Pierluigi Porazzi - pagine 285 - euro 17,00 - Marsilio
"L'ombra del falco", pubblicato in questo inizio 2010 per
Marsilio, nella collana farfalle, è il primo romanzo del friulano Pierluigi Porazzi.
A che genere appartiene, vi starete chiedendo
È un giallo? Un thriller? Un noir?
Si può tranquillamente azzardare “Tutti e tre”, come risposta.
Un giallo lo è di sicuro, e non solo perché deve la sua pubblicazione
alla partecipazione al Premio Tedeschi, ma soprattutto perché la vicenda
è costruita sul modello classico del genere: molti personaggi, indizi
seminati con regolarità lungo lo snodarsi della trama, onestà nella
scelta tra raccontato e non raccontato. Se siete lettori attenti lo
scoprirete, il colpevole, a un certo punto del libro, ma sarà troppo
tardi, perché il meccanismo del thrilling è già stato innescato.
Succede più o meno verso i due terzi del romanzo.
La lettura diventa “a imbuto”, dominata dall’ansia di sapere, di vedere
i nodi sciogliersi, di conoscere la sorta di questo o quel personaggio,
senza parteggiare, in fin dei conti, per nessuno. E il cerchio si
stringe proprio nella parte finale, dove il serial killer diventa
cacciatore e preda, così come avviene per Alex Nero, il controverso
ex-poliziotto che si trova al centro di omicidi e sparizioni, che
emergono persino dal suo passato.
Infine, anche se dei tre aspetti è quello meno sviluppato, ”L’ombra del
falco” presenta diverse sfumature “nere” che, seppur limitandosi spesso
a qualche accenno, lasciano trasparire la passione dell’autore che i
colori scuri e le scene più crude. Si resta con l’impressione che
Porazzi, se la trama lo richiedesse, saprebbe approfondire con facilità
le torture e gli sventramenti.
La trama non è unica, ma si compone di due sottotrame che, per caso, si
intersecano in un continuum che è estremamente difficile, se non alla
fine del romanzo, riuscire a separare. Nelle due vicende, poi, si
sviluppano altre sottotrame, a volte importanti per l’intero romanzo, a
volte utili solo per la presentazione o l’approfondimento psicologico di
un singolo personaggio. In tutti i casi, però, non si ingenera
confusione.
La maggioranza degli attori, che sono numerosi, è subito distinguibile,
nonostante i numerosi cambi di scena e di soggettiva. I protagonisti
emergono e restano illuminati a sufficienza per farsi riconoscere e
ricordare. Sono davvero pochi quelli che paiono sfuggire, e sono solo
dei comprimari.
C'è un serial killer, come avrete capito, che indossa un teschio e
uccide brutalmente delle giovani, sventrandole, filmandole, facendole a
pezzi, sfidando l’autorità con la scelta dei luoghi dove far rinvenire i
corpi. C’è ovviamente un poliziotto, di quelli bravi, che però non
lavora più per un trauma passato, ma viene richiamato, finendo per
diventare un tassello essenziale della vicenda. Ma non crediate tutto
ruoti attorno a loro. Il romanzo è corale, e troverete così anche il
giovane magistrato che crede ancora in qualcosa, la poliziotta splendida
e determinata, il potente corrotto, la ragazzina alla ricerca della
fama, il barbone che non è quel che sembra...
La particolarità di ognuno, però, è quella di non essere stereotipi, ma
di essere normali e, anzi, piuttosto “infami” nei loro comportamenti.
Quasi tutti rispecchiano l'epoca di falsità, egoismo e cattivi
sentimenti in cui agiscono ed è curioso, voltata l’ultima pagine,
accorgersi di non aver parteggiato per nessuno.
La scrittura è veloce e diretta. Molto tesa al dire, più che al lasciar
capire e la gestione della trama è limpida e riesce a tirare tutti i
fili. Forse si possono rilevare alcuni piccoli passaggi forzati
(pochissimi) a livello di verosimiglianza, ma sono un piccolo scotto da
pagare, per una vicenda che ha il grande merito di portare un cruento e
inafferrabile omicida seriale in una nebbiosa e sonnolenta città di
provincia, come Udine.
Ed è forse l’ambientazione l’aspetto che riesce a rendere originali
alcuni passaggi.
Il mantenimento del capoluogo friulano come sfondo vivo e attivo delle
vicende è un valore aggiunto. Quel che potrebbe risultare grottesco, per
una piccola città buonista e medio borghese del nord est, diventa reale.
Udine si muove attraverso i personaggi e insieme a loro, diventando uno
sfondo attivo, che colora e sfuma le vicende.
Concludiamo con una piccola curiosità.
Provate a cercare il nome di Porazzi tra gli autori di Scheletri.
Ecco, la curiosità è proprio questa. Vedere “uno di noi” che dopo anni
di underground ci regala una lettura così valida come “L’ombra del
falco” è un vero piacere, e merita la fiducia.
Voto: 8
[Gelostellato]
Incipit
Come note d'allodola cadute a una a una,
Quando l'ombra del falco oscura il bosco aperto,
Tacciono quelle voci, e restano nascoste
Nell'eccitate moto della nuova paura.
Il biancospino fatato, Ballata dell'Ulster
I primi giorni Majhid si chiedeva come fosse finito lì. In una
discarica. A raccogliere l'immondizia della gente perbene. A fare lo
spazzino. Li chiamano "operatori ecologici", ma l'immondizia ha sempre
la stessa puzza. Non ha un odore politicamente corretto. E lui si sente
un rifiuto tra i rifiuti. I suoi colleghi lo chiamano "il dottore",
perché nel suo Paese, in Marocco, si era laureato in medicina.
Adesso non se lo chiede più. Da molti anni, ormai, cerca di non
chiedersi più niente.
Sta sorgendo il sole. Il giro è finito, tra poco tornerà a casa.
Accontentarsi. Cercare di apprezzare le piccole cose della vita. Non
pensare, si ripete seduto sul camion della spazzatura, mentre il suo
collega sta rovesciando l'immondizia nella discarica. Una ruspa sta
lavorando dietro di loro, spostando le macerie di chissà quali vite. La
sta guardando nello specchietto laterale. Un braccio. È un lampo. Forse
un manichino. Scende dal camion e corre verso la ruspa.
«Ehi! Ferma!» grida cercando di sovrastare il rumore dei motori.
«Cosa?»
«Fermati! C’è qualcosa di strano lì sotto.»
Esamina il punto dove gli sembra di averlo visto. Prova a scostare i
rifiuti. Eccolo. È proprio un braccio. Lo afferra e lo tira verso di sé.
Non ce la fa.
«Fabrizio!»
«Cosa c’è adesso?»
«Scendi un attimo, vieni a darmi una mano! Aiutami!»
L’uomo alla guida della ruspa scende bestemmiando tra i denti e aiuta il
suo collega.
«Oh, Cristo!»
Dai rifiuti emerge il corpo di una ragazza.