La vera storia del pirata Long John Silver

di Bjorn Larsson - pagine 489 - euro 18,50 - Iperborea

Protagonista di questo romanzo un personaggio letterario, John Silver, il pirata con una gamba sola che abbiamo incontrato per la prima volta e mai dimenticato leggendo "L’isola del tesoro".
Un personaggio così forte e carismatico che Bjorn Larsson, scrittore e appassionato navigatore svedese, ha voluto svincolare dall’invenzione letteraria per vederlo, ormai vecchio nel 1742 nell’isola Madagascar, intento a scrivere la storia della sua vita. Un personaggio di carta che in un sottile gioco letterario, tra realtà e finzione, la felice penna di Larsson forgia in un uomo con mille sfaccettature ma arso da un’unica insopprimibile passione.

Libertà. Un’unica parola può descrivere la vita di John Silver e questa è strettamente legata ad un’altra in un ossimoro insolito: solitudine, poiché la libertà esclude di fatto ogni legame. L’uomo libero non si lega a niente e a nessuno, sposa la propria causa finché la morte non giungerà a separarlo da se stesso. Ogni scelta ha un unico fine: il proprio interesse; ogni azione è destinata a salvaguardare un'unica cosa: la propria vita, perché è il bene più grande, il più prezioso, l’unico. Non ci sono rimpianti, né lacrime per chi non c’è più, se John Silver vive ancora. Un uomo dal cuore di pietra si direbbe e, forse, non si sarebbe molto lontani dalla verità.
All’età di quindici anni John Silver ha imparato la prima e unica regola a cui tutte devono essere soggette: proteggere la propria vita. Di avventura in avventura, si è mosso seguendo questa semplice direttiva: nessuno poteva decidere per John Silver. Ha ucciso, mentito, tradito, manipolato, perché solo in questo modo avrebbe mantenuto la propria libertà.
A leggerla così la sua vita sembrerebbe un monumento all’egoismo e al cinismo più abbietto, ma non dobbiamo dimenticare che ci troviamo tra il 1600 e il 700 in un mondo spietato, senza ideali e morale. John capisce giovanissimo che nel secolo nel quale vive non c’è spazio per la giustizia, soprattutto se non sei nessuno. Un mondo in cui uomini mercanteggiano uomini, imbrogliano e condannano a morte i più disgraziati. Un mondo in cui sovrani e mercanti assoldano i pirati, li usano, ne fanno dei baronetti per poi in seguito, alla fine della guerra di Spagna, perseguitarli, braccandoli ferocemente.
In un simile mondo proteggere la propria vita diventa una lotta contro la stessa umanità, poiché proprio questa sembra averle dichiarato guerra.
Eppure in un mondo così gretto e meschino sembra che solo il mare possa restituire l’uomo al suo destino, a una vita vissuta pienamente, giorno per giorno, istante per istante, assaporata già nell’attimo in cui l’aria salmastra riempie i polmoni.
In un mondo in cui la giustizia non esiste, sulle navi pirata tutto viene diviso, tutto segue il codice egualitario dei marinai a cui anche il capitano deve piegarsi se non vuole essere vittima di un ammutinamento. Non è certo un mondo facile, i capitani sono crudeli, sfruttano e si pongono al disopra di tutto poiché quel dio che in terra governa la provvidenza, al marinaio ha elargito solo privazioni, ingiustizie e sofferenze. I marinai sono uomini senza dio, senza patria, senza anima, eppure Silver li definisce gentiluomini di ventura, vivono la loro utopia, il loro momento, sopraffatti dalla storia che corre avanti a loro, come potrebbero far supporre le parole del capitano Flint:
- Siamo gli ultimi, Silver, e resisteremo, che il diavolo mi porti, finché non saremo riusciti a terrorizzare tutti i commercianti, gli armatori e i capitani di questa terra. Fermare il commercio marittimo una volta per tutte, questo è il mio obiettivo. Fermare il maltrattamento dei bravi marinai. È per questo che sono qui.
- E il bottino - gli domandai - le prede, il denaro, l’oro? -.
- Anche quello certo. Perché sono le parti basse del commercio. È lì che i calci fanno più male -. Non sono uomini felici, cos’è la felicità? La felicità per i più è qualcosa di materiale che si consuma, così come le cose si mercanteggiano, ma loro possono percepirla, respirarla nell’attimo in cui cantano con la pancia piena di rum o vanno all’arrembaggio.
Silver conosce il significato della libertà, il valore della vita e rispetta solo chi non la getta via, ma la vive, la difende, la onora. Non ha paura di niente e di nessuno, é coraggioso come un leone, ha dei principi, un codice morale, sa farsi valere, rispettare, sa ridere in faccia al suo nemico, incutere paura, rimanendo con fermezza fedele a se stesso, alla propria libertà, facendo nascere in noi la stessa indomabile passione.
Un uomo orgoglioso, intelligente, astuto, gran affabulatore il John Silver che si scopre nelle pagine di questo romanzo. Saliremo con lui sulle più temute navi pirata, entreremo nelle locande più malfamate, sopravviveremo alle più incredibili tempeste, ci ammutineremo, andremo all’arrembaggio, faremo all’amore perdendo noi stessi, e tanto altro ancora.
Voto: 7,5
[Cristina]

Incipit
Siamo nel 1742. Ho vissuto a lungo. Questo non me lo può togliere nessuno. Tutti quelli che ho conosciuto sono morti. Alcuni li ho mandati io stesso all’altro mondo, se poi esiste. Ma perché dovrebbe? In ogni caso, spero con tutta l’anima che non esita, perché all’inferno ce li ritroverei tutti, Pew il cieco, Israel Hands, Billy Bones, quell’idiota di Morgan che osò passarmi il bollo nero, e gli altri, Flint compreso, che dio l’abbia in gloria, se un dio esiste. Mi accoglierebbero a braccia aperte, con salamelecchi e inchini, sostenendo che è tornato tutto come ai vecchi tempi. Ma intanto il terrore irradierebbe dai loro volti come un sole ardente sul mare di bonaccia. Terrore di cosa? chiedo io. Certo all’inferno non possono avere paura della morte. Che ve ne pare?
No, non hanno mai avuto paura della morte, visto che per loro non ha mai fatto una gran differenza vivere o morire. Eppure, anche all’inferno avrebbero paura di me. Perché? chiedo io. Tutti, compreso quel Flint che era altrimenti l’uomo più coraggioso che avessi mai conosciuto, avevano paura di me.