L'ombra del fuco

di Marco Maggioni - pagine 166 - euro 13,20  - 0111 Edizioni

Marta ascolta per caso una conversazione dei genitori con un vecchio amico di famiglia. Nascosta nel buio apprende particolari sconcertanti sul loro passato. Inizia per lei un lungo percorso alla ricerca della verità, verso incubi inquietanti e orrori sepolti da tempo. Perché i genitori le hanno nascosto che aveva un fratello? Perché hanno abbandonato terrorizzati la casa in cui avevano vissuto quasi trent’anni prima? La scoperta della verità giustificherà un prezzo così alto da pagare?

Questo romanzo, come tutte le opere prime, contiene in sé pregi e difetti, questi ultimi non tutti addebitabili esclusivamente all’autore. La storia, in sé, non è male e contiene per giunta una sottotrama abbastanza interessante legata al vecchio amico di famiglia dei genitori di Marta, che tuttavia non viene approfondita tantissimo. Parimenti, non viene specificato, ma soltanto suggerito, e secondo me meritava un approfondimento, il probabile antefatto legato ai nonni paterni della protagonista, anche per dare un minimo fondo di spiegazione ai macabri eventi descritti nel romanzo. Magari l’autore si è riservato in un successivo romanzo, ma così la sostanza della storia ne viene un po’ depauperata.
Il principale difetto del romanzo l’ho riscontrato in un ritmo narrativo decisamente molto discontinuo. Lo stile di scrittura non è affatto ampolloso o ricercato, al contrario è semplice e diretto, ma spesso si dilunga in descrizioni di ambienti e digressioni sui pensieri dei protagonisti che ammazzano letteralmente la tensione, che comunque è in generale poco ricercata e stimolata. Solo nelle scene oniriche l’autore mostra di possedere davvero la capacità di creare pathos e tensione, così come le sequenze in cui il “cattivo” della storia entra in azione, lì ci sono un paio di scene che, senza ricorrere minimamente allo splatter, instillano efficacemente inquietudine.
La successiva nota di demerito è per l’editing del libro. Io sono portato a pensare che l’autore se lo sia curato da sé, e questo già non va bene, a prescindere dal risultato finale. Perché non dovrebbe essere compito suo, ma dell’editore. Può sembrare, il mio, un discorso disfattista e che nel criticare eccessivamente questo aspetto non considera l’opera meritoria che la piccola editoria svolge nei confronti degli esordienti. Ma invece è proprio pensando a questo che non posso sopportare che un editore abbia l’indubbio merito e coraggio di pubblicare i romanzi degli esordienti e poi non curi quello che è il biglietto di presentazione della sua casa editrice, subito dopo la copertina e la veste grafica. Se io compro un libro e ci ritrovo dentro periodi totalmente privi delle virgole, nomi di persona con l’iniziale in minuscolo, e quant’altro, per quanto mi possa piacere lo stile dell’autore la lettura mi risulterà un po’ fastidiosa.
Un giudizio conclusivo: L’ombra nel fuoco è l’opera prima di un onesto e volenteroso autore che ha dalla sua la capacità di costruire storie accattivanti, ma necessita di apprendere quel “mestiere” necessario per sviluppare meglio il potenziale delle sue idee.
Voto: 5
[Vincenzo Barone Lumaga]

Incipit
La città non ti prende per mano, non ti sussurra all’orecchio dove si trova quello che cerchi, ma ti trascina strattonandoti e urlando, devi conoscere la sua lingua per capirla, per viverci e amarla. Lei non ci sarebbe mai riuscita, ma era felice così.
Così pensava Marta all’esterno della facoltà di giurisprudenza, ferma davanti alle strisce pedonali tra il rumore delle auto e dei clacson; il semaforo era rosso, insieme a lei un gruppo di una ventina di persone aspettava il via per correre verso casa, come un gruppo di sprinter ai blocchi di partenza in una gara di velocità.