di D.F. Lycas - pagine 158 - euro 14,00 - Todaro Editore
"Lunaris" è il diaro di Lika, un giovane copywriter che, dopo
un incontro amoroso, si accorge di subire delle mutazioni durante i periodi di luna piena.
Una serie di omicidi e il timore di esserne lincolpevole autore, insieme
allangoscia per il proprio destino e allamicizia con Luce, una ragazzina dark,
lo accompagneranno nella sua ricerca della verità.
In una realtà letteralcinematografica dominata da succhisangue di ogni tipo, forma,
lunghezza di canini e misura di seno possibile, certi cuginetti delle cultura horror
primigena attendono, in silenzio, o al massimo ululando alla luna, che arrivi il loro
momento per conquistare, di morso in morso, librerie e videoteche.
"Lunaris", il romanzo desordio di D.F. Lycas, comè
facilmente intuibile da nome darte, titolo e, se non fosse sufficiente, anche dal
sottotitolo (Dal diaro di un licantropo), parla di lupi mannari, e anche se lo fa
ricorrendo a temi e figure molto cari alluniverso vampirico di questi ultimi anni
(il tormento per essere diversi, le ragazzine emo-dark, lamore verso colui/colei che
ha dato il Primo morso, luso di nomi ad effetto un po ridicoli -
Lika, Zoe), abbiamo a che fare con una lettura piuttosto gradevole.
Molto devoto alla filosofia narrativa di Chiara Palazzolo, lo stile di Lycas espone i vari
pensieri, crucci e paranoie del giovane protagonista attraverso una narrazione in prima
persona al presente (salvo alcune parantesi collocate nel passato), strutturata su frasi
brevi, spezzate, che non può non richiamare le tribolazioni adolescenziali di Mirta/Luna
e della saga dei Sopramorti.
Lomaggio/influenza non è sempre omogeneo e, in certi punti, la sovrabbondanza di
punti e il ritmo a singhiozzo prendono eccessivamente il sopravvento senza che ci sia
unimpalcatura adeguata a sorreggerli, ma, nel complesso, la lettura è piacevole,
anche per mezzo di una buona gestione lessicale, e nonostante qualche momento pesante da
digerire (collocati più che altro nella prima parte, quando i deliri di Lika si fanno
evanescenti e impenetrabili), le 150 pagine del romanzo si divorano relativamente in
fretta.
La trama è un insieme di appunti di viaggio, riflessioni personali, studi sulla
lincatropia e dintorni, ricordi di un passato normale che riaffiorano e amori vecchi e
nuovi, elementi accennati qua e là senza apparente soluzione di continuità, ma che
vengono poi ripresi man mano che prosegue la narrazione, intrecciati lun
laltro e, tolti alcuni istanti che restano isolati (alcune parentesi relative al
passato di Lika, non propriamente necessarie allopera complessiva), incastrati in un
mosaico non troppo complesso ma di buona fattura.
Si poteva fare di più, aggiungendo maggior carne al fuoco e curiosità per quanto
riguarda la lotta millenaria tra le razze, e togliendo certe lungaggini iniziali per
equilibrare il tutto: ne sarebbe nata una storia più lunga, completa, equilibrata e
interessante. Sicuramente, più attenzione nella creazione di una trama più corposa, che
lasciasse meno in disparte i guerrieri berseker, avrebbe solleticato gli occhi mai sazi
dei lettori. Ma, tutto sommato, lidea generale ha un suo perché, un inizio e una
fine ben chiari, e il risultato complessivo è più che sufficiente.
Piace la struttura non lineare, che mostra come lautore abbia idee precise circa
lossatura generale dellopera. "Lunaris" lo si apprezza infatti
soprattutto nella seconda metà, quando certi innesti folkloristici, dopo aver iniziato a
scombussolare la vita di Lika, prendono il sopravvento in una discreta conclusione,
adrenalinica ed effervescente.
Interessanti poi alcuni incisi umoristici (la zia, il Becco), piacevoli momenti
dintrattenimento anche se forse non sempre a fuoco.
Malgrado alcune derivazioni e ingenuità, "Lunaris", a livello stilistico e
strutturale, riesce a distinguersi dalla media generale dei parti delleditoria
underground. È un prodotto discreto, che gioca un po troppo con certi cliché
narrativi per avere quel quid in più che lo illumini, ma che nel complesso si legge più
che volentieri.
Buona anche la cura dellopera a livello di impaginazione e attenzione grammaticale.
Manca giusto il rientro del testo, fattore alquanto strano vista laccuratezza
generale. 14 euro, però, è un prezzo un tantino elevato per 150 pagine.
Voto: 6
[Simone Corà]
Incipit
Chiuso.
Sei giorni, sette ore, ventidue minuti e dieci secondi.
Undici.
Dodici.
Tredici...
TOCK TOCK.
Sollevo la testa dal laptop. Hanno bussato? Mannò, figuriamoci. La musica nello stereo è
altissima. Mi morde i timpani soffocando le percezioni. Ho sentito male. Sono gli acuti
del tweeter che confondo. E i bassi che bussano. Solo questo. È soltanto la mia
immaginazione. Sollecitata. È per questo che non posso rinunciare a tutti questi decibel.
Mi stordiscono, e questo mi piace. Una volta pompare il volume non mi faceva questo
effetto, così, tipo... droga. Sì, mi sballa.
TOCK TOCK!
Ma allora cè qualcuno. Trangugio saliva ruvida. Le labbra che premono fra loro. E
se fosse la polizia? Ho il terrore che possa essere la polizia. Non aspettavo nessuno.
Respira Lika, respira. In realtà potrebbe essere chiunque: il postino, la zia, Roberto,
un venditore di enciclopedie. Marco? No, Marco proprio no. Allora potrebbe essere la
polizia. È da ieri che ci penso: gli investigatori potrebbero arrivare a me.
Potrebbero?
TOCK TOCK TOCK!