Streghe all'estero

di Terry Pratchett - pagine 263  - euro 15,00 - Salani Editore

La Fata Madrina Desiderata è passata a miglior vita, e la sua bacchetta magica è stata donata alla giovane strega Magrat - che odia i suoi genitori per aver sbagliato a scrivere Margaret quella volta all’anagrafe.
Magrat, accompagnata dalle due streghe anziane Tata Ogg e Nonna Wheaterwax, si mette così in viaggio verso Genua, dove una povera servetta sta per sposare un principe, e questo, per l’equilibrio delle Storie che regola il Mondo Disco, non deve accadere.
Giunto in Italia, come tradizione vuole, con i consueti vent’anni scarsi di ritardo con cui vengono tradotti i suoi libri, "Streghe all’estero" è l’ennesima conferma della penna umorisitca di Terry Pratchett. Estro ironico, fantasia effervescente, cascate di riferimenti alle favole e succose parodie sull’orlo del demenziale.

Difficile essere obiettivi verso l’autore che più di chiunque altro considero fondamentale nella mia formazione narrativa, ma trovo sempre più invidiabile la sua capacità di costruire battute e situazioni spassose senza mai concedersi a banali superficialità. Anzi, è un continuo ribaltarsi della situazione e dei luoghi comuni, in favore di ironia sottile e tagliente.
Ogni personaggio sprigiona carisma attraverso caratterizzazioni strampalate ma fortissime, e poco importa che le sue creature siano sempre riconducibili a quella manciata di modelli facilmente trovabili in qualunque suo romanzo (Magrat è lo Scuotivento di turno, Nonna Weatherwax verrà ripresa in varie vecchiette vispe e combattive).
Non deve spaventare la sinossi poco allettante, almeno per chi non conosce l’universo pratchettiano, perché abbiamo a che fare, almeno per i due terzi della vicenda, con un’esilarante rilettura delle favole più famose (Cappuccetto Rosso, Cenerentola, Riccioli d’oro), che vengono legate tra loro da un filo conduttore originale e ben pianificato, che tocca il voodoo e il carnevale, e non disdegna un pizzico d’horror sempre ben accetto.
Ogni tassello che compone il viaggio delle tre streghe verso Genua è una fontana di comicità magistralmente strutturato (basti solo pensare all’involontario incontro-scontro con il vampiro, eccellente nei ritmi e nella costruzione), che sfocia però in una conclusione forse troppo complessa e implicita. Viene lasciato molto all’immaginazione, e nonostante la riuscita atmosfera sporca e paludosa afferri il lettore, si piange per una scaletta degli eventi non molto chiara.
L’eccessiva autoreferenzialità è sempre stato il tallone d’Achille dello scrittore inglese, e in ogni suo scritto è facile imbattersi in momenti bui e macchinosi, ma si sopporta, e si sopporta più che volentieri tenendo conto delle vette raggiunte con il corpo della storia.
Mentre la Tea si è messa a ripubblicare le vecchie (e bruttine) versioni dei primi lavori di Pratchett, teniamoci stretta la Salani, che offre qualità e, a suo modo, puntualità nel tradurre un autore che l’Italia ha scoperto troppo tardi e che purtroppo, causa alzheimer, non potrà donare ancora molto alla letteratura.
Voto: 7
[Simone Corà]

Incipit
Questo è Mondo Disco, che viaggia nell’universo sul dorso di quattro elefanti in piedi sul guscio della Grande A’Tuin, la tartaruga celeste.
Un tempo un tale universo sarebbe stato considerato insolito, magari impossibile.
Ma in effetti... un tempo le cose erano molto più semplicii.
Perché l’universo era pieno di ignoranza e lo scienziato vi si aggirava, chino come un cercatore d’oro su un ruscello di montagna, in cerca del tesoro della conoscenza tra la ghiaia dell’irrazionalità, la sabbia dell’incertezza e le piccole cose baffute con otto zampe della superstizione.
Di tanto in tanto si alzava, e diceva cose del tipo: ‘Urrà, ho scoperto la Terza Legge di Boyle’. E tutti sapevano a che punto si trovavano. Ma il problema fu che l’ignoranza divenne più interessante, specie quella grossa e affascinante ignoranza su questioni enormi e importanti, come la materia e la creazione, e la gente smise di costruire pazientemente le piccole casette di stecchini razionali e cominciò a interessarsi al caos: in parte perché era molto più facile essere esperti di caos, ma soprattutto perché offre ottimi spunti per i disegni sulle magliette.