di Robert R. McCammon - pagine 621 - euro 17,50 - Gargoyle
Un male vecchio come il mondo si è trasferito dalle lande desolate di un paese dell'est europeo nel calderone ribollente della Città degli Angeli, più di otto milioni di persone ed un campionario di ogni genere di umanità. Il contagio che questo male porta con sé si diffonde, prima lentamente, poi in proporzione geometrica: la città, l'intera nazione sono minacciati, poi toccherà al resto del mondo.
Uno sparuto gruppetto di
persone si frappone al piano di un Principe Non-Morto: un detective della omicidi che già
si è imbattuto in quel male durante la sua infanzia, un prete condannato a morte da una
malattia incurabile, un attore della televisione che cerca di strappare la donna amata ad
un destino peggiore della morte, una giornalista abituata a rimestare nel torbido e un
bambino che vuole vendicare l'uccisione dei suoi genitori. Le armi con cui si combattono
sono poche ed inadeguate, ma la loro arma migliore è la fede (dalla seconda di
copertina).
Un leader vampiro che prende di mira una grande città, il virus che piano piano dilaga e
semina il caos, uno sparuto gruppo di eroi improvvisati che tentano di fermare il Male...
questa è a grandi linee la trama di "Hanno sete",
probabilmente l'opera più celebre di Robert McCammon. E' ovvio fin da
subito che questo romanzo non aggiunge nulla di nuovo a tutto ciò che è stato già
scritto in tema di vampirismo in tutti questi anni. Ma nonostante tutto McCammon riesce
ugualmente ad appassionare il lettore e regalare anche qualche genuino brivido di paura. A
mio parere il romanzo sarebbe stato più avvincente e godibile se fosse stato un tantino
più breve: non è facile infatti tenere alta la qualità di un'horror di oltre 600
pagine.
In conclusione, anche se siamo lontani anni luce da quel capolavoro di King intitolato
"Le notti di Salem", "Hanno sete" rimane comunque un discreto libro di
vampiri.
Voto: 6,5
Incipit
Quella notte c'erano dei demoni nel focolare.
Facevano mulinello, si inarcavano e mandavano scintille negli occhi del bambino che sedeva
accanto al fuoco, le gambe incrociate sotto di sè in quel modo inconsapevole che hanno i
ragazi di essere snodati. Il mento sorretto dal palmo delle mani, i gomiti sostenuti dalle
ginocchia, sedeva in silenzio, guardando le fiamme riunirsi, fondersi e scoppiare in
frammenti che sibilavano segreti. Aveva compiuto nove anni solo sei giorni prima, ma
adesso si sentiva grande, perchè papà non era ancora tornato a casa e quei demoni nel
fuoco stavano ridendo.
Mentre sono via sarai tu il capo della casa, aveva detto papà, avvolgendo un
tratto di spessa corda attorno a quella zampa d'orso che era la sua mano. Devi aver
cura di tua madre e assicurarti che tutto vada bene mentre io e tuo zio siamo via. Chiaro?
Sì, papà.
E vedi di portarle dentro la legna quando te lo chiede, e sistemala bene lungo la parete
in modo che possa asciugarsi. E qualsiasi altra cosa ti chiederà, la farai, vero?
La farò.