Bonding

di Antonio L. Falbo - pagine 204 - euro 14,50 - Pendragon

Furono i due ricercatori Marshall Klaus e John Kennell a studiare il "Bonding" ossia quel processo di attaccamento che unisce due individui tra loro, come ad esempio il legame che c'è tra madre e figlio. Quest'opera prima di Antonio L. Falbo narra appunto la storia di Henry, un ragazzo problematico e introverso, alla continua ricerca di un "legame" non solo con la propria madre gravemente ammalata ma anche con le altre persone che lo circondano, con le donne ma soprattutto con se stesso. Spesso infatti i veri estranei si celano dentro la nostra anima, e a volte vengono a galla brutte sorprese.

"Bonding" è un libro intimista assai particolare, più che una vera e propria vicenda descrive i pensieri e le riflessioni del protagonista, un personaggio enigmatico difficile da interpretare per via del suo carattere ambiguo e a volte perfino malsano.
Un libro dedicato a chi cerca qualcosa di insolito su cui riflettere.
Voto: 6

Incipit
"Non c'è niente di cui avere paura, Henry. E' solo il tuo angelo che si diverte a giocare con te" ripeteva sempra mia madre quando, da piccolo, venivo improvvisamenete svegliato nel cuore della notte da alcuni rumori provenienti dalla soffitta, sopra la mia camera da letto. Io ascoltavo le sue parole, rincuorato dal fatto che non si trattasse, come pensavo, dello spirito di mio padre morto qualche anno prima e ora intenzionato a scendere giù dalla soffitta per portarmi via con lui.
Ricordo che una notte in particolare i rumori si fecero più forti del solito e, non ancora del tutto convinto che a causarli fosse un angelo, come sostenuto da mia madre, corsi urlando nel suo letto per cercare conforto. Nel vedermi talmente scosso lei balzò in piedi come se nel sonno avesse appena percepito una forte scossa di terremoto. Poi, dopo avermi consolato a lungo, mi invitò a seguirla nel profondo della notte su in soffitta per porre fine a ogni mio timore, mostrandomi come dello spettro di mio padre non ci fosse nemmeno la più lontana ombra. Io mi strinsi forte al suo fianco e cercai in ogni modo di farla desistere dall'impresa, ma non servì a nulla. Mamma si alzò dal letto, indossò un lungo scialle di lana e, presa una torcia elettrica dal mobile di fianco, con forza mi trascinò al suo seguito.
Niente. Come giustamente supposto da lei, in soffitta non c'era nulla che potesse lasciar presagire il passaggio di un fantasma o di altre creature maligne, solo qualche piccolo ratto che, illuminato dalla torcia impugnata da mia madre, rapidamente spariva nel buio.
"Hai visto, Henry? Te l'avevo detto, papà non è qui. Lui non vuole portarti via, lo sa che devi restare con me".
"E l'angelo?".
"E' un amico di papà venuto per farti compagnia. Quando di notte senti trambusto, è perchè lui sta cercando un posto comodo in cui sistemarsi".