di Giovanni Buzi - pagine 171 - euro 15,00 - Edizioni Il Foglio
Ci sono scrittori che si rilassano, magari limitandosi a scrivere i propri romanzi
(ri)percorrendo la via che già gli ha dato soddisfazioni in passato, altri che invece
rischiano, alzando la posta e cercando di aggiungere nuove tematiche e nuovi elementi alla
propria scrittura.
Giovanni Buzi appartiene senza dubbio a questa seconda categoria, perché
nel suo nuovo romanzo, edito da Edizioni Il Foglio, non si limita a giocare
con le tematiche dell'eros, come già aveva fatto egregiamente in Uragano, o
dell'orrore. Con La signora dalla maschera d'oro", l'eclettico
scrittore di origini viterbesi, ma operante a Bruxelles, ci narra una vicenda che, pur
mantenendo in primissimo piano l'aspetto horror-erotico, si innesta su una struttura che
fonde gli elementi del giallo e del noir con quelli del thriller e che, riuscendoci, mira
a trascinare il lettore fino alla fine del libro.
Non contento, Giovanni lascia che questa vicenda affondi le sue radici nei riti
antichissimi dedicati alle divinità pagane, ambientandoli però in una Viterbo attuale,
che se da un lato vede i Monti Etruschi essere un degno e cupo scenario, dall'altro ci
regala dei protagonisti reali, che vivono tra università, internet e cellulare.
Certo, riuscire ad amalgamare tutti questi elementi in poco più di 170 pagine è
sicuramente un'impresa, ed è lecito aspettarsi che alcuni aspetti siano più riusciti di
altri. Nel complesso, però, Buzi riesce a districarsi in modo egregio, regalandoci una
lettura veloce e gradevole, che ha il pregio di lasciarsi ricordare e di calare
completamente il lettore nell'antico convento sui Monti Cimini, dove gran parte delle
vicende prendono corpo.
Ma quali sono queste vicende? E chi è questa Signora dal volto mascherato e dal corpo
perfetto, che ci strega fin dalla (riuscita) copertina?
Il personaggio che dà il titolo al romanzo, non è solo quello che con una breve e lirica
introduzione apre ogni capitolo, anche quello che si assume con maggior successo gli
aspetti sessuali e orrifici dell'opera, diventando un fil-rouge che ci conduce
attraverso le pagine del libro, mantenendo sempre viva la curiosità e culminando in un
finale che, per quanto riguarda questa figura chiave, è quasi düremmattiano.
Gli altri personaggi, in parte protagonisti e in parte investigatori, son un gruppo di
ragazzi. Il primo è Luca, universitario simile a molti, che incontra su una chat la
Signora ed entra così in una serie di misteriosi rituali di sesso e violenza, in cui poi
trascinerà anche i suoi amici. Altro personaggio chiave, poi, è l'investigatrice Lucilla
Simonetti, personaggio che a tratti appare descritto in modo fin troppo legnoso, ma in
seguito sviluppa delle tecniche di indagine che sono quantomeno poco ortodosse.
Non ultimi, infine, saranno gli appartenenti all'antichissima congrega che venera il
Dio-Toro, tra cui ritroviamo le Suore di Santissima Maria degli Angeli.
Ci sembra non sia opportuno ricordare altro, della vicenda, per non togliere piacere alla
lettura. Preferiamo piuttosto sottolineare alcuni aspetti tecnici che ci paiono riusciti.
Ci riferiamo in particolare all'ambientazione delle vicende e al modo in cui Buzi tratta
la modernità. Nel primo caso possiamo immaginare che l'autore abbia attinto a piene mani
dai suoi ricordi e abbia descritto con facilità le terre della infanzia, riuscendo ad
essere al tempo stesso evocativo e incisivo. Il freddo, l'umidità e la nebbia che
circondano il vecchio convento e il lago paiono sempre presenti, fino a contaminare sia i
personaggi, sia la vicenda. Per quanto riguarda il secondo aspetto, è apprezzabile come
Buzi non sia uno di quegli autori che paiono rifuggire gli elementi della modernità (il
cellulare, le chat, google...) ma li utilizzi per i suoi scopi, rendendoli parte della
storia.
Tutto perfetto, quindi? Non sempre. Ci sono anche alcuni aspetti che, in una così grande
mescolanza di generi, non sempre riescono al meglio. Ci riferiamo in particolare a quelli
più legati alla vicenda poliziesca, che vedono un'indagine condotta in modo che a volte
si allontana dalla verosimiglianza, lasciando percepire quasi una, per altro
giustificabile, distanza dell'autore dal mondo del crimine. Ne è la riprova il
personaggio dell'ispettore Simonetti, personaggio che appare descritto in modo freddo
quando si tratta della sua indagine, ma la cui caratterizzazione prende subito quota
quando si parla della sua vita privata.
Altra piccola e veniale pecca, potrebbe essere ravvisata in due scelte nella
strutturazione del romanzo. In primo luogo l'inserimento di una lunga spiegazione sui riti
pagani dedicati al dio-toro, che avviene ottimamente per mezzo dell'oracolo Google, ma
cade nel punto della vicenda in cui il lettore vuole leggere e scoprire quel che accadrà,
e l'occhio è quindi tentato a saltare le righe, per ritrovare i fatti, piuttosto che i
perché degli stessi. In secondo luogo la scelta, anche qui voluta, di lasciare in sospeso
alcuni rami della vicenda, accennandone appena gli sviluppi, che benché non siano
fondamentali per lo sviluppo della storia, lasciano al lettore qualche piccola
insoddisfazione, in forma di lontana domanda.
Un ultimo giudizio se lo merita l'oggetto, gradevole e accattivante sia nel layout
esterno, sia nell'impaginazione ariosa ed elegante. Unico appunto, qualche refuso ed
errore di battitura di troppo, peccato veniale, certo, ma che vista la cura usate per la
parte estetica del libro, poteva essere evitato.
In conclusione, siamo di fronte a un libro gradevole, che ci racconta una storia di sesso
e orrore, legata al fantastico più nostrano, e proprio in questi aspetti e in
questa voglia di mescolarli trova i suoi punti di forza. In amore, si sa, vince chi osa.
Speriamo accada anche in letteratura.
Voto: 6,5
[Gelostellato]
Incipit
"Sono la tua Signora. La tua Signora assetata".
"Sono il Suo servitore, oh mia Signora".
"Vieni allora. Cosa aspetti? Ho bisogno di te".
"Vengo, sì".
"Non tardare, il mio corpo, le mie labbra, la mia bocca, tutto il mio essere ha
bisogno di te".
"Arrivo, mia Signora. Sono il Suo schiavo. Per sempre ".
Perché quel fuoco nelle vene?
Perché Luca restava ipnotizzato di fronte a quell'immagine? Era la sera del trentuno
dicembre 2005. Per varie vicende, Luca era rimasto solo. Alessandra, la sua ragazza, era
in vacanza con la famiglia sulle Dolomiti, nessuno degli amici era in città. Soltanto per
questo si era gettato su una chat d'incontri? Per la solitudine di una sera? Possibile che
non fosse capace di passare un ultimo dell'anno per conto suo? Certo, il 2005 lo terminava
da sfigato e, probabilmente, il 2006 non lo avrebbe iniziato meglio, ma che ci poteva fare
se la Santa Esmeralda, la compagnia aerea low cost con la quale sarebbe
dovuto partire il trenta dicembre per una vacanza di dieci giorni a Zanzibar, era
fallita il ventinove? Tanto più che sembrava impossibile recuperare l'anticipo. Da tre
giorni stava litigando al telefono con gli impiegati dell'agenzia di viaggi. Vedeva ancora
in vetrina il cartello pubblicitario squillare di giallo fluorescente: "Dieci giorni
a Zanzibar: quattrocento euro tutto incluso! Un viaggio che non dimenticherete
facilmente!". Soldi persi, vacanza persa e solo come un cane la notte dell'ultimo
dell'anno! È vero, non era una catastrofe planetaria, ma gli giravano comunque le palle.