L'orrore del mare

di William H. Hodgson - pagine 100 - Newton

Breve antologia dedicata a un maestro della narrativa fantastica inglese e non solo. Famoso soprattutto per la sua “La casa dell’abisso”, W.H. Hodgson era uno scrittore dotato di una grande abilità nel dipingere scenari onirici. “L’orrore del mare” non delude di certo le attese, pur proponendo racconti di seconda fascia nella narrativa dell’autore di Blackmore End.
Ci troviamo, per lo più, al cospetto di piovre e serpenti marini che tormentano marinai isolati in oceani tropicali o cittadini che si aggirano lungo le coste dell’Inghilterra.

A tali racconti se ne aggiunge un altro (“Dio, Dio, perché non mi aiuti” alias “Eloi, Eloi Lama Sabachtani”) che poco ha a che fare con “L’orrore del mare”, ma che comunque si rivela senz’altro particolare e degno di nota.
Vediamo quindi di spendere qualche considerazione sui sei racconti che compongono l’antologia.
L’opera si apre con “Il mostro” (“A tropical horror”), racconto di intrattenimento davvero molto teso (e di cui, qui di seguito, viene riportato l’incipit) in cui assistiamo alla mattanza messa in atto da un enorme rettile marino, penetrato all’interno di una nave. La creatura, dotata di chele e artigli, riduce in mille pezzi l’imbarcazione e divora buona parte dell’equipaggio.
Dopo questo orrore - che potremmo definire un monster movie, per utilizzare una classificazione cinematografica - si passa a “Lamie” (“Middle Islet”) ovvero (ad avviso di chi scrive) al miglior elaborato del lotto. “Lamie” è un’opera, che potremmo ascrivere al sottogenere delle ghost stories, in grado di incutere quella paura a cui ogni racconto del terrore dovrebbe puntare. In essa una nave svanisce nel nulla con tutto il suo carico. Il marito di una delle passeggere, così, organizza una squadra di soccorso e, dopo alcuni mesi dalla scomparsa, riesce a rinvenire il veicolo. L’imbarcazione è arenata in un’isola disabitata e si trova in perfette condizioni, tuttavia non vi è traccia dell’equipaggio. Nonostante ciò, però, qualcuno aggiorna - di giorno in giorno - il calendario di bordo...
Ancora orrore legato al mare, nella terza e quarta storia. Ne “Il mare” (“Out of storm”) un marinaio racconta via radio i momenti che precedono l’affondamento della nave su cui è imbarcato, compresi i comportamenti animaleschi tenuti dai vari passeggeri che pur di aver salva la vita sacrificano i loro cari.
Si tinge di giallo, invece, il quarto racconto - “La bestia orribile” (“The unknow horror”) - con un medico chiamato a risolvere l’enigma legato all’assassinio di due uomini, strangolati sopra una cisterna da un assassino troppo forte per essere umano. Insomma un soggetto che strizza l’occhiolino ai famosi omicidi della Rue Morgue di E.A. Poe.
Il quinto pezzo, invece, è un racconto che pare esser stato buttato lì tanto per far numero, visto che non ha nulla a che fare con il mare. Sto parlando di “Dio, Dio, perché non mi aiuti” (“Eloi, Eloi Lama Sabachtani”). L’elaborato ricorda molto da vicino alcune tematiche trattate da Clark Ashton Smith. In esso, infatti, troviamo uno scienziato intento a studiare la metafisica per dimostrare che il fenomeno dell’oscurità della croce (del Cristo) è stato un reale evento storico. L’uomo sostiene che la luce è una vibrazione dell’etere e che persone sofferenti dotate di grande personalità sono capaci di determinare un oscuramento della luce. Per convincere gli scettici, lo scienziato compie un esperimento nell’ambito del quale finisce per essere posseduto da uno spirito. La possessione porta lo studioso a subire le sofferenze del Cristo, mentre una crescente oscurità avvolge l’intera città...
Chiude l’antologia il racconto forse più famoso dell’antologia ovvero “Il mare dei Sargassi” (“The finding of the Graiken”). L’opera è incentrata sull’affascinante teoria che tutte le navi scomparse nell’oceano siano radunate in una parte di mare impenetrabile.
Questo è quanto vi troverete di fronte leggendo questa antologia, caratterizzata da uno stile piuttosto scorrevole e non eccessivamente lirico. Consigliata a tutti gli amanti dell’horror dei primi ‘900 e non solo...
Voto: 7,5
[Matteo Mancini]

Incipit (dal racconto "Il mostro")
Abbiamo lasciato Melbourne centotrenta giorni fa e, per tre settimane, ci siamo fermati in questo luogo caldo e soffocante.
È mezzanotte, ed è il nostro Quarto fino alle quattro antimeridiane. Esco e mi siedo sul boccaporto. Pochi minuti dopo Joky, il nostro apprendista più giovane, mi raggiunge per chiacchierare. Siamo stati seduti in questo modo per tante volte, e abbiamo parlato durante i Quarti di Notte, sebbene chi parlasse veramente fosse solo Joky.