Diary

di Chuck Palahniuk - pagine 286 - euro 9,00 - Mondadori

Questo libro è un diario. Non uno comune ovviamente, trattandosi di Palahniuk è il resoconto di un delirio. La storia che contiene è a tratti grottesca e a volte fa paura, ma non è certo roba di tutti i giorni trovarsi con un marito in coma per aver tentato il suicidio, un marito che aveva ristrutturato case da cui adesso cominciano a sparire le stanze. “Il tempo previsto per oggi è inquietudine crescente con rovesci di terrore” non è esattamente il genere di annotazione che si troverebbe nel diario di una persona serena... e che dire di cose come “se viene fuori che il primo uomo che ti guarda le tette dopo quattro anni è un poliziotto, tu bevi. Se si scopre che sa già come sei da nuda, tu bevi due volte, e fattelo doppio”.

Non male per una persona che aspira alla normalità borghese, anche se magari ha un talento per la pittura di cui non vuole essere consapevole, e se per caso quel talento la mette in contatto con donne morte da secoli il cui talento le aveva in precedenza uccise.
Le stanze sparite ad un certo punto risultano murate, e sulle pareti vi sono delle scritte, sembrano comunicati terroristici, e di sicuro contengono imbarazzanti verità sul conto di Misty, la redattrice del diario, potenziale vedova, cameriera a tempo pieno e sospetta pittrice. Stando alle annotazioni sul diario, il compito di una figlia è rompere le palle alla madre, forse è vero, ma in questo caso quello di Tabby, la figlia di Misty sembra molto più preoccupante... e poi che pensare di Angel, grafologo amante di Jung e stranamente interessato alla sindrome di Stendhal?
Lo stile asciutto dell'autore rende inquietante la semplice quotidianità di una donna, la cui vita diviene lentamente il pallido riflesso di vite del passato, e la cui scoperta missione è di mantenere un impossibile equilibrio tra il presente che avanza macinando le illusioni di staticità e il pallido ricordo di un tempo che non può tornare. E se in altri libri Palahniuk crea indimenticabili personaggi, qua semplicemente racconta di una donna comune, il cui talento per la pittura diviene a mano a mano una porta. E mentre tutte le porte del racconto risultarenno murate, queste aperte attraverso Misty in verità sono pure troppo spalancate e offrono una generosa visuale sull'abisso che aspetta tutti quelli che hanno serie difficoltà ad accettare il passare del tempo.
Palahniuk ci regala un libro intrigante, metà "Figth club" e metà "Rosemary’s baby", i personaggi risultano affascinati e un clima di paranoia pervade il tutto senza mai risultare pesante.
I contenuti di critica sociale, altrove presenti nella sua opera qui sono un tantino stemperati a favore di una rabbia tutta personale per le invasioni turistiche. Misty è l’agnello sacrificale sull’altare della conservazione dello status quo, e anche se alla fine non è del tutto possibile condividere le strategie di sopravvivenza di una comunità di discendenti dal Mayflower, non si può certo dire che tutta questa resistenza al cambiamento sia estranea al nostro attuale modo di vivere.
Voto: 6,5
[Anna Maria Pelella]

Incipit
21 Giugno tre quarti di luna
Oggi ha chiamato un signore da Long Beach. Ha lasciato un lungo messaggio in segreteria, sussurrando e gridando, parlando lentamente e poi veloce, imprecando e minacciando di chiamare la polizia, di farti arrestare.
Oggi è il giorno più lungo dell'anno, anche se ormai tutti i giorni lo sono.
Il tempo previsto per oggi è inquietudine crescente seguita da terrore conclamato.
L'uomo che ha chiamato da Long Beach, dice che gli è sparito il bagno.