Solaris

di Stanislaw Lem - pagine 220 - prezzo 8,40 euro - Mondadori

Opera principale del polacco Stanislaw Lem, trasposta sul grande schermo da registi quali Anrej Tarkovskij e Steven Soderbergh (entrambe le opere aspramente criticate da Lem). Da un punto di vista superficiale, si tratta di uno sci-fi con qualche atmosfera horror e una spiccata componente visionaria. Il soggetto propone le vicende di un trio di scienziati, confinati in una stazione orbitante attorno a Solaris.

Solaris è un pianeta composto da un oceano scarlatto che in realtà è un essere vivente capace di filtrare le menti degli uomini e di materializzare i loro pensieri (compresi quelli più segreti e inconfessabili). I tre dovranno così vedersela con il loro passato e saranno visitati da esseri apparentemente umani, ma che in realtà sono alieni inconsapevoli di esser tali (un po’ come gli androidi di “Blade runner”). Come anticipato, però, in questo romanzo si supera la componente narrativa, per affondare in concetti filosofici. Lem abbonda con simbolismi e soprattutto appare ossessionato da taluni temi (incapacità dell’uomo di discernere oggettivamente la realtà dalla fantasia; limite della scienza nel voler spiegare con la ragione cose che sfuggono alla medesima; tendenza dell’uomo a preferire le illusioni sulla dura realtà; rapporto uomo-Dio), al punto da spezzare più del dovuto l’evoluzione del soggetto. Si assiste così ad alcuni capitoli che sono autentiche “mattonate” con decine e decine di teorie fantascientifiche finalizzate a evidenziare l’incapacità della scienza di fronte all’ignoto. La mia modesta sensazione è che Lem si sia fatto prendere troppo la mano e abbia appesantito più del dovuto la fluidità del romanzo, ma lascio ai letterati il compito di giustificare appieno tali scelte.
Notevoli alcuni passaggi onirici (su tutti la descrizione di un episodio passato, rispetto all’ambientazione del racconto, in cui un astronauta si imbatte con un bambino gigante che galleggia sull’oceano; non male anche l’ultimo capitolo, con la descrizione della superficie del pianeta), che sapranno deliziare il palato degli appassionati di narrativa fantastica dei primi ‘900 (il libro, tuttavia, è del 1961).
In definitiva siamo alle prese con un elaborato non adatto a tutti i lettori. Se il potenziale acquirente è in cerca di qualcosa con cui divertirsi, “Solaris” probabilmente non è un testo a lui consigliabile. Se viceversa è appassionato di libri diretti a lanciare un messaggio filosofico e a stuzzicare la propria analisi critica, allora l’acquisto può essergli caldamente consigliato. Quanto al mio voto, pur riconoscendo l’ottimo soggetto (a mio avviso più adatto per un racconto piuttosto che per un romanzo) non posso andare oltre a un sette in pagella, a causa dell’eccessiva prolissità di alcuni capitoli (quelli ambientati nella biblioteca su tutti).
Voto: 7
[Matteo Mancini]

Incipit
Alle diciannove, ora di bordo, passai in mezzo ai meccanici, fermi accanto al pozzo di lancio, e per la scaletta a mano scesi nella capsula. Ci stava giusto un uomo, con lo spazio appena sufficiente per muovere i gomiti. Una volta avvitata sulla paratia la bocchetta del mio sistema pneumatico antiaccelerazione, la tuta si gonfiò e da quell’istante non potei più fare neanche il minimo movimento.