Telepatia con i deceduti

di Eduardo Vitolo - pagine 39 - euro 10,00 - Ibiskos Editrice Risolo

Anna è un medium. Gigi è un fotoreporter. Insieme, vogliono scoprire quale sia il mistero che si cela nell’oscura Villa del Carro.
Nell’editoria underground, digerito il fatto che elementi goduriosi come lo sfondare, il vendere un numero di copie con più di un zero o addirittura il guadagnare qualche meritato (ma anche no) soldino, appartengono a universi che non ci è ancora dato conoscere, resta un unico, doloroso modo per cercare di ritagliarsi un piccola celletta e far divulgare il proprio culto. E non si tratta di sacrificare vergini, capre o suocere: sappiamo tutti di cosa si sta parlando, quando c’è di mezzo uno scrittore giovane e il suo primo romanzo breve.

Prendiamo allora questo "Telepatia con di deceduti". È brevissimo, veloce, semplice e lineare, e si legge in venti minuti. Ma cosa rimane di una storia che dice tutto già a partire dalla striminzita sinossi là sopra? Una giovane medium tormentata dal suo dono si scontra con un fotoreporter acidamente spregevole, mentre un fantasma vendicativo li minaccia all’interno della villa. Ecco. D’accordo che sono quaranta pagine scarse, ma se non si accende l’interruttore della curiosità e si bandiscono sorprese e inventiva, è difficile per un lettore (non per forza malizioso) non prevedere quali siano gli sviluppi della storia.
Come difficile è resistere all’indole di segnare in rosso tanti momenti dubbiosi che anche un editor di passaggio avrebbe quanto meno fatto notare al buon Eduardo Vitolo. Mi duole dirlo, e preferirei che mi piantassero un chiodo negli indici piuttosto che scriverlo, perché in fondo si è sempre tra colleghi e se non si vive di pace, armonia e fratellanza siamo al capolinea, ma c’è ancora molta, molta ruggine che bisogna assolutamente togliere.
Perché se grossolani veleni italiani come le ‘d’ eufoniche, un uso della punteggiatura piuttosto, ehm, personale, e l’intrusione di una forma parlata e colloquiale legata al Sud Italia sono facilmente evirabili, l’esercizio richiesto per sgrassare una certa indecisione nella stesura di dialoghi gracili e poco accattivanti, e per ritmare con più irruenza una vicenda purtroppo poco vivace, be’, comporta uno sforzo notevole, cose tipo sputare sangue e distruggere tastiere e polpastrelli. Ma sicuramente, prima o poi, anche la fatica più infame porterà a buone soddisfazioni. Basta desiderarle più di ogni altra cosa.
Siamo infatti di fronte a una scrittura ahimé acerba (basta leggere anche solo la prima riga dell’incipit per farsi un’idea), non ancora pronta per il grande salto e relativo atterraggio su carta. Perché qui si è dalle parti di un’amatorialità prettamente online, più adatta a un e-book, un sito o a un blog che a una pubblicazione cartacea.
Il processo di filtraggio delle impurità è ancora lungo, ma piace comunque la ricerca di uno stile che tenta di avvicinarsi a un universo ottocentesco e la buona caratterizzazione della protagonista, fragile nelle sue paure ma determinata e a suo modo coraggiosa.
Se Eduardo sarà in grado di applicare questi piccoli ma efficaci pregi, cercando di dare più vivacità al soggetto, rafforzando maggiormente la struttura delle sue Storie e magari evitando di assoldare qualche sicario che mi tolga di mezzo (o, se è proprio inevitabile, almeno uno che sia veloce e indolore) ci saranno occasioni future per sentire ancora il suo nome.
Tiratina d’orecchi però per la casa editrice. Prima di tutto per un prezzo sconvolgente, che 10 euro per un libro di quaranta pagine di uno scrittore esordiente non li spenderei nemmeno se si trattasse della mia ragazza, e poi per un progetto grafico visivamente orribile e privo di fantasia.
E possono scrivere tutte le più belle parole della lingua italiana per presentare la collana minimal narrativa, ma se poi non c’è un effettivo lavoro dietro a tutto questo (buona l’impaginazione del libretto, anzi ottima, ma nemmeno un editing, dài, ragazzi, questo no), l’introduzione è a conti fatti una facciata inutile e totalmente sprecata, alla faccia dell’uso della carta riciclabile.
Voto: 5
[Simone Corà]

Incipit
«Sei sicura che sia qui?» L’uomo aveva un’espressione dubbiosa guardando verso le finestre sprangate e il giardino invaso dalle erbacce.
«Sì... è questa!» La ragazza invece era assorta nei pensieri e teneva il capo chino. I capelli biondi tagliati a caschetto le nascondevano solo in parte il viso.
«Bene, domani notte entriamo. Ho avuto finalmente il permesso dal Comune. Me lo sento, vedremo qualcosa e i giornali ci pagheranno profumatamente. Già ne ho avvertiti un paio.»
Il reporter emanava eccitazione e impazienza da tutti i pori del corpo. Un sorriso a denti stretti partiva da una guancia all’altra facendolo sembrare un ragazzino il mattino di Natale. Il piede destro si alzava e abbassava ritmicamente come se stesse tenendo il tempo ad un pezzo rock immaginario.