di Stephen King - pagine 320 - euro 5,95 - Sperling Paperback
La piccola Trisha McFarland è una bambina di 9 anni. Durante un'escursione nei boschi del
New England con la madre e il fratello, a causa di una distrazione, abbandona il sentiero
e finisce per perdersi.
Inizia così per lei una terribile odissea in solitudine contro la fame e le insidie della
foresta mentre "qualcosa" la segue e la osserva di nascosto. Unica compagnia è
il suo walkman che la tiene in contatto con il resto del mondo e che le permette di
ascoltare le partite del suo idolo Tom Gordon, campione di baseball dei Red Sox.
"La bambina che amava Tom Gordon" malgrado non sia una delle migliori opere di Stephen King rimane ugualmente un discreto libro d'avventura con qualche tocco di horror/thriller. Ottima l'atmosfera e l'ambientazione. Godibile! Voto: 7,5
Incipit
Il mondo aveva i denti e in qualsiasi momento ti poteva morsicare. Questo Trisha
McFarland scoprì a nove anni. Alle dieci di una mattina dei primi di giugno era sul
sedile posteriore della Dodge Caravan di sua madre con addosso la sua maglietta blu dei
Red Sox (quella che ha 36 GORDON sulla schiena) a giocare con Mona, la sua bambola. Alle
dieci e mezzo era persa nel bosco. Alle undici cercava di non essere terrorizzata, cercava
di pensare: Questa è una cosa seria, questa è una cosa molto seria. Cercava di
non pensare che certe volte a perdersi nel bosco ci si poteva fare anche molto male. Certe
volte si moriva.
Tutto perchè avevo bisogno di fare pipì, pensò... quando poi il bisogno non
era così terribile e in ogni caso avrebbe potuto chiedere a mamma e a Pete di aspettare
un minuto mentre lei andava dietro un albero. Stavano litigando di nuovo, sai che novità,
ed era per quello che era rimasta un po' indietro e senza fiatare. Era per questo che
aveva lasciato il sentiero e si era messa dietro un cespo di vegetazione bella alta. Aveva
bisogno di un attimo di respiro, ecco. Era stanca di sentirli bisticciare, stanca di fare
la spensierata sempre di buonumore, quando era lì lì per gridare a sua madre: E
lascialo andare, allora! Se ci tiene tanto a tornare a Malden e a stare con papà, perchè
non lo lasci andare senza tante storie? Ce lo porterei io se avessi la patente, se non
altro per avere un po' di pace e tranquillità! E poi? Che cos'avrebbe detto sua
madre? Che faccia avrebbe fatto? E Pete. Era più grande, quasi quattordici anni, e non
era stupido, allora perchè era così cocciuto? Perchè non lasciava perdere? Piantala
di rompere, avrebbe voluto dirgli (a tutt'e due, volendo); piantatela di rompere!