L'estate dei morti viventi

di John Ajvide Lindqvist - pagine 380 - euro 17,50 - Marsilio

Stoccolma è sull'orlo del caos. Dopo un'ondata di caldo torrido, in città si è creato un campo elettrico di grande intensità: le luci non si spengono, gli apparecchi elettrici non si fermano, i motori continuano a girare. E mentre nell'aria si avvertono strani ronzii, si scatena una violenta emicrania collettiva. E' un ubriaco a vedere per primo una minuscola larva bianca che come uno spirito penetra il marmo di una lapide. Poco dopo, si diffonde la notizia che negli obitori i morti si stanno risvegliando.

La prospettiva di ritrovare i "cari estinti" scatena le reazioni più disparate in una società che fa di normalità e consuetudine il proprio paradigma, ora improvvisamente sconvolta da un fenomeno incomprensibile. E così, tra tanti, un vecchio giornalista corre a disseppellire il nipotino; un'anziana signora riceve una visita alquanto insolita in piena notte; un uomo disperato è convinto di poter riavere la moglie. Ma quando i morti tornano, cosa vogliono? Quello che desiderano tutti: tornare a casa. E riaverli con sè, non è esattamente come ci si aspettava (dalla seconda di copertina).
Dopo i vampiri di "Lasciami entrare" John Ajvide Lindqvist ritorna questa volta con un nuovo romanzo che affronta il tema dei morti viventi, ovviamente a modo suo, con l'estro e la genialità che aveva dimostrato con il precedente libro. Da appassionato del genere (quello di zombi) e fan dell'autore posso dire di non essere stato deluso anzi sono rimasto piacevolmente sorpreso quando mi sono reso conto che Lindqvist è riuscito a dare nuova linfa ad un argomento che sembrava non avesse più niente da raccontare.
Non aspettatevi orde di zombi "romeriani" che vagano per città fantasma divorando i vivi. No, non c'è niente di tutto questo. Qui il fenomeno è limitato a qualche migliaio di morti messi subito sotto chiave, lontano dal clamore dei mass media. Lindqvist illustra con maestria e con una sensibilità fuori dal comune il dramma della morte e della relativa resurrezione, dell'emarginazione e dell'amore per chi non c'è più. Un grande romanzo innovativo e geniale!
Voto: 8,5

Incipit
"Salud comandante."
Henning alzò il cartone di vino rosso e fece un brindisi alla placca di bronzo che ricordava il luogo dove il primo ministro Olof Palme era stato assassinato sedici anni prima. Si accovacciò e passò un dito sulle lettere in rilievo.
"Dannazione Olof" disse. "Le cose stanno andando male. Di male in peggio."
Aveva l'impressione che la sua testa fosse sul punto di scoppiare, e non era colpa del vino. Le persone che passavano in Sveavägen camminavano con lo sguardo fisso a terra e alcuni si tenevano le tempie fra le mani.
All'inizio della serata si sarebbe soltanto detto che fosse in arrivo un temporale, ma l'intensità di energia elettrica nell'aria era aumentat gradualmente in maniera impercettibile, e ora era quasi insopportabile. Neppure una nuvola nel cielo della sera, neppure un tuono in lontananza, nessuna speranza di un temporale liberatorio. L'informe campo elettrico era effimero, ma si percepiva.