Gotico americano

di Robert Bloch - pagine 183 - euro 7,20 - Fabbri Bompiani

Il celebre autore di “Psyco” nonché allievo di H.P. Lovecraft ci porta questa volta in una Chicago di fine ‘800, narrandoci una storia che ha molti punti in comune con quella del serial killer Herman W. Mudgett (alias H.H. Holmes). Il romanzo, uscito nel 1974, si alterna tra passeggiate alla fiera mondiale che fu ospitata dalla città di Chigaco nel 1893 e omicidi perpetrati tra i meandri e le stanze segrete in cui si snoda il castello residenza del killer di turno. A vestire i panni del “trucidatore” è un truffatore che si spaccia come dottore e che confeziona intrugli farmaceutici, vantandosi - a torto - di aver brevettato sostanze miracolose.

L’uomo è dotato di un gran carisma e di un’ironia così sottile da ipnotizzare tutte le donne che vuole. Ma ovviamente “il nostro” non è interessato all’amore, bensì ai soldi e ai possedimenti delle vittime potenziali. Così, le conquista con regali e gentilezze, quindi una volta sedotte le uccide, non prima però di aver escogitato tutti i sotterfugi per impadronirsi delle loro ricchezze o per frodare le compagnie assicurative.
Una giornalista, però, comincia a sospettare qualcosa e decide così di spacciarsi per sua nipote col fine di incastrarlo. Il rischio però è elevato e presto anch’essa subirà il fascino dell’uomo.
Roberto Bloch mostra grande capacità nel caratterizzare i vari personaggi. Soprattutto delinea magistralmente il carattere e le abitudini dell’assassino. Al di là della buonissima caratterizzazione dei personaggi, nonché della minuziosa ricostruzione dell’atmosfera dell’epoca, il romanzo non si segnala tra i migliori lavori dello scrittore. Il punto debole è da individuarsi nel fatto che l’opera si rivela priva di colpi di scena e a una struttura troppo monocorde. Per dirla in termini più spicci, non si tratta né di un giallo (per assenza di mistery) né di un horror (per assenza quasi totale di tensione). Anche la componente visionaria è pressoché prossima alla zero (a parte le descrizione finali dei sotterranei della magione) e non sfrutta appieno le potenzialità costituite dalla vera storia del dott. Holmes (che si rivela decisamente più deviata e crudele di quella del protagonista del romanzo).
Non serratissimo il ritmo con varie parti che sarebbero potute essere sacrificate sull’altare della briosità. La lettura è comunque scorrevole con uno stile commerciale.
Personalmente ho letto di meglio da parte di Bloch, comunque la sufficienza viene raggiunta per le ottime caratterizzazioni di personaggi e città.
Voto: 6-
[Matteo Mancini]

Incipit
Il castello era immerso nell'ombra.
Mille, immobile sul marciapiede, alzò gli occhi verso le sue torrette svettanti mentre la carrozza ripartiva, risuonando sull'acciottolato. E il castello la fissò a sua volta. Due occhi spalancati e minacciosi che la guardavano dalla torretta più alta.
"Puaf!" borbottò Mille. "Sono soltanto luci."
Certo, soltanto questo erano - qualunque sciocco poteva capirlo - e non aveva senso parlare a se stessa. Ma mentre l'eco dello scalpitìo degli zoccoli dei cavalli svaniva nella notte, il suono della propria voce riuscì a rassicurarla.
Non pensava che la strada sarebbe stata così buia, così deserta; non credeva che il castello fosse così imponente.