Nel labirinto delle ombre

di Dean Koontz - pagine 384 - euro 18,00 - Sperling e Kupfer

Odd Thomas, ragazzo di ventun anni di Pico Mundo, città del deserto del Mojave, ha un dono: può vedere e comunicare con i morti. Una notte, il fantasma del dottor Wilbur Jessup, gli fa visita. Odd si reca alla sua dimora dove scopre che Danny, il figlio di Wilbur, affetto da una rara malattia genetica che rende le sue ossa fragili come un grissino, è scomparso. Le ricerche lo condurranno in un antico casinò abbandonato, dove strani riti si compiono.

Secondo capitolo delle avventure di Odd Thomas. Se il primo libro, "Il luogo delle ombre", rappresentava una vera chicca per tutti gli amanti di Dean Koontz, con l'autore che finalmente emergeva dalle acque dello stagno della sufficienza in cui si era impantanato negli ultimi tempi, questo lavoro è invece un brusco passo indietro. La prima parte è ottima, si ritrovano tutti gli elementi che tanto mi avevano colpito nel libro precedente, con un Odd più cupo del solito, causa la disgrazia patita e con nuovi poteri, che rendono ancora più pesante il fardello di cui si fa carico. Man mano che leggevo, non potevo fare a meno di entusiasmarmi, con l'elemento soprannaturale che acquisiva sempre più importanza con l'avanzare della lettura, con la seria possibilità di un romanzo che abbandonasse i binari del solito thriller e seguisse le rotte del paranormale, per sfociare anche in un po' di sano horror. Ma al momento di fare il salto di qualità, Koontz si è tirato indietro ed è ritornato sugli schemi a lui più congegnali.
Pazienza.
Pazienza, perchè, anche se siamo di fronte ad un'opera più che sufficiente, è un peccato aver sprecato una simile opportunità.
Pazienza, per non aver avuto il coraggio di osare nel finale, troppo prevedibile.
Pazienza, aspettando magari altre avventure di Odd Thomas, serie in cui Koontz ha recuperato, in toto nel primo lavoro, a tratti in questo, lo smalto dei giorni migliori.
Voto: 6,5
[Nanny Ranz]

Incipit
Svegliandomi, udii un vento tiepido arpeggiare la zanzariera della finestra e pensai a Stormy, ma non era lei.
L'aria del deserto odorava leggermente di rose, che non erano in fiore, e di polvere, che nel Mojave abbonda dodici mesi l'anno.
Sulla città di Pico Mundo le precipitazioni cadono solo durante il nostro breve inverno. Quella mite notte di febbraio, però, non era addolcita dal profumo di pioggia. Sperai di sentire gli ultimi brontolii del tuono. Se mi aveva svegliato un fragore particolarmente forte, doveva essere stato il tuono in un sogno.
Trattenendo il respiro, rimasi indietro disteso ad ascoltare il silenzio e sentii che il silenzio ascoltava me.