di Stephen King - pagine 460 - euro 9,40 - Sperling & Kupfer
Risvegliatosi dopo un coma di quattro anni, Johnny Smith scopre di possedere un dono
meraviglioso ed inquietante: attraverso un tocco è in grado di avere visioni del futuro
delle persone. Un giorno d'estate stringe la mano di un ambizioso uomo politico e nella
sua mente si delinea l'immagine di una terribile profezia: costui un giorno diverrà
presidente degli Stati Uniti d'America e porterà il mondo alla rovina. Decide quindi di
agire, ma purtroppo è solo.
Scritto verso la fine degli anni '70, questo romanzo può tranquillamente definirsi come
una delle opere migliori mai uscite dalla penna del re. Vi sono racchiuse in esso tutte le
peculiarità che hanno fatto di Stephen King lo scrittore più venduto al
mondo: analisi approfondita dei personaggi, descritti in ogni minimo particolare e
sfumatura, stile impeccabile e capacità narrativa ai massimi livelli, capace di
trasformare un libro dalla trama non proprio originale in una piccola pietra miliare della
letteratura fantascientifica.
Non credo di esagerare nel definire La zona morta come una delle rare escursioni di King nella fantascienza, rappresentata non da astronavi
che scandagliano il cosmo alla ricerca di pianeti con forme di vita intelligenti, ma da
una terribile domanda che inevitabilmente il lettore si pone man mano che procede nella
lettura: cosa avreste fatto se aveste conosciuto Hitler prima della sua ascesa?
Il povero Johnny Smith, un uomo comune come tanti, uno di noi, in Italia sarebbe
l'equivalente di un Mario Rossi, viene catapultato in un incubo senza via d'uscita:
uccidere un uomo che ancora non ha commesso niente, ma che un giorno sarà l'artefice
della rovina dell'umanità. Un destino che può essere mutato grazie alla Zona Morta,
quella parte del futuro che si può mutare, perché nulla è realmente scritto, a patto
che si agisca. Un romanzo crudo, terribilmente attuale, che fa appello alla coscienza di
ogni individuo. Un romanzo che, pur non trattando di mostri, vampiri o zombi, riesce a
trasmettere lo stesso paura ed angoscia, perché il vero mostro in fondo è l'uomo e la
sua brama di potere.
Consigliatissimo a tutti.
Voto: 8
[Nanny Ranz]
Incipit
Al tempo in cui si diplomò al college, John Smith aveva scordato tutto della
brutta caduta sul ghiaccio in quel giorno di gennaio del 1953. Effettivamente gli sarebbe
stato difficile ricordarsene anche quando terminò le scuole secondarie. Suo padre e sua
madre, poi, non ne avevano mai saputo niente.
Si pattinava su un tratto sgombro dello stagno Runaround nel Durham. I ragazzi più grandi
giocavano a hockey con vecchi bastoni imbottiti e utilizzando un paio di ceste con patate
come porte. I più piccini annaspavano lì intorno, come i piccoli hanno sempre fatto da
tempo immemorabile, le caviglie inarcate in fuori e in dentro in modo buffo, l'alito che
si congelava in nuvolette a causa del gran freddo.