La lunga strada della vendetta

di Joe R. Lansdale - pagine 246 - euro 12,50 - Edizioni BD

Sì, avete ragione. Ovunque ci si volti, in libreria, sbuca un libro di Joe Lansdale! Ma quante cose avrà da raccontare questo affabile texano dalla faccia rubizza e dal viso sorridente?
È lecito chiederselo, soprattutto per chi, lettore appassionato dei suoi lavori, comincia a pensare seriamente di dover trascorrere il proprio “tempo di lettura” dedicandosi prevalentemente al buon Joe. Non si può negare, in effetti, che le recenti uscite, seppur per diverse case editrici, sembrano essere davvero numerose. Ma bisogna fare attenzione: non tutto ciò è comparso nelle librerie nell’ultimo anno fa parte della produzione recente dell’autore. Molti libri in uscita riguardano passate edizioni sul mercato americano, altre sono il frutto di ristampe formati e layout diversi dal precedente, sempre in puro “market style”.

La lunga strada della vendetta”, non pare sottrarsi a questo fenomeno, perché, nonostante l’editore riporti come anno di edizione il 2007 sia per quella italiana che per quella USA, pare che l’edizione originale sia del 1991.
Tutte queste considerazioni, a ogni modo, poco hanno a che vedere con i contenuti del libro e, soprattutto, anche in questo romanzo, Joe dà sfoggio della sua miglior caratteristica: il morbo di Lansdale, ovvero, l’impossibilità di smettere di leggere, una volta oltrepassata una certa soglia (che può oscillare dalle 50 alle 100 pagine).
Ma di che parla questo libro? E soprattutto, perché c’è quel pipistrello che sembra tanto quello di Batman in copertina?
La risposta è semplice: questo libro parla proprio di Batman, il supereroe creato da Bob Kane e Bill Finger per la DC comics.
Per la precisione, non ci stiamo riferendo a una banale trasposizione narrativa di una avventura relativa ai fumetti, ma di una romanzo vero e proprio, che ha per protagonisti il super eroe senza poteri e la sua Gotham City.
Lansdale qui dà chiaramente spazio alla sua mai sopita passione per i fumetti e confeziona una storia decisamente intrigante mescolando l’oscurità di Gotham City e la crudeltà del misterioso nemico di turno, con la freschezza di una narrazione agile e vivace, che non è mai fine a se stessa. L’avventura che ne esce sa di divertissement, ma non per questo evita di disegnare con disarmente abilità il profilo psicologico del supereroe e di tutto ciò che gli ruota intorno. Batman, il suo maggiordomo, il commissario di polizia e tutte le figure che ruotano intorno alla vicenda, sono tratteggiate in modo impeccabile e trovano tutte un proprio ruolo.
Inutile, come sempre, anticipare la storia e il suo svolgersi. Basti solo sapere che c’è la solita dose di noir e di suspense, che c’entra il razzismo, anche se stavolta verso gli indiani d’america. Aggiungete un poco di misteriosi riti ed elementi soprannaturali e otterrete una classica vicenda “a là Lansdale”.
Certo, non sarà una delle prove migliori dell’autore, e potrà essere etichettato come un lavoro minore, ma per chi ama Batman diventa un “must”, e per chi ama la lettura leggera e avvincente questo libro è una certezza.
Voto: 7,5
[Gelostellato]

Incipit
Gotham City, tra Webb Street e un vicolo laterale, a nord del Theater District, 28 luglio, 23:35
Coraggio, pensò Harders, potrebbe andare peggio.
Se ne stava in mezzo all'immondizia e guardava dall'altra parte del vicolo. La sua gamba era lì in fondo. Il moncherino sanguinante, mozzato due dita sopra al ginocchio, poggiava contro una bottiglia di latte in plastica che era uscita da uno dei bidoni quando era stato gettato nel vicolo. La gamba si era sfilata dai pantaloni, una metà dei quali, strappatasi nell'impatto, era finita chissà dove. La scarpa che indossava era volata via, e rimaneva solo la calza, con l'alluce che ne fuoriusciva, ma non per colpa dell'incidente. Calzini vecchi. Una cosa imbarazzante. Si domandò se le sue mutande fossero pulite. Sua madre gli aveva sempre detto di indossare mutande pulite, casomai gli fosse capitato un incidente. Certo, con quello che gli era appena successo, se anche le mutande fossero state pulite prima, non c'era garanzia che lo fossero ancora.
Harders sentì l'impulso eli attraversare la strada per riprendersi la gamba amputata, trovare la scarpa e rimetterla sul piede, per coprire l'alluce e il calzino consunto, ma era una sciocchezza.