Dio del Sagittario

di Simone Togneri - pagine 384 - euro 19,00 - L'età dell'Acquario

Firenze anno 2002, due settimane prima della Pasqua: la città è sconvolta da una serie di efferati delitti. Un misterioso serial killer, soprannominato dalla stampa locale Il Sagittario, semina il terrore. Costui non si limita ad uccidere le sue vittime: infierisce sui loro corpi, riproducendo gli stessi supplizi a cui sono stati sottoposti i martiri cristiani. Le indagini sono affidate al commissario Franco Mezzanotte, il quale richiede la collaborazione di un suo ex collega, Simon Renoir, docente all'Accademia di Belle Arti di Venezia.

Una lunga caccia all'uomo costringerà Renoir a rievocare i suoi fantasmi e a riesumare il proprio dolore per affrontare il male che imperversa nelle strade.
Opera prima di Simone Togneri, che ha deciso di cimentarsi con il noir, un genere molto amato dagli scrittori nostrani. L'autore dimostra di avere le idee chiare, di sapere cosa scrivere e dove voler arrivare, senza mai perdere di vista l'obiettivo. Ne consegue un linguaggio diretto, a volte crudo e scarno, pregio o difetto a scelta del lettore. Come tutti i romanzi d'esordio, anche questo contiene pregi e difetti, i quali però sono molto spesso in evidente contrasto fra loro, caratteristica che probabilmente Togneri eliminerà con il passare del tempo. Ne elenco solo qualcuno, per non togliere curiosità all'opera.
Pregi: l'ambientazione nostrana, con una Firenze descritta nei minimi dettagli; le indagini della polizia, il modus operandi tipicamente italiano, senza superuomini, azioni spettacolari o lampi di eroismo tipicamente americani; un'ottima caratterizzazione dei personaggi con un ruolo ben definito, dal protagonista ai comprimari.
Difetti: molti personaggi incarnano il prototipo del già visto e sentito, ad esempio il pubblico ministero scribacchino ed ottuso, il commissario dedito anima e corpo al proprio lavoro, con una moglie che l'ha lasciato per questo motivo, l'ex agente che collabora alle indagini per vincere i propri demoni; i flashback del passato di Simon, non sempre inseriti nel modo giusto nel ritmo narrativo, ottengono a volte lo scopo di spezzare la tensione della scena.
Proprio riguardo alla figura di Simon Renoir sono legati i punti in sospeso di quest'opera, elementi che potrebbero essere sfruttati per un eventuale seguito.
In conclusione un libro che mi sento di promuovere e un immenso in bocca al lupo all'autore, sperando che non diventi l'ennesima vittima del panorama editoriale italiano, capace di far conoscere giovani promesse come Togneri ad un pubblico di nicchia. Ma questa è un'altra storia.
Voto: 6
[Nanny Ranz]

Incipit
Domenica 10 marzo
Il primo dei tre operai corse urlando attraverso l'uscita di servizio del teatro.
Il suo grido si perse in quello del temporale, oltre i tetti del vicolo deserto. Corse sotto la pioggia fino al furgone. Le dita artigliarono la sponda posteriore, la testa si abbassò di scatto e la paura si riversò sulla strada insieme al pranzo. Si tirò su sputando e si voltò verso i suoi due colleghi che correvano fuori a loro volta.
Si guardarono ansimando, imprigionati nelle salopette incrostate di calce rappresa. Uno di loro, il più giovane, colpì il camioncino con il pugno avvolto nel guanto da lavoro. Il suono dell'urtò aprì la strada ad un'imprecazione subito soffocata da un tuono, che attraversò le nuvole verso la cupola del Brunelleschi e parve tornare indietro.