Blaze

di Stephen King (Richard Bachman)- pagine 362 - euro 12,90 - Sperling & Kupfer

Clayton Blaisdell jr. detto Blaze è un omone col cervello di un bambino. Lavora in team col suo amico George, ed il loro impiego consiste in piccole truffe ai danni di ingenui e rapine effettuate qua e là e portate a termine unicamente con l’aiuto della stazza di Blaze e del cervello di George. Ma adesso George si è messo in testa di cimentarsi in un rapimento ai danni di una facoltosa famiglia della zona. E Blaze ha qualche piccola difficoltà a vederci chiaro adesso che George...

Anni fa Stephen King ha scritto alcuni romanzi con lo pseudonimo di Richard Bachman, e ne ha pubblicati successivamente una parte col suo vero nome, questo Blaze era stato scartato dall’autore stesso che ci spiega i motivi nell’introduzione, la parte che in alcuni casi il lettore affezionato trova più interessante del libro stesso.
A mio parere Blaze non era certo meno degno di pubblicazione degli altri Bachman che, per l’appunto erano libri i quali pubblicati a nome di King sarebbero risultati ingenui e poco all’altezza della fama del suo autore, ma sotto pseudonimo si sono fatti una piccola e discreta notorietà. Si tratta di lavori dal valore discontinuo di cui qualcuno addirittura trasposto al cinema, come nel caso di L’uomo in fuga, divenuto The running man con la regia di Paul Michael Glaser e un’improbabile Arnold Schwarzenegger, prima della carriera politica.
Blaze si gioca l’idea folle che ne è alla base nei primi passaggi, ma questo non danneggia minimamente il racconto, che come sempre nella tradizione di King scivola fluido sui binari della descrizione dei fatti nella realtà e, nella parte più avvincente, dei flashback del passato del protagonista. L’ingenuità del povero Blaze sfiora in alcuni casi la poesia in altri lascia assai perplesso il Fedele Lettore, cui King ormai da anni si rivolge come fosse uno di famiglia. Ma neanche questo danneggia poi così tanto la storia, in realtà siamo ad un punto in cui la tecnica dell’autore risulta così consolidata, che potrebbe rendere avvincente anche la lettura della lista della spesa. Detto questo il lettore è avvertito, non è la storia il punto forte di questo libro, ma il racconto stesso, cosa che ogni buon narratore dovrebbe rendere interessante, e qua King ci riesce ancora alla grande.
La storia in sè ha i germi del noir con un protagonista sfortunato e l’alter ego più acuto ma non al punto da tirare fuori tutti e due dai guai in cui sempre più profondamente si cacceranno. La parte in cui King si lancia nel racconto dell’infanzia di Blaze è in verità, come spesso nei suoi lavori, quella più interessante, dal momento che ispira nel lettore la comprensione e l’affetto che l’autore stesso chiaramente prova per la sua sfortunata creatura.
Il noir vero e proprio con tanto di rapimento e finale pirotecnico è comunque avvincente anche se sottotono rispetto ai precedenti lavori del King che si nasconde dietro Bachman, ma i passaggi nella mente del protagonista, le sue improbabili associazioni e tutta la parte col bambino rapito sono come ci si aspetta sempre che siano in un lavoro di King, ben scritti e avvincenti.
Non resta molto da aggiungere, si tratta di un discreto lavoro, che nei ritocchi apportati successivamente alla sua stesura originale porta l’impronta indelebile del talento del suo famosissimo autore, il quale a volte raschia un pò il fondo del barile, ma poi alletta il suo Fedele Lettore con l’inserimento a fine libro del racconto da cui gli è venuta l’ispirazione per il suo prossimo lavoro in uscita a gennaio negli Usa. Il racconto Memories che diventerà Duma Key, libro che ovviamente il Fedele Lettore aspetterà come fosse un’epifania e accoglierà a braccia aperte, dovesse anche trattarsi dell’ennesima risciacquatura di piatti, del resto si tratta pur sempre di piatti d’autore.
Voto: 6
[Anna Maria Pelella]

Incipit
George era nascosto dal buio. Blaze non lo vedeva ma la sua voce gli giungeva forte e chiara, burbera e un pò ruvida. La voce di George sembrava sempre quella di una persona raffreddata. Aveva avuto un incidente da bambino. Non aveva mai spiegato quale, ma aveva un fior di cicatrice sul pomo d’Adamo.
“Non quella, scemo, è tutta piena di adesivi. Prendi una Chevy o una Ford. Colore scuro, verde o blu. Due anni. Non uno di più, non uno di meno. Nessuno se le ricorda. E senza adesivi.”