di Christian Antonini - pagine 416 - euro 16,50 - Asengard
Una storia che si snoda su due diversi piani temporali, ma nello stesso luogo: un palazzo costruito agli inizi del '900 a Milano in via Cacciatori. Qui, negli anni '40, ha vissuto e giocato Francesco Amici, un bambino che è stato spettatore della terribile guerra e delloccupazione tedesca, assistendo suo malgrado alle piccole e grandi tragedie e ingiustizie che si consumavano in quei terribili momenti. Molti anni dopo, ai giorni nostri, in un appartamento di quel palazzo vive Catia, una giovane studentessa e giornalista che lavora per una rivista dinformatica. E proprio il suo pc, uno strumento moderno e diffuso in tutte le case, diventa lo strumento per far manifestare fenomeni strani che fanno pensare alla presenza di un poltergheist nellappartamento. Catia in breve tempo inizia a indagare sul passato del palazzo in cui vive, al cui passato lei stessa sembra essere legata, facendo da catalizzatore per forze misteriose. Non tutte con buone intenzioni nei suoi confronti.
In questo romanzo vi sono cose buone e altre meno buone. Tra le prime ci metto la
capacità dellautore di aver ideato una trama che funziona bene, creando alla fine
un buon incastro conclusivo degli eventi e dei personaggi, anche di quelli che
inizialmente sembrano messi lì tanto per riempire. Ci sono inoltre alcune buone trovate
(come la presenza che vive nella rete elettrica) e in generale i protagonisti hanno un
loro spessore, mentre alcuni invece (incluso i villani di turno) scivolano a volte nel
macchiettistico. Inoltre è un romanzo che, nella trama di una storia soprannaturale,
inserisce temi importanti come la solidarietà umana nelle difficoltà, il senso di
ribellione di un bambino verso le atrocità della guerra, limportanza dei legami di
sangue e il senso di appartenenza col proprio passato. Ho apprezzato inoltre il fatto che
lautore abbia inserito alcune suggestioni e temi che rimandano al Dracula di Stoker
(se leggerete il libro capirete quali), ma riutilizzandoli in un modo convincente e per
giunta funzionali al resto della storia. Buona la scansione della narrazione con il balzo
avanti e indietro tra gli anni '40 e i giorni nostri.
Ciò che ho apprezzato meno è stato lo stile di scrittura, un po troppo lineare e
statico, quasi scolastico. Il principale difetto che ho trovato è stata una certa
ridondanza dei medesimi vocaboli nei periodi e spesso nella medesima frase. Inoltre
secondo me in rapporto agli eventi narrati, le oltre quattrocento pagine mi sembrano
francamente troppe. Questi elementi tendono ad azzoppare un pò la tensione
narrativa, difatti vi potrei dire che il libro inizia a prendere quota dopo le prime
duecento pagine (per arrivare a quota duecento ci ho messo un paio di settimane, il resto
del libro lho finito in pochi giorni). Secondo me accelerare la tensione solo a
metà romanzo è una scelta poco felice, tuttavia, passato quel punto, la storia prende
quota, regalando una buona lettura e qualche brivido genuino. Diciamo, allora, bicchiere
pieno per tre quarti, visto che il finale del libro ha la giusta dose di pathos, azione e
riesce a essere anche commovente.
Ben curata limpaginazione e la veste grafica del volume, la neonata casa editrice
Asengard esordisce in modo più che convincente.
Voto: 6,5
[Vincenzo Barone Lumaga]
Incipit
«Ciao!»
La finestra era comparsa sullo schermo ingombro di file, come se avesse avuto vita
propria. E ora quel riquadro grigioverde la guardava, in attesa.
«Ciao» rispose la ragazza, digitando velocemente sulla tastiera.
«Ti disturbo?» fu il messaggio che comparve dopo qualche secondo.
Madonna, un altro...! Pensò mentre si accendeva la terza sigaretta del pomeriggio.
Nella penombra della stanza, il tabacco arse rapidamente, mandando un bagliore arancio a
illuminare la scrivania ingombra. Il ronzio della ventola e il tubare sordo dei piccioni,
in cortile, erano gli unici suoni in grado di raggiungerla. La tapparella abbassata teneva
fuori linsistente sole di giugno.