Anime nere

di Autori vari - pagine 398 - euro 9,40 - Mondadori

Considerato il titolo (incisivo), la copertina (accattivante), considerati i nomi (di tutto rispetto) e il prezzo abbordabile (una decina d’euro), questa antologia di racconti “neri” si propone davvero bene, sugli scaffali delle librerie.
E bisogna subito anticipare che le aspettative saranno soddisfatte, perché, perché i racconti, in media, sono buoni, e non siamo di fronte alla solita AAVV che mescola lavori buoni (pochi) a lavori mediocri o a volte scadenti. Un plauso ad Alan D. (Altieri), quindi, che dal grande e commercialissimo calderone Mondadori ha cavato fuori un libro che, levato quel leggero profumo di marketing con cui è stato speziato, è davvero sostanzioso, e a tratti anche coraggioso.

Aldilà di un’unica grossa caduta di stile, che sa tanto di forzatura, e due o tre episodi più deboli, ma non insufficienti, la lettura è gradevole e veloce.
Se è vero, quindi, che è in preparazione una versione Reloaded con nomi (forse meno noti) quali Andrea Carlo Cappi, Giancarlo Narciso, Giuseppe Genna, Cinzia Tani, Alfredo Colitto, Giacomo Cacciatore, Andrea Cotti, Marco Vallarino, Andrea Novelli & Giampaolo Zarini, e Alan D. Altieri stesso, beh, direi che la grossissima editoria italiana ha deciso di ridare qualche chance alle raccolte di racconti, e non è affatto una brutta cosa.
I racconti sono diciotto, come le buche di una classica partita a golf, e possiamo affrontarli così, come una bella partita a golf, sotto un cielo che sta per piovere giù. Il par della buca (da uno a cinque) indica il valore del racconto, ovviamente.
Alla prima buca c’è Evangelisti, che apre le danze con un racconto sui pirati e lo scacco alla città di Veracruz, nel 1683, una perfetta ambientazione storica e una storia cruda e dolce. Non sarà un racconto perfetto, ma decisamente si comincia bene. Par 4.
Seconda buca firmata Claudia Salvatori. Storia ambientata in un’ipotetica età della pietra con protagoniste delle ‘sculture di carne’. Racconto curioso, a suo modo fantasioso, dal titolo azzeccato (Carne e pietra), discreto ma non del tutto riuscito. Par 3.
Terza buca per Roberto Barbolini, con un racconto che nel sottotitolo si professa necrofilo & blasfemo, ma non lo è per niente e strizza l’occhio all’ironia. Anche questo non del tutto riuscito, ma più che sufficiente. Par 3.
Quarta buca per Carmen Iarrera, in una brevissima fiaba nera in registro bambinesco che è uno dei punti deboli dell’antologia, anche perché, alla fine, è un racconto un po’ spaesato, in mezzo alle cattiverie che seguiranno. Par 2.
Quinta buca e troviamo una scommessa del curatore: Lidia Parazzoli, diciannove anni. Racconto che ha uno stile, forse acerbo, derivativo, ma che alla fine, con una storia su un homeless chiamato Brown, si fa valere. Se son rose... Par 3, perché bisogna essere indulgenti.
Buca sei: Loriano Macchiavelli. Par 4 e niente da dire. Una storia di paese, di campagna, di povertà, di cose di una volta. Una storia cruda, nostrana e di classe. Tra le migliori.
Settima buca per Nicoletta Vallorani con un breve racconto tinto di giallo. Per niente brutto. Uno stile secco, veloce; si legge in un attimo e riesce a creare un climax, più che un mistero. Non male. Par 3 e quasi qualcosa di più.
Buca otto. Par 5. Gianfranco Nerozzi. Tra i racconti più lunghi dell’antologia, ma tra i migliori. Emarginazione, fantastico e poesia. Leggere e imparare. Un inchino.
Siamo a metà della partita, il cielo è davvero molto più grigio dopo il racconto di Nerozzi, c’è quasi il bisogno di respirare un po’ e staccare, ma s’incontrano i fotogrammi di Barbara Garlaschelli. Io non lo avrei messo qui, questo racconto, perché è quasi difficile passare da Nerozzi gran raccontatore a queste immagini in sequenza, ma il racconto, inizialmente criptico, sfrutta al meglio la forma della sequenza di immagini trattando con spietatezza il tema dell’aborto clandestino. Una prova riuscita. Par 4.
Buca numero dieci per Giulio Leoni che rimastica il vecchissimo tema del patto con il diavolo in un modo originale, dal punto di vista dell’avvocato del diavolo, per l’appunto. Il racconto si realizza più nel come, che nella trama in sé. Una buona prova e una buona scrittura. Par 4
All’undicesima buca cambiano i tempi, ma non cambiano i colori. Un giallo ambientato nel 1254, sulla via per Antiochia. Ben Pastor ambienta davvero bene, e anche lo spessore dei personaggi cresce con le pagine. Forse avrebbe avuto bisogno di un respiro maggiore, ma anche così è un racconto che non dispiace. Par 4.
Alla dodicesima buca c’è il racconto che convince definitivamente il lettore che è valsa la pena di acquistare l’antologia. Per la serie: come costruire un piccolo gioiello attorno a un tema classico. Sandrone Dazieri (Tutto il resto è boia) regala un piccola perla di crudeltà, cattiveria, inquietudine e meraviglia. Non ha inventato niente, ma miseriaccia che classe! Par 5, senza esitazioni.
Tredicesima buca e si passa all’azione. Personaggi italiani, ma molto american, vista la vicenda tipo action movie. In “I lupi muoiono in silenzio” Stefano De Marino lascia incollati alle pagine. Azione, crudeltà e colpi di scena in una italian spy story lunga, crudele e avvincente. Par 4.
In dirittura d’arrivo e troviamo Luca Crovi che sfoga simpaticamente in un lampo l’odio di tutti noi verso gli Ausiliari del traffico di una futuribile Milano. Par 3.
Alla buca numero quindici altro breve racconto che estremizza una delle attuali piaghe televisive: i reality. In “paziente zero” Edoardo Rosati fonde orrore e show. Purtroppo fin troppo verosimile, come storia. Par 4.
Sedicesima buca: Tufanaltorab di Danilo Arona. Non poteva mancare un racconto sugli estremisti islamici. Ma il modo in cui Arona lo costruisce è originale e inquietante. Pathos e climax assecondati. Ambientazione italiana riuscitissima. Davvero una buona prova. Par 4.
Buca diciassette lasciata a Giovanni Zucca che dà vita a un pensiero che tutti abbiamo fatto. Basta dire questo: immaginate un mondo diviso a metà tra stronzi e non, e immaginate che ogni non stronzo uccida uno stronzo... Ecco la via per la perfezione, ma... Par 4.
Ultima buca e siamo all’unico episodio che era assolutamente evitabile. Una pìece teatrale di Aldo Montanari che non si capisce bene cosa ci faccia qui e che senso abbia nella raccolta. Un vero peccato perché messa lì, a chiudere il libro, invece di lasciarti il buon ricordo che merita lascia infastiditi, con l’amaro in bocca. Tenta di essere blasfema, ma non convince. Tenta di essere originale, ma non lo è. Insomma, del tutto prescindibile. Par 1.
Concludo con un’ultima considerazione. Di pari passo con la scelta dei lavori che compongono la raccolta c’è anche una paginetta di presentazione sugli autori, che se da un lato è gradevole per i dati personali e le indicazioni bibliografiche che fornisce, dall’altro è fastidiosa per il tono da “imbonitore” che assume. Entusiasmo Mondadori, insomma, ma visti i risultati, si può sorvolare.
Voto 8
[Gelostellato]

Incipit (dall'introduzione)
«Abbiamo incontrato il Nemico» fu costretto ad ammettere un grande saggio «e il Nemico siamo noi
Amara sorpresa? Tetra rassegnazione? Corrosivo cinismo? Quale che sia l'interpretazione dell'aforisma, la realtà rimane: l'uomo è il peggiore nemico di se stesso.
Ed è precisamente questo il fulcro di Anime Nere. Lasciare che gli autori - solidissimi veterani e inaspettati esordienti del thriller, del noir, dell'horror - esplorino a ruota libera il conflitto intrinseco in ognuno di noi. Trascinando quel medesimo conflitto oltre l'estremo.
Il risultato?
Una cordigliera di racconti acidi e imprevedibili, crudi e inquietanti. Nessuna concessione alle ipocrisie del buonismo. Nessun margine di manovra alle farse del politicamente corretto. Nessuna clemenza per le menzogne della società. Guidata da assi quali Valerio Evangelisti, Loriano Macchiavelli, Sandrone Dazieri, Raul Montanari, Stefano Di Marino, Claudia Salvatori, Anime Nere schiera una vera e propria squadra di demolizione in presa diretta con la malefica Legge di Murphy: se qualcosa può andare male, andrà male. Nel peggior momento possibile.
Diciotto autori che non potrebbero essere più diversi per diciotto storie che non potrebbero essere più esposive. Dal paradiso della crudeltà all’incubo dell’emarginazione, dalla famiglia che uccide ai disastri del fanatismo, dalla morte in diretta al crepuscolo degli Dei. E nemmeno potrebbe finire qui. Altre anime nere sono già reloaded, pronte a sferrare il colpo di grazia.