Uscita per l'inferno

di Stephen King (Richard Bachman) - pagine 325 - euro 6,00 - Sperling & Kupfer

Mary e George Dawes stanno cercando di riprendere la loro vita normale, dopo la morte di Charles, il loro bambino, deceduto a causa di un tumore al cervello, ma ormai l'equilibrio mentale di George si è irrimediabilmente spezzato. Così, quando riceve la notizia che deve abbandonare la sua casa, il suo posto di lavoro e tutti i luoghi che nella sua vita hanno rappresentato un momento significativo, perché da quelle parti sarà costruito un inutile prolungamento dell'autostrada 784, decide di ribellarsi e di combattere per ciò a cui tiene, anche se sa che la sua è una battaglia, dalla quale non potrà uscire vincitore.

Questo è uno dei libri che il re ha pubblicato sotto lo pseudonimo di Richard Bachman. I motivi per cui King volle crearsi un alter ego letterario, sono da ricercarsi nella sua volontà di tentare di cambiare il suo stile e di pubblicare qualcosa di nuovo e di diverso dal King abituale. I libri di Bachman infatti, per utilizzare una sua espressione, sono dei “libri puri e semplici, buoni per riempire gli scaffali di tutti gli autogrill d'America”.
È sempre difficile però analizzare un libro di Bachman. È difficile perché inevitabilmente il paragone con il Re finisce per avere un peso determinante e nel confronto l'alter ego non può che uscirne sconfitto. Il King degli anni '70 e '80 è indiscutibilmente uno degli autori più ammalianti del secolo, capace di incantarti con le sue descrizioni, con l'analisi della psicologia dei personaggi, ma anche di far gelare il sangue nelle vene con le trame da brivido che creava.
Bachman non ha nulla di tutto questo. Il suo stile è rozzo, grezzo, a tratti scarno, ma bisogna riconoscergli il merito che arriva dritto come un pugno nello stomaco e fa male. La sua penna ritrae un mondo duro e a tratti violento, ma assolutamente reale e forse non meno angosciante.
Un mondo in cui esistono battaglie che “non si possono vincere”, battaglie contro l'orrore, incarnato in questo caso da uno stato burocratico che va avanti incurante delle persone, macina tutto ciò che incontra sulla sua strada e non ammette intralci. Battaglie che non si possono vincere, perché, per usare una frase del libro, “alla fine vincono sempre loro”, ma che è necessario combattere per dare la speranza a chi viene dopo di noi, per non fargli commettere gli stessi sbagli, per non farlo cadere nel baratro in cui vogliono farti precipitare per evitare ogni reazione, per permettergli di prendere la decisione giusta, in modo da evitare di arrivare allo stesso punto in cui sei arrivato prima tu. Significativa è la storia d'amore che nasce fra George ed Olivia, una ragazzina di ventun anni, che darà forza al protagonista per andare avanti nel suo progetto.
Bachman è questo ed io ho imparato ad amarlo e ad apprezzarlo, specie in questo libro, che considero il suo capolavoro.
Voto: 8
[Nanny Ranz]

Incipit
Ma il Vietnam era acqua passata e la nazione andava avanti.
Nel pomeriggio di quella calda giornata dell'agosto 1972, l'unità mobile della HLM era ferma vicino a Westgate in fondo alla superstrada 784. Un capannello di persone si era raccolto intorno ad un palco allestito frettolosamente e ornato di pavesi e festoni come pelle sottile su uno scheletro di assi grezze. Dietro, in cima al pendio erboso della massicciata, c'erano i caselli. Davanti, il terreno paludoso si estendeva desolato fino alla periferia della città.
Un giovane reporter di nome Dave Albert girava fra il pubblico, realizzando una serie di interviste all'uomo della strada nell'attesa che arrivassero sindaco e governatore per la cerimonia dell'inaugurazione.