La pioggia prima che cada

di Jonathan Coe - pagine 224 - euro 16,00 - Feltrinelli

La zia Rosamund è appena morta, sua nipote Gill, accompagnata dalle figlie va nella casa dove la zia si era rifugiata nell’ultima parte della sua vita solitaria e là rinviene un registratore e dei nastri indirizzati ad una sconosciuta Imogen. Insieme alle cassette c’è un grosso album di fotografie invecchiate dal tempo, e un tubetto vuoto di psicofarmaci...

Jonathan Coe ha scritto molti bei libri, ciascuno particolare a suo modo, e questo non fa eccezione, anzi accentua la capacità assai originale dell’autore di raccontare storie a partire dalle emozioni.
Inoltre questa è una storia tutta al femminile, di quelle che stupiscono per complessità e capacità di profonda comprensione che trapela da ogni pagina.
A chi gli chiedeva come fosse riuscito a scrivere dal punto di vista di una donna, Coe ha risposto semplicemente che se in precedenza era stato capace di raccontare storie a partire dal punto di vista di assassini, arrampicatori politici e stupratori, non comprendeva lo stupore di tutti per il fatto di aver adottato per questa volta l’ottica di una o più donne.
La narrazione procede lenta attraverso la descrizione di fotografie di famiglia, ma non si tratta di una lentezza che annoia, bensì dello scandire di un ritmo interiore, che da solo dice più di quello che ci piacerebbe sulla natura umana. Le foto che descrive nel corso del libro appartengono alla storia della famiglia di Rosamund e perciò sono di grandissimo interesse per le sue nipoti, le quali scopriranno una versione assai dissimile da quella in cui erano cresciute. Si comincia con la nonna di Imogen, Beatrix coetanea della zia Rosamund e sua cugina del cuore, rapporto questo importantissimo nella vita di entrambe ma che si distorcerà a partire dal momento in cui Beatrix affiderà sua figlia Thea alle cure della cugina per inseguire un uomo in Canada. La maledizione matrilineare di cui sembrano afflitte le donne di quella famiglia, cominciata con la madre di Beatrix e finita con Imogen, è il tema del racconto, le foto sono il mezzo. Si tratta di foto raccontate perchè Imogen è cieca, ma non dalla nascita e scopriremo di più anche sull’incidente che ne ha provocato la cecità. Le donne che popolano questa intricatissima storia hanno tutte un carattere assai particolare ed un destino non esattamente positivo. Il talento di Coe è quello singolarissimo di renderle vive raccontandole a partire da immagini attraverso le quali ricostruiremo la loro storia. Una storia piena di dolore e di poesia, in cui il dubbio che si presenterà in maniera ricorrente è quello che concerne il ruolo giocato dalla zia Rosamund nel tentativo di attenuare questo dolore, ruolo che lei si attribuisce a partire da un patto di sangue fatto a nove anni con Beatrix di cui pagherà il conto per tutta la vita. Una vita di cui solo in parte si può dire soddisfatta, dal momento che verrà spezzata in più momenti dalle interferenze e dall’egoismo di Beatrix, fino alla fine dove persino la sua vita sentimentale pagherà il prezzo altissimo del suo coinvolgimento negli intrighi e nelle piccole cattiverie della cugina.
E tutto quello che avrà fatto nella sua vita, a discapito della propria felicità si rivelerà alla fine di poco conto ed inconsistente, come la pioggia prima che cada.
Voto: 6
[Anna Maria Pelella]

Incipit
Quando suonò il telefono, Gill era fuori a rastrellare le foglie in mucchi ramati, mentre suo marito le spalava in un falò. Era una domenica pomeriggio di fine autunno. Gill corse in cucina non appena udì gli squilli, e immediatamente si sentì avviluppare dal calore dell’interno, non essendosi resa conto, fino a quel momento, di come l’aria s’era fatta gelida. Con ogni probabilità, nella notte ci sarebbe stata una gelata. Dopo tornò sul vialetto verso il piccolo falò, da cui si levavano volute di fumo grigio-azzurre, in un cielo che stava già cominciando a scurire. Stephen si girò sentendola arrivare. Nei suoi occhi lesse cattive notizie e il pensiero andò subito alle figlie: ai paventati pericoli del centro di Londra, alle bombe, ai tragitti in metro e in autobus che da comune routine si erano trasformati in scommesse con la vita e con la morte. “Che succede?”