Il valzer dell'orrore

di Joe R. Lansdale - pagine 319 pagine - euro 14,00 - Fanucci

Diamo a Joe R. Lansdale una famiglia di quelle splendide e incantevoli, che poggia le proprie fondamenta su una stramba cosa chiamata amore, e dei cattivi di quelli bastardi fino al midollo, che incarnano la quintessenza del male e ancora non gli basta, e lui ci scriverà sopra un grappolo di pagine che trasudano sangue, umorismo, volgarità e vendetta. E lo farà con la solita schiettezza colloquiale che (parafrasando la sua filosofia di scrittura) afferrerà il lettore per le palle, lo schiafferà nell’avventura a calci nei denti, e lo costringerà a leggere fino alla fine con una .38 che minaccia di fargli un secondo buco del culo.

I pregi dello scrittore texano sono tutti presenti all’appello, sapientemente mischiati in un noir che sa essere crudo e rabbioso, ma anche grottescamente comico. Su questo versante, infatti, siamo dalle parti degli Hap & Leonard più buffi, anche se l’ironia non è mai smaccatamente in prima linea (salvo una sequenza spassosissima, che costringe a chiudere il libro per ridere in santa pace).
Troveremo allora un protagonista bonaccione ma che sa menar le mani quando serve, una moglie di cui innamorarsi alla sua prima descrizione, un fratello redneck ma simpatico, un avvocato dalla lingua lunga, e infine una coppia di malvagi disturbatori del quieto vivere, portatori sani di una rara spregevolezza.
C’è tutto. Come al solito.
Ed eccolo qui, forse, il problema. Che poi non è un problema, ma più un’osservazione. Perché questa storia, in fondo, l’abbiamo già letta. In Freddo a luglio, in buona parte del ciclo dei già citati Hap & Leonard, nel non del tutto riuscito Echi perduti, e bene o male in molte altre sue opere.
Il tema della rivalsa, a Lansdale molto caro, come la questione razziale, è però così genuino e sincero che fa sprigionare al lettore una rabbia incondizionata, rendendo di fatto una storia di per sé tutt’altro che innovativa - ma magistralmente architettata - una drammatica vicenda che si spera finisca nel miglior modo possibile, magari versando una gran quantità di sangue.
Perché è questa la miglior capacità di Lansdale. Rendere i personaggi così vivi e naturali, nei loro bizzarri dialoghi interminabili, nelle loro scorribande assassine, nelle loro mostruose virtù sessuali, che qualsiasi trama, anche la più elementare, verrebbe salvata dalla loro presenza.
E allora lodiamo Lansdale per la sua purezza e la sua cafonaggine narrativa, perché, nel mondo della carta stampata, è uno dei pochi che sa cosa deve fare. E che soprattutto lo fa nel migliore dei modi.
Voto: 8
[Simone Corà]

Incipit
Sangue e disastri iniziarono un sabato mattina, quando ero convinto che tutto stesse andando per il meglio. Era ottobre inoltrato nel Texas Orientale e dalla mia poltrona dallo schienale reclinabile mi godevo la vista al di là dell’alta vetrata che occupava interamente due pareti del nostro salotto. Fuori era bellissimo. Una vista deliziosa, con le foglie che si erano fatte di un color oro, rosso e marrone e chi iniziavano a cadere. Oltre le sommità dei pini e delle querce giganti che riempivano buona parte dei nostri due acri di terreno, si scorgevano nubi bianche come le mutandine di un angelo. Uno scoiattolo rosso fece un balzo da un ramo di un quercia a una altro, per poi schizzare fuori dal mio campo visivo. Era come essere in un film della Disney.
Poi ricevetti la telefonata.