di Joe R. Lansdale - pagine 281 - euro 8,75 - Einaudi
A volte i giochi delleditoria indispettiscono. Ti lasciano pensare che loro, i
Grandi Editori, assieme a quegli altri, i cosiddetti Grandi Autori, stiano là, lontano,
nascosti, a ridere e a prenderti in giro.
E tu Piccolo Lettore non puoi fare molto, per sottrarti alle leggi di mercato. Altre
volte, invece, succede che queste leggi, per qualche gioco curioso, remino anche dalla tua
parte.
Per ciò che riguarda "Mucho mojo", ex introvabile di Joe R. Lansdale della serie Hap e Leonard, siamo esattamente in questa situazione.
Lautore texano, conosciuto e apprezzato, che lascia spaziare la sua iperproduzione
dal thriller al romanzo di formazione, passando per horror, noir, fantascienza, fumetti e
arti marziali, pare, di recente, al centro di una contesa tra diversi editori (A due
estremi lEinaudi e la Fanucci, a fianco la BD editore). Ebbene, lasciando perdere
queste beghe editoriali, linsistere della Einaudi nella pubblicazione a ritroso dei
romanzi che hanno per protagonisti Leonard Pine e Hap Collins, ci regala il tanto
sospirato (dai fans) secondo capitolo della serie, ma primo vero e proprio lavoro degno di
nota riguardo a questa sgangherata coppia di cacciatori di guai.
"Mucho mojo", già edito per lUrania, era introvabile, in quella versione,
e lEinaudi, fa quel che di meglio poteva fare: lo ristampa in edizione Stile libero
noir (come tutti gli altri, tranne "Capitani oltraggiosi") con una bella
copertina in bianco e nero che invita subito ad entrare nel libro. Prezzo 12.50 euro
contro i 10 euro medi degli altri capitoli. Ma lo dico fin dora: soldi ben spesi.
Possiamo (finalmente) vedere completa tutta la serie degli Hap e Leonard, e per chi non li
avesse mai letti, perché non cominciare leggerli in ordine: "Una stagione
selvaggia", "Mucho mojo", "Il mambo degli orsi", "Bad
chili", "Rumble tumble", "Capitani oltraggiosi".
Date tutte queste indicazioni per chi ancora Lansdale lo conosce poco, che dire di
"Mucho mojo"? Sulla seconda di copertina le parole dello stesso autore, prese
dallintroduzione, lo descrivono così: "Ecco uno dei miei libri preferiti torna
disponibile in una nuova edizione. Queste sì che sono soddisfazioni. Se volete sapere
come la penso, è il migliore dei sei romanzi di Hap e Leonard, e anche una sorta di
omaggio al mio passato". E se prima di leggerlo sembrano le tipiche parole di
circostanza che potrebbero nascondere un velato "su dai, comprate anche questo",
dopo averlo letto si è molto, ma molto propensi ad essere daccordo.
"Mucho mojo", termine intraducibile per dire "molta magia nera", è un
libro che dopo le prime schermaglie ti salta addosso e non ti molla più, con quella morsa
che stringe il lettore e lo porta a divorare le pagine una dietro laltra. È un
thriller, se vogliamo, ma non nel senso tecnico del termine. Chi sia il cattivo lo si può
intuire già a metà libro, ma non è la suspense la locomotiva che traina la lettura,
bensì la scrittura di Joe, ricca di orrore e ironia, di frasi sboccate, di umorismo, di
critica sociale al razzismo.
Forse non è, in quanto a scene clou, il miglior Hap e Leonard, ma è indubbiamente un
libro riuscito per intero, e non a metà, come il suo predecessore. È un lavoro che non
presenta parti deboli e che mostra tutte le carte migliori che Lansdale sa giocare.
Per fornire una breve sinossi, basti sapere che Leonard eredita una casa da suo zio e vi
si trasferisce, mentre Hap lo aiuta nei lavori. Da quel punto in poi, dopo la scoperta del
cadavere di un bambino sotto il pavimento di casa, i due vengono travolti da un mistero
agghiacciante che porta alla scomparsa di un adolescente di colore durante lagosto
di ogni anno. Tra cazzotti, sesso, incendi, battute e qualche cadavere, i nostri quasi
eroi arriveranno alla soluzione. Una storiella, certo, ma ve la racconta Lansdale!
Voto: 8
[Gelostellato]
Incipit
Era luglio e faceva caldo e io stavo interrando piantine e l'idea dell'omicidio
manco mi passava per l'anticamera del cervello.
Tutti i lavori da roseto sono brutti, tipo fare innesti, o scavare, ma interrare è un
lavoro buono per i peccatori all'inferno.
È nel pieno dell'estate che bisogna farlo. Funziona così: ti danno questa manciata di
piantine e tu le prendi e sospiri e ti giri a guardare tutto il roseto, che va da dove ti
trovi tu a un qualche posto a est della Cina, e ti rimbocchi le maniche, e ti chini, e
infili le piantine nei filari, un po' distanziate. Non ti tiri più su se proprio non ci
sei costretto, perché altrimenti non finirai mai. Tieni la schiena piegata e continui a
interrare, seguendo il filare polveroso, sperando che prima o poi riuscirai a dare un
taglio alla tortura, anche se pare che non succeda mai, e ovviamente il sole del Texas
dell'Est, che alle dieci e mezzo di mattina è come una piaga infetta che lascia colare
pus fuso, non migliora le cose.
Così ero lì a divertirmi con le mie piantine, pensando nel cervelletto i soliti pensieri
a base di tè ghiacciato e dolci donne disponibili, quando arriva il Boss Ambulante e mi
batte sulla spalla.
Ho pensato che magari fosse l'ora della pausa per l'acqua, ma quando alzo gli occhi lui
punta il pollice sul fondo del roseto e dice: - Hap, c'è Leonard.