di Elena Vesnaver - pagine 69 - euro 6,50 - Magnetica Edizioni
Lo giri e rigiri in una mano, questo librettino magro e delicato. Lo giri e rigiri e non
capisci come riesce a farsi sentire così tanto, dentro, dopo averlo letto. Con quelle
poche pagine... quei pochi avvenimenti... quei pochi giorni narrati. Ma come faranno
a starci così tante emozioni, qui dentro? Ti chiedi.
Eppure ci stanno. Ve lassicuro.
In copertina la mano dellautrice occhieggia, mostrando la croce di sorbo che Luzie,
la protagonista, tiene al petto, come talismano e protezione. Lo si capisce solo leggendo,
che cosè quellamuleto, che lautrice, per la cronaca, porta ancora con
sé, nel caos della borsetta. E anche per il titolo, impronunciabile e misterioso, bisogna
affidarsi alla seconda di copertina: è linizio di unantica formula per
scacciare le streghe. Streghe vere, nostrane, antiche, genuine. Streghe come Luzie, che
vive a Cormòns, un paese(llo) in provincia di Gorizia, nel XVII secolo, e che, come sua
nonna, conosce i segreti della natura, comunica con le piante e gli animali. Che sia
preparare pozioni o assistere a una nascita, curare un amore non corrisposto o generarne
uno, scontrarsi bonariamente con il prete o accapigliarsi con il benandant, Luzie
ha un posto ben preciso, nella quotidiana vita del paese. Ed è questa pace e
questarmonia che, cinque giorni avanti allEpifania, viene spezzata da un
ospite indesiderato. Un uomo di chiesa a cavallo di un destriero scuro e tumultuoso, un
uomo altrettanto tenebroso e irrequieto: un inquisitore.
Da questo incontro, nasce la storia damore di cui si narra. E diciamolo subito:
questo libro è e vuole essere una storia damore. Un'autentica, feroce e poetica
storia damore. Un amore impossibile, certo, fatto di pochi gesti, di sguardi, di
profumi, di cenni, e di un solo, unico, bacio.
E attraverso questo amore, mescolate e luminose, scorrono le passioni e i personaggi. La
terra, innanzitutto. Linverno, gli animali, il fuoco, la primavera, le erbe, il
cielo, le stelle, il vento. E la gente subito dopo. Il prete, i nemici, gli amici, gli
amanti, i ricchi, i poveri, i vecchi. Il paese, insomma. Così presente da lasciarsi
vedere per intero, in così poche pagine. E ci sarebbe molto altro da dire. Soprattutto
dopo aver assistito alla presentazione del libro. Ma a volte ci sono cose che si godono
meglio non sapendole prima. Ci sono interpretazioni che è meglio lasciare al lettore.
Mi piacerebbe lasciare solo un'unica avvertenza. Questo è un libro denso, elegante e
gentile. Si può leggere in unora, forse anche in mezza. Ma sarebbe come degustare
il vino svuotando il calice tutto dun fiato. Il vino va assaggiato e gustato a
piccoli sorsi, soprattutto quello buono.
Voto: 7,5
[Gelostellato]
Incipit
Cinque all'Epifania
Luzie socchiuse gli occhi per difendersi dal sole infernale e per non perdere di vista le
tre capre che brucavano con testarda determinazione, poi fischiò un richiamo. Non aveva
voglia di rincorrerle fino a chissà dove e quelle buone bestie si avvicinarono subito,
continuando a masticare l'erba stenta e gelata che cresceva lungo il fiume.
La donna tirò un sassolino nell'acqua e la sottile crosta di ghiaccio si ruppe con uno
schiocco leggero, Luzie si strinse di più nello scialle e appoggiò la fronte alle
ginocchia magre. Se faceva freddo. L'inverno più freddo da che era nata, forse il più
freddo da sempre, chissà.
Il suono delle campane la riscosse, veloce e limpido nell'aria intirizzita e Luzie si
accorse che era tardi, che doveva ancora fare quella cosa e doveva farla prima che venisse
buio e in quella stagione, il buio, veniva sempre presto. Si alzò in piedi e sistemò
bene lo scialle attorno al capo, i capelli corti non la proteggevano contro il vento che
soffiava quel giorno e la infastidivano gli sguardi che la gente lanciava alla sua testa
senza trecce.
Era successo due estati prima, quando si era presa i pidocchi e aveva deciso di tagliare i
capelli per liberarsene in fretta. Alla fine le era piaciuto e non li aveva fatti più
ricrescere, per la gioia e lo scandalo di tutto il paese. Anche il prete aveva provato a
farla ragionare.