di Russell Kirk, Dorothy Kate Haynes, Alison Prince, Herny Normanby, Fritz Leiber,
Robert Fordyce Aickman, Donald Wandrei, Walter John De La Mare, Ramsey Campbell, Adrian
Ross - pagine 347 - Oscar Mondadori
Lo scopo di Ramsey Cambell, autore e curatore di questa antologia di 10 racconti, è quello di ridare visibilità e prestigio ad un horror vecchio stampo, senza fronzoli, più genuino e tradizionale, ben lontano da quello che ci propone ultimamente la narrativa horror moderna. In questo libro vi sono racconti creati da scrittori che, seppur meno conosciuti al grande pubblico, hanno ispirato personaggi come Stephen King o Cliver Barker.
Tra i vari titoli degni di nota: "Oltre i ceppi" di Russell
Kirk è la vicenda di un agente governativo alle prese con le superstizioni di un
piccolo paese americano; "Pazza" di Alison Prince rispolvera il mito della casa infestata e delle possessioni; "La collina e il
baratro" di Fritz Leiber, probabilmente il racconto
migliore dell'antologia, descrive le inquietanti caratteristiche di un'antica montagna;
"Incantensimo" di Robert Fordyce Aickman illustra gli strani poteri dei dipinti di un pittore; "Il Gorgo"
di Adrian Ross racconta la vicenda di un gruppo di soldati minacciati da
un mostro marino.
In conclusione, malgrado gli sforzi di Campbell "L'orrido pasto"
è un libro riuscito a metà, infatti non tutti i racconti sono all'altezza delle
aspettative, lo stesso racconto di Campbell è assai debole come horror. Voto: 6,5
Incipit (dall'introduzione di Ramsey Campbell)
Il racconto del terrore soprannaturale corre il pericolo di perdere il contatto
con le proprie tradizioni. Non vanno biasimati i singoli autori, anzi forse non va
biasimato nessun autore. Se gli scrittori, ciascuno nel proprio campo, hanno voluto
imitare i libri di grande successo, questa loro esigenza non è di per sè riprovevole.
Dopotutto devono imparare in qualche modo, così come i loro predecessori impararono da
modelli quali H.P. Lovecraft e M.R. James, che a loro volta riconoscevano di avere un
debito di gratitudine verso precedenti maestri.
E non è una novità che gli imitatori, nella grande maggioranza, si limitino a leggere i
grandi del passato, e spesso non facciano neanche questo: troppi epigoni di James e
Lovecraft seguono pedissequamente lo stile o i brani virtuosistici degli autori prediletti
invece di affrontare il compito più difficile, quello di capire come sono congegnate le
store ie come arrivare in modo nuovo a quegli stessi risultati.
Oggi che abbiamo la scuola di Stephen King e, più recentemente, quella di Clive Barker,
il problema si profila in modo ancora più chiaro e, mi azzardo a dire, più acuto. Ho,
infatti, l'impressione che molti scrittori che hanno preso a modello i racconti di Barker
o di King non abbiano esperienza di quel genere di letteratura, e che forse non abbiano
letto niente che rimandi a loro; è possibile che non conoscano nessuna opera di narrativa
apparsa in anni precedenti alla loro generazione.
Ripeto: non è colpa (per esempio) di King e di Barker.
In Danza macabra King ha parlato a lungo delle proprie fonti di ispirazione, le
più importanti delle quali sono, a mio avviso, i racconti di Richard Matheson; e in
passato Barker non è stato riluttante a citare scrittori che ammira - Machen e Aickman
fra gli altri. E allora perchè tanti classici sono trascurati? Non perchè non si
apprezzi il genere che ha un certo preziosismo: lo dimostra il persistente successo di
libri pacati quali (tanto per elencare alcuni da me prediletti) Green Man di
Kingsley Amis, Hawksmoor e First Light di Peter Ackroyd, Haunting of
Hill House (La casa degli invasati) di Shirley Jackson. Forse dipende dal fatto che
è difficile trovare il materiale, e in questo libro ho cercato, se non di porre rimedio a
tale situazione, almeno di prestarvi attenzione.