di Enrico Luceri - pagine 66 - euro 7,50 - Edizioni Il Melograno
Racconto lungo o romanzo breve? La storia raccontata da Enrico Luceri secondo me resta abbastanza trasversale tra le due categorie. La lunghezza effettiva è di poco più di cinquanta pagine, un po poche per farlo assurgere al rango di romanzo. E anche il respiro dellopera ne viene condizionato, nonostante laccattivante divisione in capitoli, comunque si muove su una distanza più corta, il ritmo degli accadimenti è più serrato. Ma ciò non fa soffrire la storia quanto ad atmosfera o caratterizzazione dei personaggi.
Enrico ha padronanza di tecnica narrativa, e
riesce a disegnare un carattere con poche, efficaci pennellate. Discreto anche
lintreccio. Tuttalpiù resta il dubbio che ampliando lo scenario del paese in cui le
vicende si muovono, così importante in questo contesto, quasi un personaggio autonomo,
avrebbe acquisito maggiore concretezza. In ogni caso, Luceri ha confezionato una storia
che appassiona, che rimescola a suo modo le carte-archetipi del giallo classico, velata di
un gradevole senso di malinconia che la pervade dallinizio alla fine.
Voto: 7
[Vincenzo Barone Lumaga]
Incipit
Febbraio 1976 - Una sera
La donna si chinò cautamente, allungando una mano verso il suo modesto bagaglio. Si
sollevò a fatica, sbirciando preoccupata il ventre teso sotto il vestito di lana, quindi
avanzò piano nel lungo corridoio immerso nella penombra, senza degnare di
unocchiata i dipinti a olio appesi su ambedue le pareti. Giunta davanti alla pesante
porta di noce, posò la borsa sulla passatoia di stoffa rossa e strinse le dita attorno
alla maniglia di ottone ma, prima di abbassarla, si girò lentamente rivolgendo uno
sguardo impassibile alla grande scalinata di marmo.
Dopo qualche istante la donna scrollò il capo, aprì la porta e si confuse subito con
loscurità. Il ticchettio dei suoi passi sul selciato umido si affievolì poco a
poco.
Dietro una finestra al primo piano, un uomo sfiorò con due dita il tendaggio di broccato,
seguendo con occhi attenti la figura che si allontanava, inghiottita dalla sottile coltre
di nebbia che aveva avvolto le strade deserte del paese. Quando si scostò con passo
rigido, sospirando, i suoi occhi fissarono dentro una grande specchiera un volto
pallidissimo. Contrariato, luomo accarezzò con i polpastrelli gonfi uno zigomo,
sotto il quale sentiva guizzare un muscolo sconvolto da un tremito incontrollabile. Nel
silenzio che regnava incontrastato nei grandi saloni del palazzo, fu certo di distinguere
il ritmico ticchettare dei passi della donna. Stringendo i pugni, con forza tale chele
nocche delle sue mani ossute diventarono bianche , scese con passi sicuri la scalinata.
Giunto allultimo gradino, si accorse con sollievo che quel rumore, sottile e
insistente, era svanito, assorbito anchesso dalla coltre lattiginosa.