di Frank Schätzing - pagine 1044 - euro 22,00 - Editrice Nord
Perù: lungo le coste, banchi di pesci attaccano le piccole imbarcazioni dei pescatori
  della zona.
  Canada: un etologo, mentre studia il comportamento delle balene, è testimone di un
  improvviso attacco di questi animali contro le imbarcazioni di turisti della zona.
  Australia: milioni di meduse velenose assalgono i bagnati lungo le coste.
  Norvegia: milioni di misteriosi vermi luminescenti, sciolgono gli idrati di metano
  nell'oceano, liberando il gas che provoca il crollo della scarpata continentale, generando
  uno tsunami di dimensioni bibliche, che devasta mezza Europa.
  Il mare si ribella. L'umanità è in ginocchio. I governi decidono di intervenire, ma non
  riescono ad elaborare una strategia comune che possa essere efficace contro questi
  attacchi portati da creature credute fino a poco tempo prima innocue. La situazione
  precipita, fino a quando uno scienziato capirà cosa realmente sta succedendo e lo
  scriverà in suo rapporto, intitolato Il Quinto Giorno, come quello in cui Dio
  creò gli esseri che popolano il mare, rivelando l'esistenza di un nemico terribile ed
  invincibile.
  E' difficile catalogare un libro come Il Quinto Giorno. È difficile per la moltitudine di
  tematiche e di generi in esso presente. Volendo semplificare, lo potremmo definire come un
  eco-fanta-thriller: eco, perché si riallaccia al filone catastrofico-ecologista di
  denuncia che spopola in ambito cinematografico in questi tempi (esempio "The day
  after tomorrow"); fanta, perché riprende l'eterna ricerca dell'uomo di voler
  stabilire un contatto con altre forme di vita intelligenti (esempio "Contact");
  thriller, perché non mancano gli intrighi di potere, spionaggio e suspense.
  Frank Scätzing crea una storia ben congegnata che cattura dalla prima all'ultima
  pagina, alternando momenti di fantasia ad attimi di tragica attualità, basta pensare alla
  descrizione dello tsunami che devasta l'Europa: se non si sapesse che questo libro è
  stato pubblicato pochi mesi prima della tragedia nell'est asiatico, saremmo tutti portati
  a pensare che l'autore non abbia fatto altro che trascrivere in parole le immagini di
  quella tragedia.
  Il libro si divide essenzialmente in due parti ben delineate: la prima, in cui i vari
  personaggi vengono descritti nelle loro vite abituali nei rispettivi paesi, piena di
  spiegazioni scientifiche, che a volte possono risultare leggermente pesanti e di non
  facile superamento e per le quali Schätzing è stato anche denunciato da alcune società
  scientifiche per aver copiato i loro studi sulle condizioni ambientali e climatiche della
  Terra; la seconda, in cui l'autore dà maggiormente spazio alla propria immaginazione,
  permettendole di infiltrarsi comunque in una serie di elaborazioni scientifiche che
  tendono a dare alla storia un senso di realtà ben definito. Il tutto senza mai
  dimenticare la psiche dei personaggi, ognuno con i propri problemi, paure, ansie,
  incertezze, amori che nascono e muoiono tra loro, uniti con un unico scopo: cercare di
  salvare il pianeta, anche se spesso si perde di vista il nemico. Chi è la vera minaccia:
  l'uomo o i misteriosi esseri venuti dal mare?
  Curiosità: il titolo originale "Der Schwarm", in tedesco "Lo sciame",
  è stato cambiato in italiano con "Il Quinto Giorno" e a mio giudizio, forse
  questa è l'unica volta in cui il cambio si risolve a vantaggio della nostra lingua. Il
  titolo italiano rende meglio l'idea dello scenario apocalittico che si delinea nel
  romanzo.
  Il finale sembra deludere un po' le attese, come se all'autore fosse mancato il coraggio
  di arrivare fino in fondo. Cinematograficamente parlando, è un finale aperto, che lascia
  la possibilità a dei nuovi capitoli, che spero che non arrivino mai. Bellissimo.
  Voto: 9
  [Nanny Ranz]
Incipit
  14 gennaio
Huanchaco, costa del Perù
Senza che il mondo ne sapesse nulla, quel mercoledì si compì il destino di Juan Narciso
  Ucanan.
Solo alcune settimane dopo, il suo caso s'inserì in un contesto più ampio, anche se il
  suo nome non venne mai evocato. Era semplicemente uno dei tanti. Se fosse stato possibile
  chiedergli cos'era successo quel mattino, sarebbero emerse le analogie con vicende simili,
  avvenute contemporaneamente in tutto il globo. E forse l'esperienza del pescatore, proprio
  perché derivava da un'ingenua visione del mondo, avrebbe rivelato una serie di complesse
  corrispondenze, destinate a diventare palesi soltanto in seguito. Ma Juan Narciso Ucanan
  non poteva dire più nulla e lo stesso valeva per l'oceano davanti alla costa di
  Huanchaco, nel nord del Perù. Ucanan rimase muto come i pesci che si erano presi la sua
  vita. Quando infine la sua vicenda fu inserita in una statistica, gli avvenimenti erano
  già arrivati a un diverso grado di sviluppo ed eventuali informazioni sulla fine di
  Ucanan erano ormai d'interesse secondario.
Del resto, anche prima del 14 gennaio, nessuno s'interessava particolarmente a lui o alla
  sua esistenza.