Il regno del sangue

di Simon Clark - pagine 552 - euro 9,00 - Newton Compton

Per Rick Kennedy, diciannove anni, è un momento davvero felice. Ha fondato un gruppo rock con il quale spera di sfondare nel panorama musicale, stanotte andrà ad una festa organizzata da uno dei suoi più cari amici, dove avrà la possibilità di incontrare Stephen, suo fratello maggiore che non vede da cinque anni e forse riuscirà a sedurre Kate Robinson, la ragazza di cui è innamorato. Tutto sembra procedere nel migliore dei modi nella tranquilla cittadina di Fairburn, vicino Leeds, ma questo paesaggio idilliaco non è destinato a durare.

Nella penombra del bosco Rick nota un volto che lo osserva attentamente, un volto grigio con gli occhi iniettati di sangue. Al mattino scoprirà che si sta scatenando la fine del mondo: l'acqua dei laghi ribolle, la terra si spacca e dal suolo fuoriescono lava, lapilli e gas tossico. È la fine della civiltà. Rick, Stephen e Kate formano una piccola comunità con i loro compagni e cercheranno di sopravvivere in questo nuovo mondo. Impresa ancora più disperata perché dovranno difendersi da tre nemici implacabili: la natura, che con una furia cieca scatena maremoti ed eruzioni; gli altri gruppi di uomini, decisi a tutto per aggiudicarsi quel poco di cibo rimasto sulla faccia della terra; gli Uomini Grigi, esseri misteriosi giunti dal nulla, di cui nessuno sa niente, tranne che sono spietati e all'apparenza invincibili.
Romanzo del 1997 di Simon Clark che si va ad inserire nella linea del post-catastrofismo che ha spopolato nel campo della letteratura e soprattutto della cinematografia da quegli anni in poi. Ciò che veramente mi sorprende è che ci sono voluti quasi dieci anni per far sì che quest'opera venisse pubblicata in Italia, dimostrazione che gli editori del nostro paese sono ancora molto lontani dal far cadere i loro pregiudizi verso la letteratura horror, rischiando di farci perdere dei piccoli capolavori come questo. “Il regno del sangue” infatti è un romanzo che se non brilla per originalità del tema trattato, l'avvento di una sorta di Apocalisse, riesce a colpire il lettore e a rimanere impresso per lo stile ed il ritmo della storia. Clark ti porta dentro il cuore della vicenda, riuscendo a dare un profondo spessore psicologico ai vari personaggi: vivi quindi, pagina dopo pagina, tutte le loro emozioni e sensazioni. La vita della comunità è descritta in maniera cruda, ma con grande maestria: il lettore riesce a percepire la paura dei sopravvissuti, il loro dolore per la perdita dei cari, la disperazione per la mancanza di acqua e cibo, la pazzia che lentamente si fa largo tra la gente, ma anche la speranza per un futuro oltre l'inferno che stanno vivendo, gli amori che si creano fra i vari membri della comunità, il coraggio di rischiare pur di non accettare una morte lenta ed inesorabile. Emozioni vere ed autentiche che ti catturano dalla prima all'ultima pagina. Forse, se proprio devo trovare una pecca al romanzo, devo dire che il finale non mi sembra all'altezza della storia, dà l'idea di essere stato scritto troppo in fretta. Per il resto consiglio a chiunque questo piccolo capolavoro, sicuramente uno dei migliori horror scritti in questi ultimi anni.
Voto: 9
[Nanny Ranz]

Incipit
Davanti a voi c'è il deserto.
Un deserto che è nero, ostile, malvagio.
Ci sono edifici in rovina, macchine bruciate, alberi avvizziti, morti. E una cenere nera che fluttua dal cielo come neve soffiata dall'Inferno a sommergere ogni cosa.
Immaginate un cielo infuocato. Nuvole striate di giallo e arancione. Il fulmine che serpeggia all'orizzonte.
Immaginate un fiume. L'acqua che vi scorre ha il colore del sangue: un rosso brillante, denso.
Immaginate una diga formata dai teschi, dalle gabbie toraciche e dalle ossa di centomila morti. Immaginate un corvo appollaiato su un teschio. L'uccello affonda il becco nella cavità per nutrirsi dei resti di un occhio.
Adesso immaginate che quelle acque si riversino sulle ossa in una cascata di sangue, con una forza sufficiente a produrre un violento ruggito che rimbomba in questa terra da incubo.
Immaginate delle persone che corrono in mezzo a questa desolazione. Ce ne sono a dozzine, con gli occhi che ardono sui volti scuri. Sono vestiti con i resti strappati di abiti da lavoro, jeans, abiti estivi.